Imprenditori Sovversivi: l’errore più grande è lavorare troppo – Io faccio così #321
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Molti consulenti promettono alle imprese che grazie alle loro dritte potranno aumentare i fatturati, ampliare la clientela, ottimizzare la produzione o allargare la loro fetta di mercato. Fabrizio Cotza parla invece di migliorare la qualità della vita. È proprio per questo che ha deciso di chiamare la propria rete Imprenditori Sovversivi: sovverte, ribalta, rivoluziona completamente gli assunti che da decine di anni vengono ripetuti come dei mantra dai piccoli e medi imprenditori italiani.
«I valori che abbiamo messo in discussione – ci spiega Fabrizio mentre chiacchieriamo in una sala convegni che il giorno successivo ospiterà un incontro della rete – erano molto legati a come veniva interpretato il lavoro, in primis il duro lavoro: se ci tieni alla tua azienda devi passarci 16 ore al giorno, devi lavorare il sabato e la domenica. Anch’io facevo così». Già, perché Imprenditori Sovversivi nasce prima di tutto da una storia personale, quella dello stesso Fabrizio.
Da diversi anni sta sperimentando sulla sua pelle gli insegnamenti che trasmette alle persone che richiedono la sua consulenza. Alcuni dei principi a cui si ispirano il suo stile di vita e il suo approccio professionale sono quasi delle bestemmie per l’imprenditore classico: fermarsi, rallentare, imparare a dire no.
«Abbiamo elaborato sette passi che compongono il cammino per diventare Imprenditori Sovversivi», spiega Fabrizio approfondendo questi concetti. I primi due sono pianificare e delegare; il terzo è un pugno nello stomaco per chi ha una visione convenzionale della gestione d’impresa: «Ho chiesto a un centinaio di imprenditori che hanno avuto delle idee eccezionali quando le hanno concepite e quasi tutti hanno risposto: “Mentre mi annoiavo”». Da qui l’intuizione di fermarsi, per favorire l’insorgere di una condizione di “relax creativo”.
Il quarto passaggio è altrettanto rivoluzionario e mette in discussione le fondamenta stesse del modello economico attuale, ovvero la crescita come obiettivo necessario e imprescindibile: «Cosa fa solitamente un imprenditore quando viene sommerso di domande? Allarga l’azienda, assume personale e ripiomba nel meccanismo iniziale. Io invece anche qua suggerisco uno stop: bisogna imparare a dire di no, a selezionare».
L’ultimo step è quello della realizzazione e trasforma l’azienda non più in un luogo di lavoro ma in una palestra di crescita personale: «Puoi lavorare ad esempio sulla tua permalosità o sulla tua irascibilità. Questo perché hai sistemato tutto a livello organizzativo e finalmente ti puoi dedicare all’essere umano». Questa visione, coerente con un nuovo modello economico che si rifà all’etimologia del termine e al concetto di “economia al servizio delle persone” e non viceversa, si espone al rischio di essere bollata come “perdente”, improduttiva, inefficace.
Eppure i numeri danno ragione al metodo sovversivo, che anche dal punto di vista del ritorno garantisce abbondanti frutti: «Il 95% dei nostri imprenditori – sottolinea Fabrizio – dichiara di aver aumentato gli utili. Ma chiedo sempre anche un’altra cosa: quegli utili ti sono stati davvero utili, ovvero hanno permesso un miglioramento della tua vita e di quella delle persone che ti stanno accanto? O semplicemente hanno rimpolpato il tuo conto in banca?». Anche a questa seconda domanda la risposta è positiva: «Il 97,5% degli interpellati mi ha risposto che la propria qualità di vita è migliorata. E la bellezza di un approccio di questo tipo è proprio questa: che si adatta all’essere umano».
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