Paideia, la fattoria sociale dove costruire il futuro dei bambini partendo dalla terra
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Vi abbiamo già parlato della Fondazione Paideia, da molti anni un punto di riferimento a Torino che lavora a fianco di famiglie e bambini in difficoltà. Oltre ai numerosi progetti avviati in questi anni, proprio come vi abbiamo raccontato in un precedente articolo, ce n’è uno in particolare che ha catturato la nostra attenzione. È la Fattoria Didattica Paideia che a Baldissero Torinese sta creando un modello virtuoso dove accoglienza, educazione, agricoltura e sostenibilità coinvolgono grandi e piccoli.
La mia intervista con Fabrizio Serra, il direttore della Fondazione, prosegue e lui mi parla di tutti i progetti che potremmo definire il cuore pulsante di Paideia, realizzati dalla fine del 2019. Fabrizio parla con grande affetto e trasporto di questa realtà: una dimensione familiare, intima e con un carattere d’altri tempi che vanta un rapporto molto stretto con il passato e una connessione con la memoria contadina agricola, oltre che la consapevolezza nella scelta degli alimenti e nella relazione con gli animali. Qui la dimensione è di totale armonia con la natura, come se in questa realtà tutto si sia fermato come per magia.
«La Fattoria è un ente di emanazione Paideia che è stato possibile realizzare grazie al supporto e al sostegno di molti dei volontari». Un ruolo preminente l’ha avuto, ad esempio, la signora Ada, che ha regalato a Paideia lo spazio sul quale la Fondazione sta attualmente costruendo una parte della Fattoria. Ada abitava proprio in quell’azienda agricola e l’ha donata per dare un futuro a un pezzo importante della sua storia.
Presso la fattoria sociale sono tre i percorsi portati avanti: un percorso didattico che si rivolge principalmente a tutti i bambini delle scuole ma anche alle famiglie (con esperienze in natura). L’attenzione alla famiglia, come abbiamo già visto, è una cifra stilistica di Paideia e inoltre è prevista la possibilità di formazione e team building per i gruppi. Segue il percorso di ospitalità che vede la presenza di un agriturismo all’interno della Fattoria, dove si possono ospitare famiglie con bambini con disabilità e persone che vogliono fare esperienze di agricoltura sociale. Infine, il percorso produttivo.
Come ci racconta Fabrizio, «siamo produttori biologici certificati di miele, zafferano, frutti rossi e confettura». Quest’ultimo ambito è portato avanti grazie a quelli che sono i valori fondanti di Paideia: rispetto per le diversità, rispetto dei tempi di una produzione sostenibile che non stressi le api – come nel caso della produzione del miele – ovvero una produzione che è caratterizzata da un valore etico che mira ad un riconoscimento della natura, dei suoi ritmi, del rapporto con essa e con i suoi tempi di sviluppo.
«Impariamo, ad esempio, a conoscere la vita delle api: perché si muovono in un certo modo, come costruiscono le celle, qual è il ciclo di crescita, di riproduzione» mi dice Fabrizio. Tutti aspetti che generano maggior consapevolezza in chi si approccia a questa realtà e un senso di gratitudine nuovo e diverso non solo nei confronti delle api e del loro miele, ma più in generale verso la natura.
Dai racconti di Fabrizio e dalla storia di Ada, che ha reso possibile l’ulteriore crescita di questa realtà, è evidente quanto cuore abbia messo Paideia in questa dimensione agricola: un salto coraggioso e nel vuoto. «Non avevamo mai fatto gli agricoltori – mi racconta Fabrizio – ma ne è valsa la pena: gli orti realizzati sono tutti raggiungibili da chi ha delle disabilità, a differenza di altri orti sociali» e come sempre la Fondazione si è avvalsa dell’aiuto di veri professionisti per mettere in piedi questo progetto.
Se etimologicamente la parola “coraggio” deriva dalla parola “cuore”, come se la determinazione di una persona derivasse dalla sua capacità di avere cuore, di “sentire” emozioni e trasporto, non vi sarà difficile comprendere quanto cuore è stato messo anche nelle scelte dei volontari: una di loro, infatti ha voluto celebrare proprio qui il suo matrimonio. Che sia una testimonianza del forte legame che lega Paideia alle persone alla Fondazione?
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