Lobbying, conflitto d’interessi e trasparenza sul recovery fund: tre riforme a costo zero per Draghi
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«Finalmente anche in Italia si è deciso di audire la società civile per redigere il programma di governo. Bene che sia ascoltato il mondo ambientalista, ma non basta perché il Presidente Draghi avrebbe dovuto cogliere la voce di quella società civile impegnata su temi cruciali quali i diritti civili e politici oltre che le rivendicazioni giovanili e femminili», dichiara Federico Anghelé, fellow di Ashoka Italia e direttore di The Good Lobby.
«Peccato perché The Good Lobby avrebbe indicato al Presidente Draghi alcune priorità per i mesi a venire; priorità – si badi bene – a costo zero. Zero. Anzi, queste priorità sono essenziali per salvaguardare il portafoglio degli italiani e per fare in modo che i fondi del Recovery fund vengano spesi in maniera efficace e trasparente», continua Anghelé.
«È questo il momento giusto per introdurre una legge sul lobbying. Non è una questione da azzeccagarbugli perché solo con una specifica norma le istituzioni saranno vincolate a convocare proattivamente i portatori d’interessi particolari e diffusi e guarda caso questi ultimi sono spesso marginalizzati nel dibattito politici». La legge sul lobbying permetterebbe di rendere tracciabili le interazioni tra decisori pubblici e i rappresentanti di interessi; l’Europa – e quindi l’Italia – sta per lanciare il più ambizioso programma di aiuti economici dalla Seconda Guerra Mondiale e non si può sbagliare.
«Altra richiesta urgente che rivolgiamo al Presidente Draghi è una norma sul conflitto d’interessi: non possiamo più permetterci l’assenza di una normativa così essenziale. Senza regole sulle “porte girevoli” nulla vieterebbe a un nostro rappresentante di favorire un soggetto privato con la promessa poi di venire ricompensato con una consulenza o un’assunzione una volta terminato il mandato, anche anticipatamente», prosegue Anghelè.
La terza, cruciale, richiesta è basilare: sia prevista la massima trasparenza per il Recovery Plan. Nell’ultima bozza del Piano approvata dal Governo Conte è scomparsa – sarà un caso? – la piattaforma open data che avrebbe garantito un monitoraggio diffuso sui beneficiari delle risorse messe a disposizione dall’Europa oltre che una verifica dei tempi di attuazione dei progetti e il loro stato di avanzamento.
«I fondi del Recovery Fund fanno gola alla criminalità organizzata; solo con la trasparenza e il monitoraggio dal basso è possibile effettuare un controllo preciso e sistematico. Presidente Draghi: la sua vocazione internazionale e la sua esperienza maturata all’estero l’hanno portata sicuramente ad apprezzare il valore della trasparenza. Dia un segnale di discontinuità anche in questo campo», conclude il Direttore di The Good Lobby.
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