Il sistema di riscaldamento (a pavimento) e la sua alimentazione – Io rifaccio casa così #5
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Riscaldamento e sua alimentazione: i due aspetti sono molto più legati di quanto si pensi. Normalmente si tende a concentrarci sul secondo senza considerare il primo. Si sceglie cioè se installare una stufa a pellet, un termocamino, una pompa di calore, una caldaia a metano, a GPL o addirittura a gasolio, dando per scontato (o quasi) che esistano uno o due modi di scaldare le nostre case (tendenzialmente termosifoni o fuoco). Ovviamente, questo discorso vale sia per la progettazione che per la ristrutturazione di edifici esistenti, anche su scala condominiale.
Abbiamo detto che dopo – e solo dopo – aver ridotto il più possibile il fabbisogno di energia di un edificio, occorre domandarsi quale sia il miglior sistema per produrre calore e per raffrescare le nostre case. Come sempre la risposta è solo una: dipende! Ed ecco che entra in gioco l’altro fattore: come vogliamo che “funzioni” il nostro impianto termico?
In passato per riscaldare gli ambienti domestici erano richieste tecnologie in grado di portare l’acqua nei termosifoni – ma, ahimé, accadeva anche nei primi impianti a pavimento – ad una temperatura molto elevata: 70-80 gradi. I termosifoni, infatti, essendo elementi di ridotte dimensioni concentrati in una sola parte della stanza, devono emettere molto calore per riscaldare l’aria della stanza in questione. Questo calore – se apriamo anche per poco tempo una finestra o se spegniamo i termosifoni – tende rapidamente a scemare: per questa ragione i primi radiatori erano realizzati in ghisa, materiale caratterizzato da elevata inerzia termica.
Le “moderne tecnologie”, invece, ottengono un risultato migliore utilizzando una temperatura minore. Ad esempio i sistemi radianti a pavimento, parete o soffitto tendono a scaldare l’ambiente con una temperatura dell’acqua di circa 30/40 gradi. Inoltre, riscaldando le superfici dell’abitazione e non solamente l’aria, tendono a mantenere il calore più a lungo e a diffonderlo in tutto l’ambiente.
Noi ci siamo a lungo interrogati se installare il riscaldamento a pavimento, a parete o a soffitto. Nel primo caso – che poi abbiamo scelto – l’efficienza energetica è massima (se non ricopro la superficie del pavimento con un rivestimento isolante, ovviamente). Il calore è diffuso ovunque e va dal basso verso l’alto. Scaldo il pavimento anziché l’aria e quindi anche se apro la finestra o spengo per un po’ l’impianto la stanza resta confortevole (avendo coibentato tutte le superfici della casa l’effetto dura ancora più a lungo).
Lo svantaggio di questo sistema può essere di due tipi: il primo è che non si adatta a pavimenti realizzati con materiali molto isolanti (tradizionali parquet a listoni di elevato spessore in legno massello) e richiede di rifare (o ricoprire) i pavimenti dell’abitazione. Inoltre, se si sceglie – come nel nostro caso – di realizzare pavimenti in materiali naturali come cocciopesto o graniglia, può creare problemi durante la posa. Se si usano colle o materiali chimici vari, inoltre, il calore può contribuire alla dispersione di queste sostanze nell’ambiente.
Il riscaldamento a parete avrebbe risolto molti di questi problemi ma lo abbiamo escluso perché abbiamo molte finestre e volevamo lasciare le pareti residue libere per i mobili. Quello a soffitto non ci convinceva per la possibile dispersione di calore verso il sottotetto non riscaldato e quindi una minore efficienza (in ogni caso questo sistema garantisce più elevati rendimenti rispetto ai termosifoni convenzionali).
A lavori conclusi, siamo molto felici della scelta effettuata. Camminiamo su questa sorta di “terra compatta e riscaldata”, immaginando le serpentine in cui scorre la nostra acqua (che nel nostro caso raramente raggiunge i 40 gradi per restituirci 20 gradi di temperatura in casa).
Una volta deciso il tipo di riscaldamento, la scelta della fonte di alimentazione del calore stesso è stata quasi naturale. Avendo infatti un sistema che richiede acqua a basse temperature (e può essere utilizzato anche per rinfrescare la casa d’estate), non aveva senso utilizzare una stufa a pellet che è efficiente quando restituisce circa 60-80 gradi o altri sistemi analoghi. Inoltre tutti i sistemi basati sul “bruciare” comportano emissioni di vario tipo e contribuiscono al cambiamento climatico.
Avendo noi scelto di installare i pannelli fotovoltaici e di alimentare la nostra casa con fornitori di energia cento per cento rinnovabili abbiamo quindi sposato con entusiasmo l’idea di questa tecnologia, che produce calore in modo efficiente ed efficace. Ogni stanza ha il suo termostato e con una semplice app sul telefono possiamo controllare e regolare in tempo reale la temperatura dei singoli ambienti, anche da remoto. In questa maniera possiamo serenamente spegnere l’impianto quando siamo assenti per lunghi periodi e accenderlo solo prima di tornare in funzione dell’effettiva temperatura registrata nelle singole stanze.
Non è stato tutto rose e fiori. Una volta posato il pavimento, infatti, alle prime accensioni si sono presentate delle crepe. Quali siano state le cause esatte è rimasto in parte un mistero, ma le ditte coinvolte – ènostra e Terrapaglia che ho citato e ringraziato più volte in questa serie di articoli – hanno ovviato in poco tempo al problema adeguando il tipo di rivestimento adottato. Oggi ci troviamo un pavimento bellissimo e (sobriamente) caldissimo, ma soprattutto ci scaldiamo senza bruciare il pianeta, emettere CO2, sprecare plastica, spostare materiali su camion, consumare gas o altro.
Ci scaldiamo di sole, terra e amore per il nostro Pianeta.
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