1 Feb 2021

Intrecci Etici. La rivoluzione della moda sostenibile in Italia

Scritto da: Alessandra Profilio

Raccontare il movimento della slow fashion in Italia, per sensibilizzare le persone attorno ad un tema fondamentale e dimostrare che è possibile fare scelte più responsabili anche per quanto riguarda i vestiti che compriamo e indossiamo. Con questo obiettivo nasce “Intrecci etici”, l'ultimo documentario di LUMA Video che racconta la rivoluzione della moda sostenibile nel nostro Paese.

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La moda è una delle industrie più inquinanti al mondo ed è un problema che riguarda tutti noi. A questo settore si attribuisce il 20% dello spreco globale di acqua, il 10% delle emissioni di anidride carbonica e non solo, l’85% dei vestiti prodotti finisce in discarica e solo l’1% viene davvero riciclato. Per non parlare dei prezzi bassi del fast fashion, dietro i quali si nascondono salari non equi e la mancanza di regolamentazioni a tutela dei lavoratori.

Eppure in Italia è oggi in atto una rivoluzione per rendere il settore moda più sostenibile. A questo tema è dedicato l’ultimo documentario realizzato dai giovani registi di LUMA video Lorenzo Malavolta e Lucia Mauri, che abbiamo intervistato.

BTS Intrecci Etici 15

Dopo l’artigianato e le storie dei piccoli produttori che resistono al Covid-19, avete scelto di trattare nel vostro ultimo documentario il tema della moda sostenibile. Perché avete deciso di approfondire questo tema?

Ogni produzione che noi di LUMA video realizziamo nasce dalla curiosità e dalla voglia di migliorarci continuamente. Ci facciamo delle domande su qualsiasi tematica che ci riguarda o colpisce la nostra quotidianità e pian piano cerchiamo le risposte. Il bello è che questo spesso sfocia nel voler scavare più a fondo riguardo un tema e condividere le nostre scoperte con gli altri. Quindi anche Intrecci Etici parte da una nostra ricerca personale.

Se stiamo attenti alle nostre decisioni in fatto di cibo e di rifiuti, come possiamo fare scelte migliori per quanto riguarda i vestiti che compriamo e indossiamo? Come possiamo essere meno impattanti? Quali strumenti abbiamo a disposizione? Queste sono le domande da cui siamo partiti.

Cosa racconta il documentario?

Il documentario Intrecci Etici racconta come in Italia sia in atto una rivoluzione per rendere il settore moda più sostenibile. Questo cambiamento è sotto i nostri occhi: da chi si occupa di fibre e tessuti naturali, a chi produce solo su ordinazione, a chi trasforma rifiuti in risorse, a chi impiega persone più fragili fino a chi ha scelto di rimanere sul territorio e valorizzarlo. Se da un lato i produttori si stanno impegnando concretamente per rendere la moda più etica e sostenibile, dobbiamo tenere a mente che la sostenibilità deve partire prima di tutto da noi consumatori. Siamo noi che abbiamo davvero il potere di cambiare le cose, passo dopo passo, con il nostro portafoglio e le scelte di tutti i giorni.

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Chi sono le persone che avete intervistato e di cosa si occupano?

All’interno del documentario si intrecciano le storie di artigiani, aziende e piccoli business insieme a contributi importanti di esperte di settore come Marina Spadafora, coordinatrice italiana di Fashion Revolution e Francesca Romana Rinaldi, docente universitaria di moda sostenibile.
Fra i produttori, abbiamo coinvolto Cinzia Congia e Mauro Vismara di Maeko filati e tessuti naturali; Marco Scolastici dell’Azienda Agricola Scolastici che produce lana da pecore italiane di razza sopravvissana; Carolina Angius del brand Carolina Emme, giovane stilista e artigiana di moda sostenibile di Cagliari; Carlo Pierucci di Mario Doni Artigianato, che produce solo su richiesta calzature in pelle; Niccolò Cipriani di Rifò, che ha ripreso la tradizione dei cenciaioli di Prato e crea abbigliamento con fibre rigenerate; Anna Fiscale di Progetto Quid, che con la sua impresa sociale dà lavoro a persone con fragilità; Flavio Berto, dell’azienda Berto Industria Tessile che produce tessuti denim a Bovolenta; Francesca Boni di Il Vestito Verde e Francesca Lionti che all’interno della sua Diorama Boutique vende capi vintage.

