“Facciamo birre con i profumi della nostra terra”. La storia del birrificio Nadir
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Imperia - In astronomia, “Nadir” è il punto celeste situato agli antipodi dello Zenit, il polo inferiore dell’orizzonte, nell’emisfero celeste invisibile. Un punto utile per orientarsi in mare e con le stelle. A Sanremo e in tutto il ponente ligure, però, Nadir è anche sinonimo di birra artigianale, quella che Gabriele Genduso ha iniziato a produrre nel gennaio 2015.
Dopo le esperienze di diversi anni presso altri birrifici, come Pausa Cafè a Saluzzo o Maltus Faber a Genova, Gabriele ha avviato la sua produzione di birre nello stabilimento di Sanremo. E dal desiderio di creare qualcosa di proprio, legato alla voglia di parlare della propria terra, nasce il birrificio Nadir: «La nostra filosofia – spiega Gabriele – si basa sull’unione di due aspetti basilari: da una parte la narrazione di una storia, di un’idea e di un territorio e, dall’altra, la ricerca della semplicità nella bevuta».
L’approccio sui social di Gabriele è frizzante: “La birra è fatta d’acqua, l’olio non si lega con l’acqua, eppure da birrificio Nadir e Olio Roi nascono amicizie e collaborazioni!”. Ho voluto intervistarlo, per farmi raccontare delle sue birre e, soprattutto, della rete di produttori sta creando nell’imperiese.
Recentemente una delle vostre birre è stata premiata come birra Slow Food, la Montefollia. Come siete arrivati a creare questa ricetta?
La Montefollia rappresenta il perfetto esempio della nostra filosofia: una birra che racconta la nostra terra, grazie all’utilizzo delle foglie di ulivo. Un’idea trasformata da subito in collaborazione costante con ROI, il frantoio di Badalucco, in Valle Argentina, la patria dell’oliva taggiasca. La ricetta di questa birra è semplice: malto chiaro, poco luppolo e un lievito che arriva dalla tradizione belga delle saison, che aggiunge note fruttate e speziate. In questa cornice si inseriscono le foglie dell’ulivo che, bollite all’interno del mosto, rilasciano una sfumatura dolce-amara davvero unica.
Sulla vostra pagina Facebook si legge “Il profumo della nostra terra in un bicchiere”: quanto è importante il legame con il territorio nella preparazione delle vostre birre?
Il legame con il territorio è uno dei pilastri della nostra filosofia produttiva. La riviera di ponente offre una ricchezza incredibile di risorse agroalimentari, molte delle quali sono diventate anche ingredienti per le nostre produzioni. Oltre alle foglie di ulivo, negli anni abbiamo impiegato anche miele, lavanda dell’alta valle, fagioli di Badalucco (Presidio Slow Food), mandarini di Sanremo, frutta ed erbe del territorio. La stessa acqua, ingrediente locale per eccellenza, non viene modificata, proprio per far sì che imprima un’identità unica alle birre.
In questi anni siete riusciti a creare una rete con i fornitori dei vostri ingredienti?
La ricerca delle materie prime è fondamentale per noi: senza la massima qualità non saremmo in grado di esprimere appieno la nostra idea di artigianalità, intesa come sintesi di eccellenza e creatività personale. Tutti gli ingredienti con cui personalizziamo le ricette sono a chilometro zero, mentre per gli ingredienti di base (malto, luppolo, lieviti) ci affidiamo a fornitori fidati, sia italiani che internazionali. In futuro, l’evoluzione del nostro progetto prevederà un graduale accorciamento della filiera, in modo da rafforzare ulteriormente la rete di collaborazione con le realtà agricole del nostro territorio.
Una storia imprenditoriale intrisa di amore per la propria terra e di intraprendenza. L’augurio è che tanti possano seguire la propria rotta, come ha saputo fare Gabriele e come suggerisce il claim del birrificio (rifletteteci, magari davanti a una Nadir fresca: #seguilarottabevinadir).
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