AgrIsola, dove la filosofia abbraccia la natura: la storia di Maddalena
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Genova - Quando Maddalena si è scontrata con la precarietà del mercato del lavoro che le impediva di programmare la propria vita nel lungo periodo, il suo approccio riflessivo (filosofico?) l’ha spinta alla ricerca di un valido progetto in cui investire, o investirsi, sia personalmente che professionalmente. Così ha deciso di partire da sé stessa, alla ricerca di quel cambiamento che avrebbe voluto vedere nella società, e due anni fa si è trasferita nell’entroterra genovese, nella casa di famiglia a Isola del Cantone.
Qui si è rimboccata le maniche, forte della convinzione che i suoi bisogni coincidessero con i bisogni di tanti altri e che un’agricoltura piccola e locale, fatta di buone pratiche, fosse la risposta alla crisi del sistema vigente: «Volevo che la mia vita coincidesse con il mio lavoro, secondo me le due dimensioni devono compenetrarsi». Nasce così AgrIsola, la sua azienda agricola.
LA BIODIVERSITÀ SI FONDE CON L’ETICA
Ha cominciato con galline ovaiole e un orto per la propria autosufficienza, per poi passare alla produzione per la vendita. Si è dedicata alla ricerca di quelle che un tempo erano le coltivazioni tipiche della zona e quindi le più adatte al clima e al luogo. Tra le varietà locali che ha recuperato ci sono i ceci della Merella, di piccole dimensioni ma dal sapore squisito, e la zucca castagnina, dalla consistenza unica. I suoi orti vedono alternarsi file di pomodori, zucchine, legumi e ortaggi a foglia, secondo quelle consociazioni tra piante diverse suggerite dai principi della biodinamica.
«Quest’anno ho seminato una miscela di tre tipi di grano con l’intenzione di produrre farina che è la base della nostra alimentazione, quindi fondamentale nell’ottica di avvicinarsi ad un’idea di autosufficienza alimentare», racconta Maddalena. Gli ortaggi che produce vengono venduti al mercato di Isola del Cantone e di Arquata Scrivia, a volte consegnati a domicilio a Genova con qualche difficoltà logistica in più che viene però ricompensata dalla soddisfazione della clientela cittadina. Per proteggere le colture dagli insetti dannosi, da Agrisola non si usano pesticidi, ma macerati di piante (ortica, equiseto) e l’azione di insetti utili come coccinelle e sirfidi. «Il concetto di biologico oggi è diventato tendenzialmente un business, un marchio per rendere il prodotto più caro, senza dirci granché sulla sua qualità».
Quando si è trasferita, Maddalena ha deciso di fare della sua più grande passione una risorsa: circa metà del terreno è stato destinato alle esigenze di tre cavalli che partecipano al processo di autoproduzione di concime per gli orti. Rifacendosi ai principi della Scuola di Equitazione Etica, ha voluto che vivessero liberi e all’aperto, nel rispetto del loro benessere e delle loro necessità di specie. Vengono organizzate escursioni a cui spesso si aggiungono i clienti dell’azienda agricola con le loro famiglie, momenti in cui i cavalli hanno l’opportunità di interagire tra di loro e con l’ambiente circostante nel modo più naturale possibile.
PICCOLI PAESI SOLIDALI
Le aziende agricole contribuiscono al ripopolamento di zone rurali che nell’ultimo secolo sono state progressivamente abbandonate, svecchiando le comunità e riqualificando immobili in disuso: «Si tratta di un arricchimento tanto per il territorio tanto per chi come me compie questa scelta. Nei piccoli paesi ritrovi quella realtà comunitaria che si è persa nel contesto cittadino». Maddalena ha iniziato a lavorare la terra senza avere a disposizione macchinari, così ha condiviso il suo terreno, lasciandone una parte a disposizione di un altro contadino che, in cambio, le ha arato la terra con il suo trattore. In questo modo ha potuto raggiungere il suo obbiettivo, senza incorrere in spese eccessive. «Lavorando negli orti degli altri ho imparato tanto, ognuno mette in gioco le proprie capacità in un circolo virtuoso di aiuto reciproco».
UNO SGUARDO AL FUTURO
Quando le chiedo che progetti ha per il futuro, Maddalena mi racconta che le piacerebbe creare un frutteto con varietà di alberi che storicamente crescevano in questa zona, ma che oggi sono scomparsi, come i peschi bianchi da vigna, le mele carle e i cornioli, magari seguendo i principi della “food forest” ovvero la creazione di un ambiente sinergico che riproduce quello della foresta, ma composto da piante commestibili.
Il suo sogno nel cassetto, aggiunge poi con passione, è quello di un’azienda agricola che sia anche luogo di cultura, di scambio di sapere e buone pratiche, come eventi e convegni, riflessioni e meditazione. «L’agricoltura è un lavoro umile, che ti costringe in un certo senso ad “abbassarti”. Bisognerebbe creare una filosofia della terra, coltivare secondo natura ti insegna il valore dell’attesa».
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