A che punto è la rivoluzione sostenibile della moda in Italia e nel mondo? E quanto è diffusa la consapevolezza dei consumatori circa l’impatto ambientale di questo settore?

La rivoluzione sostenibile della moda si sta facendo strada nel mondo e lentamente sta arrivando anche in Italia. Confrontandoci con i protagonisti del documentario, l’impressione che abbiamo percepito è che molti produttori hanno capito che la sostenibilità è una via da percorrere e su cui porre le basi per la propria attività futura, sia che si tratti di nuove attività sia di aziende già consolidate che vogliono (per un motivo o per l’altro) migliorarsi e ridurre il proprio impatto negativo sul pianeta. Già che si pongano queste domande e queste prerogative è un passo avanti, però poi bisogna anche rendere questo impegno reale, attraverso azioni concrete e continuative.

Per la maggior parte dei consumatori, l’impatto del settore moda sull’ambiente è un fatto ancora poco conosciuto. O almeno, non se ne discute abbastanza, come invece avviene per il cibo sulle nostre tavole o per la raccolta differenziata dei rifiuti. Crediamo però che pian piano i consumatori stiano diventando sempre più consapevoli, soprattutto i ragazzi più giovani: la sostenibilità ambientale è un tema “scottante” e c’è urgenza di cambiare le cose. Gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione per informarci sono tantissimi e le risposte sono a disposizione di tutti.

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Le riprese di questo documentario sono state girate negli ultimi mesi, e quindi in tempi di covid-19. Sulla base delle testimonianze che avete raccolto, la pandemia sta avendo degli effetti sul settore della moda e sul suo cambiamento in chiave etica?

Quello che abbiamo percepito attraverso le testimonianze delle persone coinvolte è che il settore moda è stato quasi “forzato” a riflettere sulla sua natura e a ripensare alle sue logiche. Fra tutti, un grosso problema accentuato ancora di più dalla pandemia è stato sicuramente quello della sovrapproduzione. Se pensiamo al fast fashion, le aziende producono molto più di quello che poi venderanno e questo avviene per una convenienza economica, non importa se poi quei vestiti rimarranno invenduti nei magazzini e poi buttati o bruciati.

Ecco, durante la pandemia le vendite si sono ridotte e le produzioni sono rallentate. Noi speriamo che possa aver fatto riflettere le aziende sulle loro logiche produttive, creando una discussione per dare spazio anche all’etica e alla sostenibilità.

A chi è rivolto il documentario e dove possiamo vederlo?

Fin dall’inizio, la nostra prerogativa è stata realizzare un documentario non di nicchia, ma rivolto a tutti: bambini, giovani, adulti, anziani. Tutti possiamo essere consumatori più consapevoli. Quello che desideravamo era proprio riuscire a creare un documentario inclusivo, che non fosse una panoramica di aziende perfette da porre su un piedistallo e ammirare, ma un coro univoco di voci competenti che ci dimostrano come tutti, nel nostro piccolo e a seconda delle nostre possibilità economiche, possiamo partecipare alla rivoluzione e fare scelte più sostenibili.

Intrecci Etici si può guardare in esclusiva su Infinity Tv. Infinity ha creduto in noi co-finanziando il documentario: Intrecci Etici è stato infatti scelto all’interno dell’Infinity LAB di Mediaset, un progetto che supporta giovani registi e filmmaker indipendenti che hanno una storia da raccontare. Nei prossimi mesi, speriamo di poterlo proiettare nei cinema in giro per l’Italia e diffondere ancora di più il nostro messaggio.

So che vi piacerebbe portare questo vostro lavoro nelle scuole, appena sarà possibile. Volete lanciare un appello agli istituti scolastici interessati o ad altre amministrazioni?

È proprio così! Pensiamo che la sostenibilità sia un topic fondamentale su cui far riflettere i giovani e il tema della moda non può essere tralasciato. Crediamo sia importante sensibilizzare i ragazzi riguardo i vestiti che scelgono di comprare e indossare, facendoli ragionare su chi ha fatto i loro vestiti, di che materiali sono fatti e come poterli riciclare in futuro. Quello che desideriamo è dare ai giovani degli strumenti concreti per migliorare da subito le loro scelte d’acquisto e di consumo.

Quindi la nostra intenzione è proprio quella di portare Intrecci Etici nelle scuole. Se siete interessati e volete organizzare una proiezione, potete contattarci all’indirizzo mail press@lumavideo.it

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