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Genova - Da dove arriva la carta? Legno? Certo! Cellulosa? Anche! Forse però in pochi sanno che anche gli stracci di cotone possono trasformarsi in carta. A mantenere questa tradizione centenaria c’è un ragazzo genovese che dal 2016 gestisce il Museo della Carta di Mele.
Come da tradizione, il museo si trova in un’area geografica che per secoli ha ospitato cartiere, nell’entroterra di Voltri. Lo scroscio del torrente fa da sottofondo musicale all’esplorazione delle diverse aree di questo luogo antico. Non è difficile immaginare come queste acque, così abbondanti, favorissero il lavorio delle fabbriche che sfruttavano la forza motrice dell’acqua. Qui l’industria della carta nacque nel 1400 e trecento anni dopo erano attive una sessantina di cartiere in zona.
LA STORIA DI GIUSEPPE
Laureatosi nel 2013 in tutt’altro, Scienze biologiche a indirizzo sanitario, dopo sette mesi Giuseppe decide di cogliere al volo l’occasione di un corso regionale, “L’artigiano della Carta”, della durata di un anno per apprendere l’arte cartaria e gestire il museo, anche dal punto di vista didattico. Passano i mesi e tra i corsisti resta solo lui: «Ho subito sentito di aver trovato il mio posto e sono rimasto». Crea così una ditta individuale a cui viene affidata la gestione del museo e inizia da solo, coordinando sia didattica che fabbricazione.
Da cinque anni la carta, proprio come allora, prende vita dalle sue mani a partire da “strasse”, stracci di cotone: questi, mescolati all’acqua e lavorati, diventano una poltiglia che, passata al telaio e filtrata, si trasforma in fogli di carta nuova di zecca. Pare magia, invece è realtà. Nascono così dalle sue mani partecipazioni di nozze, taccuini, agende e quadernini, il tutto realizzato pazientemente e con cura.
LA DIDATTICA
Giuseppe descrive le varie fasi della produzione della carta e, mentre lo fa, ripensa con nostalgia ai tanti, tantissimi bambini delle scuole che in primavera vengono in gita a Mele e restano affascinati dal questo mestiere e ammaliati da un materiale di cui quasi nessuno si chiede l’origine. Dopo la visita, le classi si cimentano in laboratori per la creazione della carta e guardano a bocca aperta l’abilità del mastro cartaio.
«Oggi, purtroppo, anche se le norme consentono di operare in sicurezza, molti istituti scolastici non possono violare il regolamento interno che non autorizza spostamenti delle classi o interventi di operatori esterni». Così, il periodo già difficile per molti, mette a freno anche queste attività didattiche, vitali per l’esistenza del museo stesso e molto stimolanti per i piccoli visitatori.
Nella storica cartiera di Acquasanta il tempo pare essersi fermato: andare oggi a visitarlo significa mantenerlo in vita.
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