A Padova la rigenerazione urbana passa dal digitale
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Padova, Veneto - Nell’ambito del bando La Città delle Idee 2020-2021, indetto dal Comune di Padova, che prevede il finanziamento e la promozione di puntuali esperienze di riqualificazione urbana, l’associazione culturale Tech Station è la realtà capofila del progetto STAZIONE FS: Una Rete per il Cambiamento, un intervento di Ricerca-Azione, in partnership con Italia Che Cambia.
Quella di Padova si può definire senza sforzo una stazione a misura d’uomo: accoglie i suoi viaggiatori con funzionalità immediata a differenza di altri luoghi di transito più grandi e caotici, non si rischia di smarrirsi cercando il bagno o di perdere treni, sopraffatti da una giungla di scale mobili e ascensori di vetro. Una volta usciti, camminando per le strade e le piazze adiacenti, si viene colti da una strana sensazione, come quando si percepisce una nota discordante in un brano musicale ma non la si riesce a individuare con precisione. Si prosegue nell’ascolto ed esso diventa una vera e propria ricerca; allo stesso modo, quando si cammina per le vie di questa zona di Padova, ci si domanda quale sia la nota “sbagliata” e cos’è che sta sfuggendo alla nostra comprensione.
Quello della Stazione doveva essere il nuovo polo finanziario della città: grattacieli e costruzioni moderne con un’estetica da grande metropoli, edificati per ospitare uffici, negozi e appartamenti di pregio. Un’intera porzione urbana ripensata appositamente per solleticare l’immaginario e creare offerta per liberi professionisti e commercianti. Ma questa prospettiva futurista da nuovo millennio si è progressivamente sgretolata fino a infrangersi del tutto, sostituita da uno scenario molto diverso.
Negli ultimi anni l’intera zona è andata svuotandosi, molte attività hanno chiuso e interi edifici sono oggi disabitati o sottoutilizzati. Le ragioni di questa debacle urbanistica sono molteplici; quella che non salta agli occhi nell’immediato, ma che è forse la più complessa da risolvere, è la bancarotta di alcune società proprietarie di una serie di immobili nel quartiere. Gli edifici (molti dei quali finiti all’asta) sono rimasti intrappolati in uno stallo che perdura nel tempo.
Nonostante il senso di desolazione generale che regna in questa porzione urbana e nonostante i conflitti sociali più o meno accesi che in queste strade e in queste piazze si consumano, c’è qualcosa di forte che pulsa, respira e vive con grande passione e dedizione. Questo cuore diffuso è il fondamentale lavoro di molte realtà associative – e non solo – che da anni lavorano sul territorio, prendendosene cura e affrontando in prima linea le problematiche e le criticità di un quartiere definito difficile.
Lo svuotamento e l’abbandono hanno di fatto inasprito i conflitti sociali già esistenti e di certo non estranei a un contesto urbano, nonostante l’attivismo inclusivo di molti abitanti che ogni giorno mettono in atto pratiche di monitoraggio e supporto delle fasce di popolazione più fragili (giovani stranieri, tossicodipendenti ecc.) e i tentativi di rigenerazione promossi dall’amministrazione. Proprio con questo spirito è stato indetto il bando la Città delle Idee ed è stato pensato nella sua costruzione il progetto in rete che vede come capofila l’associazione culturale Tech Station.
Tech Station è una community di persone che collaborano per la creazione di uno spazio inclusivo dove permettere a tutti di coltivare e cogliere le opportunità offerte dal digitale e dalle nuove tecnologie. L’esperienza è nata dal modello MolenGeek, una realtà nata a Bruxelles che prende il nome dall’omonimo quartiere e il cui obiettivo è quello diffondere una cultura digitale e incoraggiare l’imprenditorialità in uno spirito di rispetto per la diversità culturale e di genere, generazione e competenza. Questo ha portato a realizzare uno spazio di coworking che può diventare incubatore per progetti imprenditoriali e una scuola di programmazione di semestrale full time gratuita e aperta ai disoccupati.
Questo esempio è stato seguito da Tech Station, che proprio nel quartiere Stazione ha mosso i suoi primi passi, dando vita a un coworking e a decine di laboratori pratici aperti a tutte e tutti. Il progetto ha tra i suoi obiettivi quello di approfondire la conoscenza del contesto socio culturale del quartiere, oltre a quello di rispondere alle domande: “Il digitale può servire a facilitare alcuni processi lavorativi, aggregativi e di sviluppo di rete? Tramite quali strumenti? E dove invece il digitale non può arrivare? Quali pratiche possono essere favorite per rendere l’accesso al digitale più democratico?”.
A maggior ragione con gli stravolgimenti socio culturali ed economici causati dalla pandemia, ci si interroga sempre più sul ruolo del digitale nelle vite di tutti: la sfida che ci si pone in questo caso è quella di mettere lo sviluppo di questo settore al servizio di un agire pratico, non tanto per sostituirsi ad esso ma, al contrario, per potenziarne l’efficacia.
La prima fase del progetto, quella di ricerca, verrà effettuata attraverso il format dell’intervista; in questo modo le diverse realtà che operano nel quartiere potranno raccontare e raccontarsi. Potrete seguire passo dopo passo questa prima parte grazie a una serie di articoli che pubblicheremo sulle pagine di Italia Che Cambia, attraverso i quali andremo a conoscere le diverse anime del territorio.
Le esperienze raccolte saranno un prezioso bagaglio, fondamentale per la realizzazione della parte operativa del progetto, che consiste nell’attivazione di laboratori sviluppati per le associazioni che operano nel quartiere con il fine di supportare il consolidamento di rete. Inoltre, verrà effettuato il recupero e la rigenerazione di vecchi computer non più funzionanti che verranno distribuiti a soggetti con meno possibilità economiche o in uno stato di fragilità sociale.
Seguiteci anche voi in questo appassionante percorso di rigenerazione urbana e inclusione sociale!
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