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Giacomo Papadisero è un mental coach, «l’equivalente – dice lui – di un personal trainer, solo che lui si occupa del fisico e io mi occupo della mente». Ma qual è il corrispettivo mentale di muscoli tonici e polmoni allenati? Qui la faccenda si complica, specialmente se ci poniamo un traguardo ambizioso e convenzionalmente inafferrabile: essere felici.
Ma facciamo un passo indietro per conoscere meglio Giacomo, che il nostro Paolo Cignini ha avuto occasione di ospitare e intervistare durante una recente puntata di AtuXTu. «Tutto è iniziato nel 2008 – ricorda Papasidero –, quando persi il lavoro e tornai dal nord a casa in Calabria. Dovetti rimettermi in gioco, decidere cosa volevo fare e – non casualmente – in quel periodo mi appassionai alla crescita personale, scoprendo il coaching. Cominciai ad approfondire l’argomento fino a domandarmi: “Ma se a me questo argomento piace, perché non posso farlo per lavoro?”».
La storia stessa di Giacomo parte dunque da un cambiamento, nel suo caso abbastanza radicale e improvviso. Come tutti i cambiamenti, anche il suo è stato un percorso alla ricerca della felicità. Non sempre però questo percorso è agevole e uno dei “demoni” con cui chiunque scelga di cambiare deve confrontarsi è quello della paura. «Lego la paura a due fattori: l’idea che quello che succede mi farà soffrire e l’idea che non sarò in grado di affrontarlo», spiega Giacomo. «Questi sono i due elementi chiave: se io costruisco una fiducia concreta, la consapevolezza di poter affrontare le situazioni, convivere con i problemi e risolverli, scoprire che ho risorse per creare e trovare soluzioni, ho gli strumenti per combattere la paura».
Ed ecco che Giacomo introduce un secondo aspetto, legato alla paura e centrale nel percorso verso l’essere felici: l’autostima. «Secondo me è fondamentale avere una sana autostima, cioè riuscire a riconoscere chi sono, quanto valgo, quali sono le mie potenzialità, qual è il mio valore e capire come poterlo esprimere, allenare, far crescere».
Fermi un attimo. Quindi non siamo in balia di sentimenti irrazionali e incontrollabili? Le emozioni possono essere dominate? Ci si può “allenare” a essere felici? Secondo Giacomo è possibile, imparando a padroneggiare una serie di strumenti che lui stesso insegna a usare durante di suoi corsi: «Di solito la prima cosa che faccio è presentare un esercizio per bloccare l’emozione negativa, perché se non sono in grado di fermarla allora manca la lucidità mentale per fare quello che propongo». Intendiamoci, non esistono emozioni giuste o sbagliate, buone o cattive; quella emotiva è una sfera talmente intima che nessuno ha il diritto di giudicare le emozioni degli altri. «La cosa importante – osserva però Giacomo – è capirle».
Incalzato dal nostro Paolo, il suo ospite si riconnette alla situazione attuale, con una considerazione che si lega alla perfezione con le conseguenze generate dalla pandemia – unitamente all’isolamento, all’incertezza economica, alla paura per la propria salute, ai dubbi esistenziali più profondi e a mille altri aspetti legati alla pandemia stessa. «Le situazioni esterne esercitano una pressione – argomenta Giacomo – però è evidente che se ho la forza e gli strumenti per gestirla potrò non subirla ma anzi prendere ciò che di buono si può trarre da essa».
Il discorso si dipana liberamente toccando argomenti a volte anche spigolosi, come la morte e la responsabilità individuale e collettiva. Vi consiglio di riascoltare la puntata per non perdervi neanche un passaggio di questo assaggio che abbiamo provato a darvi di un tema che, nella sua semplicità, potrebbe racchiudere la chiave per una vita serena e soddisfacente, non solo come individui ma anche come società.
Se vi interessano i percorsi proposti da Giacomo Papasidero potete approfondirne la conoscenza sul suo sito. Attenzione però, perché in ogni cambiamento che si rispetti bisogna partire dal profondo del proprio animo: «Non dipende da me – conclude il nostro ospite –, perché il percorso è a disposizione di tutti e non tutti fanno lo stesso cambiamento. Se le persone si mettono in gioco possono fare cose straordinarie, gli strumenti ci sono, si tratta solo di trovare quello giusto. Ma la cosa importante è essere disposti a fare un percorso profondo».
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