In Val Grande il ritorno dei montanari ripopola e risveglia la borgata
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Verbania - Tradizionalmente le Alpi sono caratterizzate da un’antica sapienza acquisita attraverso millenni di permanenza delle popolazioni alpine. Qui, in quelle che vengono comunemente denominate “terre alte”, gli alpigiani hanno saputo adattarsi, in armonia con le condizioni naturali e nel rispetto dell’ambiente circostante. Spesso, però, i residenti dei territori montani hanno finito per divenire delle semplici “comparse” e ricercano, ora, un maggior protagonismo per la valorizzazione delle loro vallate.
Una testimonianza di cambiamento positivo arriva dal Piemonte, dove la montagna si sta risvegliando. Proprio quella montagna, in passato viva grazie ai paesi e alle borgate che le davano linfa vitale contribuendo all’economia montana, negli ultimi decenni ha subito uno spopolamento progressivo.
Ma qui, nei territori dell’enorme Parco Nazionale Val Grande, grazie alla volontà del piccolo comune di Aurano, che conta ad oggi un centinaio di abitanti, è stato avviato il Progetto Ritornare, che si sta impegnando a ricreare le condizioni economiche e sociali per ripopolare la vallata e rendere il territorio nuovamente attrattivo in ambito turistico.
L’obiettivo è stimolare la creazione di una rete di attività integrate grazie alla collaborazione tra i soggetti della valle, per sottoscrivere un patto che ne garantisce la salvaguardia e la corretta gestione. Attraverso il rilancio nella Valle Intrasca e del suo settore energetico, zootecnico, caseario e ricettivo, il comune vuole incentivare nuove attività agro-pastorali, oltre che realizzare infrastrutture e strutture che possano favorire l’attività sinergica di soggetti privati interessati a una gestione sostenibile del comprensorio.
Ad esempio, il progetto prevede il recupero e la riqualificazione dell’alpeggio di Bavarone, con utilizzo di tecnologie costruttive sostenibili applicando il modello di intervento edilizio della Borgata Paralup di Rittana, di cui vi abbiamo precedentemente raccontato, dove la Fondazione Nuto Revelli ha saputo trasformare vecchi ruderi in un rifugio di montagna, che oggi è un vivace centro culturale e sistema integrato di attività turistico-artigianali, agro-pastorali e di proposte culturali-formative.
I ruderi, così come l’intera vallata del Rio Bavarone, sono oggetto, in questi mesi e sino all’estate del prossimo anno, dei lavori di recupero. Nell’alpeggio troveranno collocazione l’abitazione stagionale del pastore, il caseificio per la produzione e la vendita dei prodotti tipici a servizio dell’intero comprensorio di pascolo, il locale di stagionatura dei formaggi e la stalla. Inoltre, nell’intero comprensorio si prevede l’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili attraverso un impianto microidroelettrico.
Un aspetto centrale è poi quello legato all’ospitalità, che prevede la realizzazione di un nuovo rifugio, il Rifugio Vallintrasche, che permetterà di accedere ai meravigliosi percorsi di trekking nelle vallate e contribuendo al recupero dei percorsi esistenti. Non mancherà poi il potenziamento dell’informazione turistica e dell’implementazione di sistemi informativi.
Quello in atto nella cornice della Val Grande è un progetto che vuole mantenere e recuperare il paesaggio tradizionale contribuendo alla tutela e al rafforzamento di un “ecomosaico” dove, tra l’alternarsi di ambienti forestali e dedicati al pascolo, ci si possa immergere in tutta la bellezza della montagna.
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