Unione Europea: “La crescita economica distrugge la salute dell’uomo e dell’ambiente”
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“La crescita economica è strettamente legata all’aumento della produzione, dei consumi e dello sfruttamento delle risorse e ha effetti deleteri sull’ambiente e sulla salute umana”. Comincia così, senza mezze misure, il documento recentemente pubblicato dalla EEA – Agenzia Europea per l’Ambiente, dal titolo “Crescita senza crescita economica”.
Questo ente è un’agenzia creata dell’Unione Europea allo scopo di fornire informazioni indipendenti e qualificate sull’ambiente. Si tratta dunque di un organo ufficiale ed è estremamente significativo che, per la prima volta nella storia recente, un’istituzione di questo tipo si sia apertamente schierata contro il paradigma della crescita economica a tutti i costi, dettagliando la propria posizione rispetto a un ampio spettro di tematiche e prospettive che riguardano il mito delle sviluppo sostenibile.
“È improbabile che un duraturo e deciso disaccoppiamento della crescita economica dalle pressioni e dagli impatti ambientali possa essere raggiunto su scala globale; pertanto le società devono ridefinire cosa si intende per crescita e progresso e aggiornare la loro idea di sostenibilità globale”, prosegue l’EEA nell’introduzione del documento.
Oggi l’antropizzazione è del tutto insostenibile e questo non è possibile. Urge un cambiamento. A questo scopo, l’Agenzia chiama in causa per prime le organizzazioni non governative – termine utilizzato in senso lato e inclusivo, che comprende dunque anche movimenti più informali –, alle quali attribuisce il merito di aver già delineato policies e progetti capaci di trasformare la società rendendola più sostenibile. Queste idee sono raccolte nella pubblicazione “Narrativa per il cambiamento”, sempre a cura dell’EEA.
Questo documento è solo uno dei tasselli impiegati negli anni per costruire “Crescita senza crescita economica”, risultato di un lavoro di raccolta di dati e di contributi iniziato nel 2017 che ha tempestivamente visto la luce in questi giorni, al culmine di un’epoca in cui, giunta a un incrocio, l’umanità si appresta a fare scelte che con tutta probabilità determineranno il suo futuro.
Analizziamo dunque uno per uno quelli che sono stati definiti i cinque “messaggi chiave” che costituiscono la struttura portante della pubblicazione.
La Grande Accelerazione
Con questo termine si intende il periodo che, a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso, ha registrato una crescita senza precedenti accelerando su scala globale il cambiamento ambientale – ma anche socio-economico – generato dall’uomo. Questa crescita esponenziale non si è affatto esaurita ma è in atto ancora adesso.
Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, la Grande Accelerazione si è verificata, si sta verificando e continuerà a verificarsi anche in termini di perdita di biodiversità, cambiamenti climatici, inquinamento e consumo del capitale naturale ed è strettamente legata alle attività e alla crescita economiche.
Disaccoppiamento
Come già rilevato da diversi studi, non è mai successo in passato che la crescita economica sia stata disaccoppiata dallo sfruttamento delle risorse naturali e dall’aumento della pressione sugli ecosistemi ed è improbabile che ciò avvenga in futuro. Infatti è stato rilevato che, nonostante le principali politiche europee si siano sempre basate sul disaccoppiamento come soluzione per continuare a crescere economicamente limitando l’impatto ambientale, mancano totalmente le evidenze che tale disaccoppiamento sia stato efficacemente attuato.
Le statistiche mostrano in modo inequivocabile che le curve di crescita di emissioni globali, impronta ecologica e prodotto interno lordo hanno un andamento quasi identico, eccetto forse le emissioni che dagli anni novanta, pur continuando a crescere, hanno leggermente rallentato il ritmo. A questo proposito, è interessante osservare che, se fino agli duemila il consumo delle risorse naturali era dovuto principalmente al boom demografico, con il nuovo millennio la responsabilità si è spostata sull’innalzamento del livello dello stile di vita della classe media.
