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Caltanissetta - Era il 2006 quando Fabio e i suoi compagni diedero vita all’Associazione Straula, a San Cataldo (CL), nell’entroterra siciliano. Un territorio minacciato dal problema dello spopolamento e dell’abbandono, dove crescere troppe volte vuol dire andar via, lasciandosi alle spalle affetti e radici. Le parole di Fabio hanno un suono antico mentre racconta di strumenti di lavoro, musiche e danze popolari, scorci di un mondo perduto. O quasi. «La straula, spesso trainata dai buoi, era usata in campagna per trasportare attrezzi e ortaggi», mi racconta Fabio.
A quest’immagine s’ispira l’associazione. Il principale obiettivo: «traghettare le vecchie tradizioni verso le nuove generazioni, rimodulandole ai tempi che cambiano ed evitando che vadano perdute per sempre». Diverse le tematiche affrontate negli anni: dall’integrazione sociale alla lotta contro la mafia, al fianco di altre associazioni del territorio. Il filo conduttore delle diverse iniziative è sempre stato la rivalutazione di spazi comuni, sottratti all’incuria attraverso eventi culturali e musicali.
L’Associazione Straula si impegna quindi a preservare il territorio siciliano dai mali sociali e soprattutto ambientali, nel tentativo di renderlo un posto migliore per vivere. «Il problema della desertificazione affligge l’entroterra siciliano. La siccità estiva, inoltre, favorisce il propagarsi di incendi, soprattutto in aree abbandonate», anche a causa di un impoverimento drastico della biodiversità.
Così a novembre 2020, nasce un nuovo progetto: Il seme di Chico, in onore dell’attivista brasiliano Chico Mendez, assassinato nel 1988 a causa delle sue battaglie in difesa dell’Amazzonia. Negli ultimi anni, questa foresta è stata ulteriormente sfregiata da incendi e disboscamento massivo. Le lobby dell’agribusiness, così come la mancanza di azioni politiche di tutela ambientale, minacciano tuttora il polmone verde del mondo. «La storia di Chico Mendez è di grande ispirazione ancora oggi. Ci siamo chiesti, come spargere il seme della consapevolezza e dei valori per cui quest’uomo si è battuto fino alla morte», spiega Fabio.
È nata così l’idea di una challenge sul web: piantare un albero autoctono – in un giardino, in un terreno comunale o abbandonato –, scattare una foto e postarla nel gruppo facebook “conta alberi”. La sfida è stata lanciata il 21 novembre 2020 grazie ad un video realizzato da Infedeforesta con la partecipazione di Luca Mercalli, Roy Paci, Stefano Ciafani (presidente Nazionale di Legambiente Onlus), Roberto Zeno e Francesco Moneti (Modena City Ramblers), Salvatore Nocera (Pupi Di Surfaro) e Enrico Greppi, in arte Erriquez (Bandabardò), scomparso prematuramente domenica 14 febbraio. Questi volti noti si sono uniti all’appello dell’Associazionea Straula, invitando tutti a prendere parte al gioco. «Inizialmente speravamo che venissero piantati almeno trecento alberi. I giorni correvano e il numero di alberi messi a dimora è raddoppiato, allora abbiamo deciso di non porci alcun limite».
Oggi dal seme di Chico sono nati quasi mille alberi: dalla Sicilia, alla Toscana, passando per la Campania, la Lombardia, la Calabria, il Friuli. Un albero è stato piantato persino a New Jersey. Ciò che conta, è che il seme di Chico abbia fatto breccia nel cuore di molti. Nei prossimi mesi, verranno condivisi video e consigli per prendersi cura degli alberi messi a dimora, soprattutto nel delicato periodo dell’attecchimento.
«Il flashmob virtuale – chiarisce Fabio – è nato anche a causa dell’attuale situazione sanitaria, che impedisce di ritrovarsi e piantare insieme degli alberi come era stato fatto negli anni scorsi a San Cataldo, nel tentativo di rivalutare un’area in completo stato di abbandono», progetto ambizioso, avviato nel 2016 per dar vita a un parco urbano, proprio a San Cataldo, in una zona lasciata nell’incuria e deturpata da frequenti incendi. «Nel piano regolatore del comune si parla di un parco, mai sviluppato. Abbiamo proposto all’amministrazione comunale di prendercene cura e oggi vi crescono più di 300 alberi».
La piantumazione è stata organizzata per due anni, in occasione della giornata nazionale dell’albero, il 21 novembre. Secondo la legge n.10 del 2013, infatti, per ogni nuovo nascituro le amministrazioni comunali sono tenute a piantare un albero. Ed è proprio grazie al lavoro dell’Associazione Straula, che oggi il parco Achille Carusi non è più un terreno incolto, ma «un’area in cui vivono alberi alti circa due metri, non ancora un vero parco», precisa Fabio, «occorrono ancora molti lavori strutturali, che al momento sono fermi».
Quando la challenge si concluderà a novembre prossimo, l’Associazione Straula vorrebbe coinvolgere le scuole per creare dei vivai, «ritornando al seme, ma soprattutto cercando di lavorare con i più piccoli, perché se la nostra generazione ha fallito, c’è ancora speranza che le nuove possano riscattarci degli errori commessi». Piantare degli alberi permette di confrontarci con una misura del tempo diversa, dilatata rispetto alla durata media della vita dell’uomo. All’ombra degli alberi che piantiamo oggi, sicuramente non riusciremo a sederci, scriveva il premio Nobel Tagore, eppure un giorno questi saranno rifugio, fonte di sostentamento per chi verrà dopo. E in qualche modo gli alberi racconteranno di noi a chi verrà domani. Restituendo alle generazioni future, un paesaggio che conserva la traccia degli abitanti del luogo.
Accogliamo insieme l’invito dell’Associazione Straula a «sporcarci le mani di terra e sentirne l’odore». Diventiamo tutti dei piantatori d’alberi, anche solo per un giorno. Esattamente come l’uomo di cui racconta Jean Giono (nell’Uomo che piantava gli alberi), capace di trasformare una landa deserta, in un luogo rigoglioso, pieno di vita, grazie unicamente alle proprie risorse fisiche e morali dedicate per tutta la vita al bene di tutti e della Terra.
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