9 Mar 2021

“In carcere una stretta di mano può dare il senso alla giornata”

Vi proponiamo la quarta testimonianza del progetto “Chi ha Varcato la soglia” di Cascina Macondo, che svela il carcere attraverso la raccolta di storie personali. La parola oggi è affidata a Bruna Chiotti, che ha ricoperto per diverso tempo il ruolo di garante dei detenuti. Attraverso le sue riflessioni ci trasmette tutta l’umanità che si trova all’interno delle prigioni, unita alla necessità di riscatto di chi è "ospitato" qui.

Salva nei preferiti

Torino - Ho varcato la soglia di un carcere alcuni anni fa come volontaria di un’associazione per gestire uno sportello sociale per pratiche pensioni, disoccupazioni e altro e poi come Garante Comunale per i diritti dei detenuti, ruolo che ho ricoperto per cinque anni. Ho incontrato una umanità dolente, rassegnata, arrabbiata, fiduciosa, incattivita, altruista, impaurita, silenziosa, allegra, speranzosa, creativa, in altre parole ho incontrato “l’uomo” in tutte le sue debolezze, ma con una grande volontà di riscatto.

Ho visto piangere un anziano detenuto al quale veniva negata ogni possibilità di far valere i propri diritti. Ho incontrato persone con 20-30 anni di carcere sulle spalle – fine pena: “mai” –, ma ancora con la speranza di vedere la propria casa e di tornare liberi.

Mi è rimasto impressa la storia, tra le tante, di un detenuto condannato all’ergastolo ed entrato in carcere a vent’anni. Mi raccontava che conosceva solo il quartiere dove era nato e cresciuto e che tra bande rivali sopravviveva chi sparava per primo. Mi disse che il carcere l’aveva salvato ed era riconoscente alla scuola interna che gli aveva permesso di studiare.                                         

Ho incontrato un capo mafia già anziano e con oltre trent’anni di pena scontata che si è laureato in carcere in Sociologia e che, nei giorni di permesso, svolgeva volontariato in una struttura per anziani.

Ho conosciuto un detenuto che negli anni ottanta faceva parte delle “Brigate Rosse” a tempo pieno e prima ancora fu rapinatore e gangster: non ha mai rinnegato le sue scelte sbagliate, anche se era molto critico verso sé stesso al punto di scrivere un libro sulla sua cattiva strada. Ora lavora in una cooperativa sociale come volontario e continua a scrivere le sue memorie.

Nessuno rivendicava il proprio passato, anzi c’è quasi una rimozione, accompagnata però da una ferma volontà di guardare avanti senza voltarsi indietro. Ho incontrato persone con grande dignità e voglia di riscatto chiedendo di lavorare perché “il lavoro dà dignità”.

Mi hanno detto che gli anni passano, ma la giornata è lunga e il senso di solitudine e la nostalgia della famiglia sono devastanti. Per sopravvivere è indispensabile mantenere il rispetto di sé e la propria dignità di uomo, anche se dentro pesa una fragilità nascosta, mascherata da atteggiamenti anche aggressivi o da un’ostentata sicurezza di sé.

Ma quello che pesa per un detenuto è l’indifferenza di chiunque varca la soglia del carcere, perché un saluto, una stretta di mano, un colloquio possono dare senso alla giornata, a quel tempo infinito che isola fisicamente e socialmente e che distrugge psicologicamente una persona, anche colpevole di reato, ma pur sempre una persona.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
La Brigata, l’associazione che lotta per la solidarietà e la dignità di chi vive ai margini
La Brigata, l’associazione che lotta per la solidarietà e la dignità di chi vive ai margini

Abitare collaborativo: cosa significa e perché è importante
Abitare collaborativo: cosa significa e perché è importante

Arghillà rinasce: la rigenerazione urbana dal basso di “uno dei luoghi più problematici d’Italia”
Arghillà rinasce: la rigenerazione urbana dal basso di “uno dei luoghi più problematici d’Italia”

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Il mandato d’arresto internazionale per Netanyahu e Gallant e gli effetti che avrà – #1025

|

Eolico, fotovoltaico, pompe di calore: quanta e quale energia produrremo in futuro? – Io non mi rassegno + #23

|

Rinascita verde a Gragnano: il nuovo Parco del Vernotico tra storia e innovazione

|

Agricoltura di precisione: quali sono i vantaggi delle tecnologie al servizio dei produttori?

|

È arrivata l’era della cura: finisce l’antropocene, inizia il curiamo-cene

|

La biblioteca su due ruote KORABike regala storie in giro per le strade

|

Educare al biologico: serve più consapevolezza verso salute e ambiente

|

Promemoria Auschwitz, perché davvero non accada mai più

string(8) "piemonte"