Giornata Internazionale della Felicità: oggi più che mai c’è bisogno di celebrarla
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“Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia”. (Kahlil Gibran)
Come in una sorta di mondo alla rovescia, esattamente un anno dopo, un’altra chiusura forzata delle nostre vite arriva proprio alla vigilia della Giornata Internazionale della Felicità, che si celebra il 20 marzo di ogni anno, secondo una risoluzione dell’Organizzazione mondiale delle Nazioni Unite (ONU) che riconosce la Felicità e il Benessere come scopi fondamentali dell’umanità, da considerare tra gli obiettivi delle politiche pubbliche.
Noi compagni di panchina della Digital Bench – piattaforma digitale, fondata da Caterina Schiappa, dove si incontrano esperti di settore lasciando traccia sull’ambiente digitale per una rivoluzione con il segno più – vogliamo considerare questa ripetuta coincidenza una sorta di sfida. Invitiamo quindi ciascuno di voi a una nuova Sosta, come vi spiegheremo in video sabato 20 marzo alle ore 15.00 in diretta multistreaming su Facebook e Youtube.
Lo scopo? Ricordarci che la Felicità – parola spesso abusata e bistrattata – non indica uno stato ininterrotto di piacere, ma secondo quanto teorizzato dalla Scienza omonima è una competenza da acquisire ed allenare, come un muscolo, dipendente per il 40% dalla nostra reazione agli eventi1, così da generare quelle radici profonde e durature che ci permettono di gestire situazioni sfidanti del cosiddetto mondo VUCA (volatile, incerto, complesso, ambiguo), che stiamo vivendo in tutta la sua oggettiva e dolorosa difficoltà, qualcuno più degli altri.
Per noi che consideriamo la Felicità come meta competenza da esercitare per creare ecosistemi e organizzazioni positive, inclusive, sostenibili, la sfida – oltre tutte le emozioni di rabbia, frustrazione, paura, sfinimento – sarà dunque quella di imparare a So-Stare di nuovo, dopo la maratona digitale sul tema ideata durante il primo lockdown, con l’hashtag #IOSOSTARE. Vogliamo riproporre una Sosta che possa essere attiva e costruttiva per rinsaldare il nostro valore unico e generare così un’onda con il segno più nell’ambiente digitale e non solo. Sarà il nostro modo per contrastare quello che le neuroscienze definiscono come il negativity bias2, la tendenza tutta umana ad essere influenzati più dagli stimoli negativi che positivi.
Il termine So-Stare deriva dal latino Sub-Stare, ossia ciò che “sta sotto”, “ciò che sostiene”, che individua l’essenziale ma che oppone anche resistenza e quindi ci costringe a fermarci. Abbiamo davanti due concetti, come rileva Giovanni Grandi3, Professore presso l’Università di Trieste: da una parte il fatto che ci fermiamo a riflettere soprattutto quando la realtà scombina i nostri piani; dall’altra che, quando ci fermiamo, abbiamo l’occasione per andare all’Essenza di noi stessi. Da qui l’intenzione di noi compagni di panchina di tornare al nostro centro, al nostro Essere in sosta, coltivando i nostri talenti e unicità.
Sarà il nostro modo di fare la differenza nel mondo in cui affrontiamo le avversità, ossia accogliendole e imparando ad attraversarle piuttosto che a reagire, esercitando delle pratiche di consapevolezza e delle routine potenzianti che ci permettano di generare quella chimica positiva che rinforza le nostre difese immunitarie, al contrario di quanto avviene alimentando la paura e le altre emozioni negative.
Sette le parole che abbiamo individuato come fari per coltivare il nostro valore unico e le nostre pratiche durante il primo lockdown: Essere, Creare, Includere, Trasformare, Ascoltare, Divulgare, Donare. Parole che sono poi diventate le tappe del Cammino delle Panchine, il percorso di formazione intorno al Lago di Scanno (AQ) inaugurato la scorsa estate, il quale avrà presto anche una versione digitale, con lo Smart Walking. Sabato ci ritroveremo in modalità virtuale per darvi altri consigli, che non vogliono rappresentare nessuna ricetta dal sapore pre-costituito, ma piuttosto un modo per rimanere vicini in questo momento di difficoltà collettiva e confrontarsi su come non farsi travolgere dall’onda dell’emotività, accettando anche i momenti di sconforto, vivendoli e trasformandoli per tornare sempre al nostro punto di ancoraggio.
Ecco intanto i preziosi suggerimenti della nostra fondatrice Caterina Schiappa: «È nel nostro valore unico che facciamo la differenza. Chiunque può impegnarsi a emulare una star, ma nessuno può essere come quella star. Noi tutti siamo essere unici e irripetibili. Il mio impegno nei prossimi giorni sarà dunque quello di continuare a coltivare i miei talenti, attraverso le routine potenzianti che mi permettono di fluire e rimanere centrata, a partire dal “Passo della Sosta”, il versetto, paragrafo di libri, riviste o altro materiale di ispirazione del giorno. Ma soprattutto il “passo”, l’andatura e il ritmo con i quale cerco di vivere il momento, con l’obiettivo di “so-stare” in questo tempo e renderlo vivo, produttivo interiormente, riflessivo per lo sviluppo ed evoluzione della mente e dell’anima».
1 – Lyubomirsky, S. (2007). The how of happiness: A scientific approach to getting the life you want. Penguin Press.
2 – Vaish, A, Grossmann, T, Woodward, A., (2013). Not all emotions are created equal: The negativity bias in social-emotional development. Psychol Bull. 2008 May; 134(3): 383–403.
Soroka, S., Fournier, P., Nir, L., (2019). Cross-national evidence of a negativity bias in psychophysiological reactions to news. Proc Natl Acad Sci U S A 2019 Sep 17; 116(38): 18888–18892.
3 – Grandi, G. (2016). So-Stare?
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