17 Feb 2021

Qualità dell’aria: polveri sottili oltre i limiti in 35 capoluoghi di provincia

Legambiente ha reso noto il nuovo report annuale "Mal'aria", che ha messo in luce l'emergenza smog in tutta la nostra penisola. I dati più gravi si sono registrati a Torino, Venezia e Padova, seguiti da Rovigo, Treviso e Milano. «L’Italia è indietro – afferma l'associazione – sulle azioni da mettere in campo per ridurre l’inquinamento atmosferico».

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Torino - «Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!»: con questo slogan/appello, Legambiente ha posto sotto i riflettori l’emergenza ambientale che sta nuovamente interessando lo stato dello stivale. Annualmente in Italia sono circa 50mila le morti premature dovute all’esposizione eccessiva a inquinanti atmosferici come le polveri sottili, gli ossidi di azoto e l’ozono troposferico: è questo quanto rivelano i dati dell’Agenzia europea dell’ambiente messi in luce dall’associazione. 

Il numero parla da sé ed evidenzia la gravità e i danni ambientali e sanitari dell’inquinamento atmosferico. Anche se questo fenomeno non sembra avere adeguata rilevanza a livello politico e mediatico, secondo il report Mal’aria di città 2021 l’anno scorso 35 capoluoghi di provincia (sui 96 analizzati) sono risultati superiori ai limiti stabiliti dalla legge per la concentrazione giornaliera di polveri sottili. Si sono rivelati effimeri, come si presumeva, i miglioramenti che il lockdown di inizio anno aveva portato ai livelli di inquinamento.

Come sottolineato da Legambiente, il report mostra un duplice bilancio sulla qualità dell’aria: da una parte sono indicate le città che, come accennato, hanno superato i limiti giornalieri previsti per il valore di polveri sottili, dall’altra è riportata la graduatoria di quelle che sono oltre il valore medio annuale sulla base delle linee guida OMS (che stabilisce in 20 microgrammi per metro cubo la media annuale per il Pm10 da non superare contro quella di 40 µg/mc della legislazione europea).

A questo proposito, nello studio è stata proposta la classifica delle città con i dati più allarmanti: Torino al primo posto con 98 giorni di sforamenti registrati nella centralina Grassi, al secondo Venezia (via Tagliamento) con 88, al terzo Padova (Arcella) con 84; seguono Rovigo (Largo Martiri) con 83, Treviso (via Lancieri) con 80, Milano (Marche) con 79, Avellino (scuola Alighieri) e Cremona (Via Fatebenefratelli) entrambe con 78,  Frosinone (scalo) con 77, Modena (Giardini) e Vicenza (San Felice) con 75 giorni.

I dati annuali non sono migliori: l’anno scorso sono state 60 le città italiane (ossia il 62% del campione analizzato) che hanno avuto una media annuale superiore ai 20 microgrammi/metrocubo (µg/mc) di polveri sottili rispetto a quanto indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Secondo il report, in testa a questa classifica c’è sempre il capoluogo piemontese, con 35 microgrammi/mc come media annuale di tutte le centraline urbane di Torino. A seguire, in questa “graduatoria” figurano Milano, Padova e Rovigo (34µg/mc), Venezia e Treviso (33 µg/mc), Cremona, Lodi, Vicenza, Modena e Verona (32 µg/mc), Avellino (31µg/mc), Frosinone (30 µg/mc), Terni (29 µg/mc), Napoli (28 µg/mc), Roma (26 µg/mc), Genova e Ancona (24 µg/mc), Bari (23 µg/mc), Catania (23 µg/mc). Come si evince dal report, al nord la situazione è più delicata, ma l’emergenza è diffusa in tutta la nostra penisola.

«L’inquinamento atmosferico – ha affermato nella nota stampa dedicata Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – è un problema complesso che dipende da molteplici fattori come il traffico, il riscaldamento domestico, l’agricoltura e l’industria in primis. Proprio per tale complessità è una questione che non può essere affrontata in maniera estemporanea ed emergenziale, come fatto fino a oggi dal nostro Paese che purtroppo è indietro sulle azioni da mettere in campo per ridurre l’inquinamento atmosferico, ma va presa di petto con una chiara visione di obiettivi da raggiungere, tempistiche ben definite e interventi necessari, in primis sul fronte della mobilità sostenibile.

La pandemia in corso non ci deve far abbassare la guardia sul tema dell’inquinamento atmosferico. Anzi, è uno stimolo in più, a partire dalla discussione in corso sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché non vengano sprecate le risorse economiche in arrivo dall’Europa. In particolare, chiediamo che vengano destinate cifre adeguate alla mobilità urbana sostenibile, sicura e con una vision zero anche per riqualificare le strade urbane e le città. È urgente – ha concluso – procedere con misure preventive e azioni efficaci, strutturate e durature città pulite e più vivibili dopo la pandemia. Una sfida europea, quella delle Clean Cities, a cui stiamo lavorando in rete con tante altre associazioni».

Dopo la pubblicazione del dossier Mal’aria, Legambiente ha lanciato una petizione online, in cui l’associazione sintetizza le sue richieste per rendere le città più vivibili e pulite invitando i cittadini a firmarla. «Intervenire in maniera rapida ed efficace sulla riduzione dell’inquinamento atmosferico nel nostro Paese – si legge in un estratto della petizione – è una priorità esattamente come prioritaria è stata, e continuerà ad essere, la battaglia contro il Covid-19. Durante il lockdown abbiamo riscoperto quanto fosse migliorato l’ambiente delle nostre città liberate dalla pesante cappa dell’inquinamento atmosferico (…). 

Chiediamo il potenziamento del trasporto pubblico locale, che deve essere sostenibile ed efficiente, aumentando anche le corsie preferenziali. Al 2030 i mezzi dovranno essere solo a emissioni zero come già previsto a Torino, Cagliari, Bergamo e Milano». Firmare una petizione per far sentire la propria voce è importante, ma non va dimenticato che ognuno può fare la differenza nel quotidiano, prediligendo trasporti e mezzi di locomozione sostenibili (come la bicicletta) o usufruendo, ove possibile, di servizi come il car sharing. Il cambiamento inizia, tutti i giorni, dalle nostre scelte.

Per firmare la petizione clicca qui. Per suggerimenti su come dare il proprio contributo per un cambiamento responsabile della società, anche in ambito ambientale, clicca qui.

Articolo tratto da: Journal Cittadellarte

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