Quando solidarietà fa rima con Marea: la storia di Michela e del suo gruppo solidale
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Genova - Conosco il gruppo Marea da oltre due anni, per puro caso, grazie alla truccatrice del mio matrimonio che è una delle volontarie. Ne sento parlare con un tale entusiasmo che un giorno decido, bimba piccola permettendo, di conoscere di persona Michela Moiso Martire, la responsabile: così, una domenica pomeriggio, recapito nel magazzino del gruppo diverse borse con vestiti e giochi, sia di mia figlia che dei figli di vari amici.
In pochi secondi vengo letteralmente inondata dal calore e dalla parlantina di Michela, che mi coinvolge subito nelle sue attività: chiacchierando, in poco tempo mi ritrovo ad aprire e smistare sacchetti, dividere vestiti per età e stagione e a dare una mano a un’altra volontaria che stava preparando il corredo per due gemellini in arrivo in una famiglia in difficoltà. “Cosa dite, mettiamo anche questo accappatoio con la giraffa? Aggiungi al pacco questa tutina, i primi tempi i cambi non bastano mai. Ah, metti anche questi body, che sono un amore. Uh, i pannolini: prendi due pacchi di questi che sono la taglia 1”.
Quel pomeriggio mi rendo conto del perché, ormai più di quindici anni fa, questo gruppo, inizialmente composto da Michela e da un gruppetto di amiche, ha deciso si chiamarsi proprio Marea: «La marea è un mare che inonda e non si ferma, un’onda di amore e amicizia che tende la mano a chiunque abbia bisogno».
GLI INIZI E LO SVILUPPO DEL PROGETTO
«All’epoca c’erano parecchie case famiglia e molti orfanotrofi a Genova ed era proprio a questi istituti che destinavamo i vestitini e tutto ciò che riuscivamo a raccogliere, facendo passaparola. Oggi aiutiamo chiunque ci chieda una mano: Gaslini, ragazze madri, famiglie, detenuti, volontari di canili e gattili, case famiglia, senzatetto». In questi anni la sede è cambiata: prima si trovava in un garage privato, allestito con armadietti e scaffalature per semplificare la gestione e lo smistamento delle donazioni che via via arrivano. Ora si trova all’interno di un ufficio di Albaro, poco distante dal precedente hub.
CHI SOSTIENE MAREA
Elencare con puntualità tutte le persone e le realtà a cui Marea tende la mano è impossibile, perché l’onda si espande e tocca proprio ogni ambito. Si va dalle famiglie di tutti i quartieri di Genova che si trovano in situazioni di criticità pregresse, insormontabili ancora prima del covid (mamme rimaste sole con due, tre o più bambini, nuclei familiari in cui lavora, saltuariamente, solo il papà, ragazze madri senza lavoro e tante altre situazioni difficili), passando ai detenuti della sezione maschile del carcere di Marassi, a cui, tramite l’associazione Misericordia, vengono ciclicamente donati abiti e accessori da uomo.
In piedi c’è anche la bellissima collaborazione con la Band degli Orsi, con cui s’è instaurato un vivace interscambio di abitini nell’ambito del guardaroba della “tana degli orsi”, che accoglie le famiglie dei bimbi ricoverati all’ospedale pediatrico Giannina Gaslini.
Sempre all’interno del Gaslini, Marea ha raggiunto in varie occasioni anche ABEO, che accoglie bambini affetti da tumore e leucemie. Sono numerose, poi, le case famiglia che necessitano di aiuti concreti come vestiti e alimenti. «Non posso poi dimenticare i numerosi momenti di cooperazione con i taxisti di Genova, tramite i quali siamo riusciti ad arrivare fino ad Amatrice e Posta, inviando pacchi contenenti tutto il necessario per gli sfollati del terremoto».
Marea va in aiuto anche alle case rifugio in cui vengono accolte donne che hanno subito violenza, allestendo guardaroba con ricambi per i bambini e le mamme fuggite all’improvviso da una situazione di maltrattamento. Infine, il gruppo dà sostegno anche ai volontari che si occupano di animali abbandonati: «Siamo in contatto con una struttura privata di Gonnosfanadiga, in Sardegna, ma anche con i tanti rifugi privati e senza sovvenzioni della Liguria, come l’Oasi di Camilla, LAV di Genova e tante altre associazioni».
IL GRUPPO MAREA OGGI
«Per me Marea è come un figlio: amo ogni singola persona che cerco di aiutare, pur avendo la sensazione di non riuscire a fare abbastanza per tutti». E nemmeno durante il lockdown Marea s’è fermata: in quei mesi le richieste erano più sbilanciate sui pacchi alimentari, che Michela e i volontari sono riusciti a recapitare a tante famiglie. Mi racconta, allora, di essere molto grata a suo marito Roberto, con cui lavora: è proprio grazie a lui se ogni tanto riesce a defilarsi dal negozio per portare a destinazione qualche consegna.
«Cercare di togliere qualcosa a te stesso per riuscire a rendere felici gli altri: questa per me è la solidarietà». Non ci resta allora che cavalcare questa marea di affetto e calore, ringraziando Michela per l’intraprendenza e il suo cuore sincero.
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