20 Gen 2021

“Uscire dalla violenza è possibile”: parola di chi lavora da anni nel settore!

Scritto da: Emanuela Sabidussi

La violenza di genere è tutt'oggi un problema più diffuso di quanto pensiamo. Le vittime sono donne adulte incappate in relazioni violente, ragazze giovani vittime di violenze verbali in cui i social hanno un grande ruolo, e signore anziane con mariti o figli violenti. Per comprendere la situazione abbiamo raccolto la testimonianza della coordinatrice di due centri antiviolenza dell'imperiese, la quale sì ci descrive un numero sempre in crescita di richieste di aiuto, ma ci riporta una percentuale molto alta di casi di successo, ricordando a noi tutte che uscire dalla violenza si può!

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Imperia - Questo 2021 è iniziato con una sentenza storica, che ha segnato un piccolo grande passo verso la tutela delle persone vittime di violenza sessuale: la Corte costituzionale ha sancito, con una sentenza storica, che esse potranno avvalersi dell’assistenza legale gratuita.

La legge nasce con l’intento di supportare chi denuncia le violenze subite e poter così tutelare la vittima da eventuali problemi anche economici, che spesso divengono un limite alla giustizia, ed è estesa a tutte le vittime di reati di violenza, dai maltrattamenti in famiglia, alla violenza sessuale, allo stalking.

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Per capire meglio qual è la situazione in questo momento sulle violenze, ho intervistato Martina Gandolfo, coordinatrice centro antiviolenza ISV, acronimo di Insieme Senza Violenza, che ha due sedi: una ad Imperia e una a Sanremo.

«Sono coordinatrice dal 2015, ma già dal 2013 sono stata inserita come operatrice nel centro di ascolto per le donne vittime di violenza. Il centro nasce nel 2009, ma nel corso degli anni ha cambiato più volte la sua gestione, passando dalla provincia, al comune e nel 2015 ad un’associazione temporanea di scopo (ATS), ci cui la cooperativa sociale Jobel è capofila. Da quando ho iniziato a lavorare per il centro, il numero di donne che ha fatto richiesta di supporto è aumentato sempre più. Nel 2019 si sono rivolte a noi 115 donne, mentre nel 2020 il numero è leggermente inferiore, ma è aumentata la gravità: abbiamo ricevuto infatti più richieste per casi di maggior urgenza».

Quando le chiedo chi sono le persone che si rivolgono a loro, la dott.ssa Gandolfo mi spiega che non è possibile definire dei tratti generici, perché purtroppo le donne che in questo momento storico stanno subendo violenza sono di età, estrazioni culturali delle più differenti. «Chiunque potrebbe esserlo. Riceviamo richieste di aiuto da donne adulte – dai 30 e i 50 anni – ma anche sempre più da ragazze molto giovani, e persino da signore anziane vittime dei figli o anche loro dei propri partner».

Il Team
I centri antiviolenza di Imperia e Sanremo nascono come luogo di accoglienza e supporto per fornire ascolto e servizi gratuiti alle donne vittime di ogni forma di abuso e maltrattamento. «Solitamente il primo contatto avviene telefonicamente, grazie al nostro numero verde sempre attivo, o via mail o direttamente presso la nostra sede. In questo momento lo staff è composto da sei persone volontarie, che si occupano del primo contatto telefonico e della prima accoglienza in sede, quattro operatrici ed educatrici che effettuano i colloqui, due psicologhe, un’assistente sociale e cinque avvocate che collaborano per richieste legali».

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Si lavora per prevenire la violenza
Ma se vogliamo cancellare la violenza di genere, dobbiamo cambiare la cultura di genere che abbiamo, che è intrisa in noi, che le generazioni più giovani assorbono e replicano. Per fare ciò il personale del centro antiviolenza non solo accoglie le richieste che arrivano, ma organizza e gestisce una serie di attività di sensibilizzazione per insegnare quali sono i primi segnali di una relazione violenta, come atteggiamenti di controllo, possesso, isolamento, e parlando di stereotipi di genere.
«Riteniamo fondamentale parlare di questi temi alle nuove generazioni: per questo organizziamo formazioni nelle scuole medie e superiori in collaborazione con l’Asl e le forze dell’ordine. In questi percorsi rivolti ai più giovani, parliamo di violenza, di stereotipi, di consapevolezza al linguaggio di genere, delle normative in vigore, oltre a raccontare fatti di cronaca per far comprendere quanto sia reale e vicino il pericolo e al supporto di una psicologa che affronta i primi segnali che possono far riconoscere una persona violenta.

Da questi incontri emerge molto chiaramente quanto gli stereotipi di genere siano ancora presenti: si pensa che il fenomeno riguardi esclusivamente ragazze straniere o persone senza strumenti culturali, ma il problema è molto più innestato e diffuso di quanto non si pensi e spesso gli artefici sono le persone che meno ci si aspetterebbe».

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Sos: Aiuti pratici
Al fine di contrastare efficacemente il fenomeno della violenza di genere il centro adotta un approccio multidisciplinare, offrendo servizi variegati grazie alle sinergie instaurate in questi anni di attività con diversi enti presenti sul territorio. Nello specifico l’offerta di servizi va dai colloqui individuali alle consulenze legali, dal supporto psicologico ai gruppi di auto mutuo aiuto, all’inserimento in strutture protette all’aiuto abitativo.

È soprattutto quest’ultimo a stupirmi positivamente e Martina Gandolfo mi spiega perché hanno deciso di aggiungere un supporto di questo tipo: «La violenza sulle donne assume diverse forme: va da quella fisica – e comprende l’uso di qualsiasi atto con l’intenzione di fare del male o mettere paura alla vittima – alla violenza psicologica – che racchiude ogni forma di abuso che leda l’identità della donna, come attacchi verbali, isolamento, gelosia e ossessività, minacce verbali –, dallo stalking sino a quella sessuale.

Una tipologia di violenza che è sempre esistita, ma riconosciuta solo in questi ultimi anni è poi la violenza economica, la quale è spesso difficile da identificare, ma tra le cause per cui risulta più difficile riuscire a allontanarsi da una relazione anche se violenta. All’interno di questo genere di maltrattamenti rientra il limitare o negare l’accesso alle finanze familiari, nascondere la situazione patrimoniale e le disponibilità finanziarie della famiglia, vietare o ostacolare il lavoro fuori casa della donna o non adempiere ai doveri di mantenimento stabiliti dalla legge».

La dott.ssa Gandolfo mi spiega che la maggior parte delle richieste di aiuto che ricevono riguardano le violenze verbali che stanno aumentando sempre più, anche come conseguenza della diffusione dell’utilizzo dei canali social; e ad aumentare sono anche manie di controllo, come quella con il telefono della partner. Ed è difficile riuscire a comprendere prima chi si ha davanti: questo genere di uomini spesso inizialmente si presenta bene, ma man mano che la relazione va avanti emergono sempre più aspetti manipolativi e violenti.

«E proprio per questo è fondamentale dire a chiunque stia vivendo relazioni violente che ce la possono fare. I casi di successo sono tantissimi: la maggior parte delle richieste di aiuto che arrivano al centro si concludono positivamente. Sono percorsi lunghi, fatti di passi avanti e indietro, ma si può: uscire dalla violenza è possibile!»

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