11 Gen 2021

Inquinamento da biossido di azoto: Italia al primo posto in Europa per morti premature

Un'analisi della Coldiretti ha messo in luce l'allarme sulla qualità dell'aria nella nostra penisola, con riferimento alle principali città italiane, tra le quali figura anche Torino. Uno dei processi per ottenere un cambio di rotta, secondo l'associazione, sarebbe favorire una maggiore diffusione del verde pubblico e privato, ma di questi spazi ne sono stati registrati appena 32,8 mq a testa. “Il ripopolamento arboreo di parchi e giardini è la chiave di volta ambientale".

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«È strategico puntare su un grande piano di riqualificazione urbana di parchi e giardini che migliori la qualità dell’aria e della vita della popolazione dando una spinta all’economia e all’occupazione»: è questo quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat in riferimento all’ultimo Rapporto annuale sulla qualità dell’aria in Europa, pubblicato dall’Agenzia europea dell’ambiente.

Da questa ricerca risulta un preoccupante dato, ossia che l’Italia è al primo posto fra gli Stati UE per numero di morti premature annuali (10.400) da biossido di azoto (NO2). Non solo: è in seconda posizione, dopo la Germania, sia per le morti premature (52.300) causate dal particolato fine (PM2,5), sia per quelle (3.000) dovute all’ozono troposferico (O3) misurato al suolo.

Lo smog nelle città, come specificato da Coldiretti, va attributo alla combinazione di più fattori, dal cambiamento climatico al traffico automobilistico, dal riscaldamento domestico alla ridotta disponibilità di spazi verdi. A quest’ultimo proposito, la maggior associazione di agricoltura italiana mette in luce un dato negativo: la nostra penisola dispone di appena 32,8 metri quadrati di verde urbano per abitante.

«Bisogna intervenire – così Coldiretti – in modo strutturale ripensando lo sviluppo delle città e favorendo la diffusione del verde pubblico e privato con le essenze più adatte alle condizioni climatiche e ambientali dei singoli territori. L’obiettivo è quello di creare vere e proprie oasi mangia smog nelle città dove respirare area pulita grazie alla scelta degli alberi più efficaci nel catturare i gas ad effetto serra e bloccare le pericolose polveri sottili».

Occorrerebbero cambiamenti repentini e significativi soprattutto nelle metropoli, dove i metri quadrati di verde per persona sono sensibilmente meno rispetto alla media nazionale: 6,3 a Genova, 16,5 a Roma, 18,1 a Milano, 22,6 a Torino e 22 a Bologna. Quantità troppo basse, considerando che, come riportato da Coldiretti, una pianta adulta è in grado di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro elimina circa 20 chili di polveri e smog in dodici mesi. Eppure, secondo l’indagine condotta da Coldiretti/Ixe’, l’inquinamento dell’aria che è considerato dal 47% degli italiani la prima emergenza ambientale.

«Il ripopolamento arboreo di parchi e giardini è la chiave di volta ambientale – argomenta la maggiore associazione di agricoltura italiana – di una cintura verde che colleghi il centro delle città con le periferie e raggiunga sistemi agricoli di pianura con il vasto e straordinario patrimonio boschivo presente nelle aree naturali con il progetto “Bosco vivo e foreste urbane” piantando con le risorse del Recovery Fund 50 milioni di alberi nell’arco dei prossimi cinque anni sostenendo due settori chiave per l’Italia come il florovivaismo che conta 27mila aziende e 200mila occupati e quello forestale con 5685 imprese con 7349 addetti».

Il progetto, di Coldiretti e Federforeste, si pone l’obiettivo «di gestire il patrimonio forestale in maniera sostenibile per contribuire al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 favorendo lo stoccaggio del carbonio da parte delle superfici forestali e delle foreste urbane. Un impegno importante anche per assicurare un presidio attivo contro il dissesto idrogeologico, incendi ed altre forme di impoverimento dei territori, contrastare l’abbandono di tale aree e valorizzare la filiera del legno 100% Made in Italy».

Intanto, come riportato da un comunicato stampa di Legambiente Piemonte, l’accordo sul blocco degli Euro 4, firmato dal Ministero dell’Ambiente e dalle quattro Regioni che fanno parte del Bacino Padano (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto), mira a ridurre l’inquinamento e dimostrare a Bruxelles l’impegno italiano nell’evitare di pagare le considerevoli sanzioni legate alla scarsa qualità dell’aria respirata nelle nostre città.

«Applicare queste limitazioni alla circolazione dei veicoli diesel Euro 4 – h affermato Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – si inserisce in una strategia atta a rispondere non solo alle sanzioni dell’UE per gli sforamenti ma anche per una progressiva e necessaria riduzione dei veicoli in circolazione, causa di inquinamento diretto e indiretto anche per usura da sfregamento (pneumatici, freni, asfalto) e ri-sospensione. Il tema più ampio deve essere quello di un nuovo modello di mobilità per rispondere sia alle necessità di una maggior qualità di vita e salute delle persone (proprio come emerso durante l’emergenza Covid 19) sia alle ormai evidenti avvisaglie della crisi climatica in corso».

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