15 Mar 2021

Torino: amministratori pubblici indagati per reato di inquinamento

Scritto da: Lorena Di Maria

La Procura di Torino ha avviato la prima indagine contro degli amministratori pubblici per il reato di inquinamento ambientale. Nata a seguito dell’esposto presentato da un esperto di "Torino Respira", comitato che promuove iniziative finalizzate a migliorare la qualità dell’aria in città, mette in evidenza gli insufficienti provvedimenti presi da Regione e Comune per gestire il problema dell'inquinamento ambientale.

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Torino - Chi vive a Torino lo sa bene: da almeno un decennio, ormai, la concentrazione di inquinanti in atmosfera supera, talvolta abbondantemente, i limiti stabiliti dalla normativa vigente. Ne abbiamo parlato in diversi articoli di approfondimento come quello sul biossido di azoto – causa di morti premature – o quello sui danni alla salute, che colpiscono in particolar modo i soggetti più vulnerabili.

Così il Comitato Torino Respira, che coinvolge medici, esperti in materia ambientale e di mobilità sostenibile, ha richiesto l’intervento della magistratura, anche alla luce dei nuovi reati ambientali introdotti nell’ordinamento nel 2015, che ha introdotto norme a salvaguardia dell’ambiente nel codice penale.

«Quella sulla qualità dell’aria è la prima indagine contro gli Amministratori pubblici in materia di reato di inquinamento ambientale, uno strumento a tutela della salute dei cittadini e delle cittadine». Sono queste le parole pubblicate in una nota stampa dal Comitato Torino Respira, insieme al suo presidente Roberto Mezzalama, che nel 2017 aveva presentato alla magistratura un esposto nei confronti delle istituzioni preposte alla tutela della qualità dell’aria a Torino.

L’esposto, basato su una serie di dati e ricerche che approfondiscono gli effetti dell’inquinamento sulla salute pubblica, ha dato luogo all’apertura di un fascicolo e a una successiva indagine, supportata anche dalla perizia di esperti. Il documento afferma che «la Città di Torino si trova da almeno dieci anni in una situazione di illegalità per quanto riguarda le concentrazioni in atmosfera del PM10, che superano i livelli stabiliti dalla normativa vigente». All’esposto sono seguiti in questi anni ulteriori approfondimenti sul tema, come nel caso delle recenti ricerche scientifiche sulla relazione tra inquinamento atmosferico ed effetti dell’epidemia di Covid-19 o la recente sentenza emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con la quale l’Italia è stata condannata per i sistematici superamenti dei limiti di concentrazione di particelle di PM10 e per la mancata adozione di idonei piani per la qualità dell’aria.

Come ha affermato il Comitato Torino Respira, «le misure e gli atti intrapresi dalla Regione e dal Comune, gli enti preposti dalla legge alla gestione della qualità dell’aria, sono a nostro avviso del tutto inadeguati e quindi appare configurabile una rilevanza penale della vicenda, in quanto il nuovo reato di inquinamento ambientale prevede una responsabilità anche a titolo colposo».

Ad oggi gli strumenti che permettono un efficace monitoraggio dell’aria di certo non mancano: ne sono esempio le centraline Arpa installate in diversi punti della città che forniscono dati giornalieri degli inquinanti, oltre che le previsioni per i due giorni successivi alla rilevazione. Si tratta di dati affidabili che consentono di anticipare e gestire le situazioni critiche sulle concentrazioni degli inquinanti. Nonostante questo, come affermato nell’esposto, «gli atti e le misure intraprese per combattere il fenomeno di inquinamento atmosferico in Piemonte e a Torino non sono improntati alla prevenzione dei rischi sanitari connessi e le autorità preposte espongono i cittadini a livelli di inquinamento pericolosi per la salute prima di prevedere qualsiasi intervento di riduzione delle emissioni».

Sul tema si è espressa anche Legambiente, che chiede provvedimenti più coraggiosi in tema di traffico, di patrimonio infrastrutturale e di un utilizzo più consapevole e funzionale dello spazio pubblico. Insomma, quello che serve è un piano organico, che faccia fronte a un’emergenza ambientale che ci riporta ogni giorno dati che sforano i limiti del consentito, diventando più una regola che un’eccezione.

Come ha affermato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, «l’inchiesta avviata dalla procura di Torino per inquinamento ambientale iscrive nel registro degli indagati vertici e amministratori a più livelli e contesta una situazione da noi denunciata da tempo, suffragata da numeri via via più allarmanti: ossia la mancata adozione di misure sufficienti e adeguate a contrastare i livelli di smog che ogni giorno nel capoluogo piemontese compromettono la qualità dell’aria e la salute dei cittadini».

Ed è proprio Torino ad essersi confermata «maglia nera assoluta nelle classifiche stilate nel rapporto di Legambiente dal nome Mal’Aria di Città 2021». Come spiegato nel rapporto, nel 2020 Torino è stato il primo capoluogo d’Italia per superamento dei limiti giornalieri previsti per le polveri sottili, ma anche maglia nera tra le città che hanno superato il valore medio annuale, come suggerito dalle Linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), con una media di 35 microgrammi/mc per tutte le centraline urbane del capoluogo.

Il Comitato Torino Respira da anni è impegnato a sensibilizzare le istituzioni sul tema della lotta all’inquinamento dell’aria. Come afferma, «la tutela della salute dei cittadini e delle cittadine è un dovere primario degli amministratori pubblici», considerato che le azioni per ridurre l’inquinamento in modo sistematico e duraturo, oltre a tutelare la salute dei cittadini e l’ambiente, rappresentano un elemento di innovazione tecnologica e sociale e possono contribuire a migliorare l’attrattività, oltre che il benessere economico della città.

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