Decrescita, post-crescita, crescita verde ed economia della ciambella
Come detto in apertura, “Crescita senza Crescita economica” attinge a piene mani da teorie e movimenti che già da anni propongono modelli alternativi a quello attuale. Nello specifico nel ne vengono individuati quattro che, a parere dell’EEA, meglio assolvono il compito di indicare nuove strade per ripensare la crescita e il progresso. Vediamole brevemente grazie alle definizioni proposte da alcuni autori.
- Decrescita: un termine generico per movimenti più radicali di natura accademica, politica e sociale che enfatizzano la necessità di ridurre la produzione e il consumo e individuare obiettivi differenti dalla crescita economica (Demaria et al., 2013).
- Post-crescita: agnostica rispetto alla crescita, questa scuola di pensiero di concentra sul bisogno di disaccoppiare il benessere dalla crescita economica (Wiedmann et al., 2020).
- Crescita verde: è basata sul pensiero ecomodernista che ripone le proprie speranze nel progresso scientifico e tecnologico diretto verso la sostenibilità. In altre parole, “crescita verde vuol dire favorire la crescita e lo sviluppo economici assicurandosi al tempo stesso che il capitale naturale continui a fornire le risorse e i servizi ambientali su cui si fonda il nostro benessere” (OECD, 2011).
- Economia della ciambella: combina l’attenzione dei legittimi bisogni dell’attuale popolazione umana con la necessità di una trasformazione per un futuro sostenibile (Raworth, 2017).
Il Green Deal europeo
Dimostrando coraggio politico e determinazione, l’ Agenzia Europea per l’Ambiente si schiera apertamente contro la sua cugina Commissione Europea e il suo Green Deal, accusandolo – come abbiamo visto – di puntare tutto su un disaccoppiamento mai effettivamente realizzato e, probabilmente, irrealizzabile.
“Cosa potremmo mai ottenere in termini di progresso umano – si domandano gli autori di “Crescita senza crescita economica” – se il Green Deal europeo è stato implementato con l’obiettivo specifico di spingere cittadini, comunità e imprese a creare pratiche sociali innovative con un impatto ambientale modesto o nullo e finalizzate invece alla crescita sociale e personale?”.
Un cambiamento culturale
La crescita è culturalmente, politicamente e istituzionalmente radicata. Per questo è necessario che un cambiamento reale e duraturo abbatta – in maniera democratica – tutta una serie di barriere innalzate dalla cultura della crescita. Questa dichiarazione, pur assolutamente condivisibile, è abbastanza generica, ma rafforzata da suggestioni assai significative.
L’EEA chiama infatti in causa le comunità di diversa natura che popolano l’Europa e il mondo, che vivono secondo principi di sostenibilità e responsabilità ambientale e che possono rappresentare fonti d’ispirazione cruciali. Comunità meno materialiste, meno consumiste, in cerca di uno stile di vita sobrio e differente rispetto a quello imposto dalla cultura di massa. Vengono citati movimenti di ispirazione religiosa – gli Amish e i Quaccheri –, ma anche il mondo degli ecovillaggi, tutte esperienze che hanno messo realmente in pratica ciò che la decrescita e le altre correnti di pensiero teorizzano.
“Crescita senza crescita economica” è dunque un lavoro molto prezioso. Non solo perché è un collage di soluzioni di grande valore intrinseco, suggerimenti utili e linee guida su cui costruire un nuovo modello su scala globale, ma anche perché ci dice che anche ai piani alti qualcuno si sta realmente chiedendo, senza secondi fini e obiettivi non dichiarati, “cosa possiamo fare per ridurre il nostro impatto e salvare il pianete su cui viviamo e che stiamo distruggendo?”.
AGGIORNAMENTO: ascolta anche la nostra rassegna speciale sulla presentazione del documento da parte di una rete di associazioni europee.
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