22 Mar 2021

Se la scuola è in crisi bisogna ripartire dalla famiglia

Scritto da: Sergio Leali

La famiglia è la chiave di volta del sistema dell'educazione, dell'apprendimento e dell'istruzione e, in quanto tale, va sostenuta e aiutata a svolgere questo ruolo fondamentale, in particolar modo in questa drammatica epoca. Sergio Leali, presidente di LAIF Italia - Associazione Istruzione Familiare, ci fornisce alcune suggestioni in merito nel primo di una serie di approfondimenti dedicati al mondo dell'educazione parentale e dell'homeschooling.

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La straordinarietà del momento che stiamo vivendo sta portando in uso anche straordinari modi di approcciare molte categorie della nostra vita: tra queste, anche la vita famigliare e l’istruzione. Alcuni fenomeni basilari del vivere quotidiano, come quelli dell’apprendimento e della socialità, stanno facendo emergere con prepotenza diversi aspetti problematici.

Questi ultimi, per la verità, erano già presenti nella modalità considerata “normale”, ma ora sono stati evidenziati dalla vicenda Covid-19, non possono più essere elusi e richiedono una progettualità attenta: le “classi pollaio”, gli autobus stracolmi, una didattica superata, le relazioni famigliari relegate a tempi residuali, solo per citarne alcuni. Oggi la scuola non riesce più a essere adeguata e la famiglia vive uno stato di forte smarrimento.

In ambito scolastico si stanno sviluppando ragionamenti e si intraprendono percorsi tesi a introdurre nel sistema dell’istruzione procedure alternative a quelle messe in atto fino ad ora. L’interesse si sta concentrando sul lato tecnico della didattica, se non addirittura su quello tecnologico. La forte e prevalente attenzione a questo dato tuttavia non porta ad un avanzamento, bensì accentua il rischio di un pericoloso, ulteriore regresso e di un travisamento della questione. Infatti l’interposizione di un apparato strumentale sofisticato di mediazione tra gli attori della trasmissione del sapere e dello stimolo dell’apprendimento e i giovani destinatari solleva nuove problematiche: si affievolisce – ovviamente – la qualità del contatto, si introducono opportunità di falsificazione e vi è suscettibilità di amplificare le gravi criticità a carico della salute, che oramai sono generalmente segnalate.

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Il focus del problema non sta nella componente tecnica e/o tecnologica. Esso risiede piuttosto nella relazione e nella motivazione all’apprendimento: nel sentire, da parte dei giovani, la necessità e il piacere di studiare. Tali caratteristiche si inverano nel momento in cui la giovane persona in divenire intravede nel suo agire la scoperta di un senso vitale e nel momento in cui percepisce il riconoscimento fiducioso degli adulti che la attorniano, in prossimità e in lontananza.

In questa fase storica il problema dell’istruzione – o per meglio dire, dell’apprendimento – non è tanto della scuola, del suo aggiornamento tecnologico o della tecnica didattica. Questa criticità trova la sua origine e la sua tenacia nella persona e nelle sue esigenze esistenziali che, in quanto tali, chiamano a una riflessione seria ed approfondita soprattutto gli adulti più vicini ai giovani: i genitori e l’ambito familiare.

Questa entità – la famiglia – è chiamata a mettersi in gioco e a riprendere in sé effettivamente i doveri che le sono propri nei confronti della prole: accudimento, accompagnamento, riconoscimento, valorizzazione, ascolto. Art. 30 della Costituzione: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti…”.

L’emergenza Covid-19 ha evidenziato come la famiglia debba mettere in discussione quel processo di delega ed esternalizzazione delle proprie funzioni – umane soprattutto – massicciamente in atto da qualche decennio a questa parte. Se non è solida ed energeticamente carica la motivazione del giovane, ogni sforzo, anche quello mosso dalla buona volontà, sarà vano; ogni tecnica didattica o tecnologia a disposizione non avrà efficacia.

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Didattica a distanza, lezioni online e quant’altro possono essere certamente utili, sono forse una condizione necessaria ma sicuramente non sufficiente per creare quel clima indispensabile di apprendimento perché la giovane persona in crescita possa sviluppare le sue migliori potenzialità. La tematica va discussa nel mondo scolastico, ma ancor più da parte di chi sta delegando a esso le problematiche che invece sono a suo carico. Il riferimento è primariamente al mondo della famiglia, della cultura e della politica.

La partenza di ogni discorso non può che risiedere nel concetto espresso dallo stesso MIUR nelle “Indicazioni nazionali per il curricolo” del 2012: “ Oggi l’apprendimento scolastico è solo una delle tante esperienze di formazione che i bambini e gli adolescenti vivono e per acquisire competenze specifiche spesso non vi è bisogno dei contesti scolastici…”. “La scuola non ha più il monopolio delle informazioni e dei modi di apprendere”. Brani tratti dal capitolo “Cultura Scuola Persona”.

È chiaro che le attenzioni primarie, economico-politiche e culturali dovrebbero essere rivolte proprio alla famiglia, perché è da lì che scaturiscono e possono liberarsi verso “l’altro” – oppure no – gli entusiasmi e le motivazioni di cui sopra. L’economia e la politica dovrebbero adoperarsi con azioni concrete perché nella famiglia possano esserci quei riavvicinamenti e si creino quelle prossimità di tempo e spazio necessarie per il suo sviluppo, e in tanti casi per la sua sopravvivenza.

Qui si pensa a una famiglia moderna in cui i ruoli e i rapporti sono improntati al riconoscimento delle aspirazioni personali e sociali di ogni componente e dove le naturali propensioni possano trovare spazio nei tempi adeguati alle varie fasi della vita, senza che ne escano mortificate le prospettive personali. Certo non è facile, ma davvero pensiamo che tutto possa riprendere come prima? Siamo convinti che questa debba e sia solo una spiacevole parentesi, nello spasmodico flusso delle nostre esistenze? Sarebbe un’altra vera tragedia, più angosciante dell’attuale.

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Stiamo vedendo come alla fin fine il sistema non si sfarina perché il perno che raccorda la dimensione individuale e quella sociale, la famiglia, sta ammortizzando i duri colpi che stiamo subendo nei vari ambiti. Questo accade pur non essendo essa nella pienezza della sue possibilità e, anzi, essendo a un livello allarmante di degrado.

È persino banale notare come i giovani, in particolar modo se mossi da vivide motivazioni, intraprendono percorsi, anche di studio, straordinari. Il luogo primario dove tali motivazioni possono sgorgare ed esser curate è l’ambito familiare e, di converso, quello comunitario, i quali dovranno trovare il necessario e valido supporto nei servizi dello Stato. Questa sinergia dovrebbe far sì che si compia quanto la Costituzione all’articolo 4 con semplicità espone: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

L’homeschooling (istruzione famigliare/parentale) è un fenomeno i cui presupposti e le cui dinamiche possono delineare scenari virtuosi per il “pieno sviluppo della persona umana”, sia nella valenza individuale che comunitaria.

Approfondiremo il tema nelle prossime settimane.

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