Grande Ulivo: «Da discarica a luogo di armonia, didattica e accoglienza»
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Imperia - Immaginate di svegliarvi in una stanza appena ristrutturata e di scorgere, nell’aprire gli occhi, un uliveto che circonda l’abitazione. Ora, continuando ad immaginare, potreste valutare di uscire dalla stanza e recarvi a fare colazione e immaginate che tutto ciò che vi viene proposto è stato prodotto dall’azienda agricola che vi sta ospitando. E forse, mentre state assaporando una torta e dell’ottima frutta, nel voltarvi potreste notare gruppi di bambini che stanno seguendo una lezione interattiva sul mondo delle api o sul processo di pulizia delle olive. Vi sono animali che girovagano liberi. Nel godere di tanta bellezza, poi, potreste notare che l’aria che respirate è pulita (anche grazie alla vicinanza del mare), e scoprire che tutto ciò che avete intorno segue il ritmo della Natura, attingendo alle conoscenze della biodinamica.
E a quel punto potreste scoprire che non si tratta di pura immaginazione, ma di un progetto che è realtà: vi trovate a Santo Stefano al Mare (IM) all’interno dell’azienda Grande Ulivo. A presentarci questa realtà è la fondatrice Eleonora che insieme a marito e a due figli hanno creato e gestiscono il tutto.
Come è nato
«Tutto è nato – mi racconta Eleonora – quando nel 2011 mio padre ha deciso di comprare un terreno con un uliveto a Santo Stefano al Mare che contava circa un centinaio di piante. Io e mio marito, insieme ai nostri due figli Elisa e Simone (che avevano undici e cinque anni), all’epoca vivevamo a Rivoli, vicino Torino. In entrambi i nostri lavori si sentiva forte la crisi economica e la necessità di un cambiamento che potesse migliorare la nostra vita e quella dei nostri figli era sempre più impellente. Abbiamo così deciso di prendere tutto e trasferirci nell’abitazione all’interno del terreno che mio padre aveva da poco comprato. L’uliveto era in stato di abbandono, anzi direi una semi discarica: era diventato negli anni un luogo dove scaricavano materiali edili. Abbiamo dovuto fare un enorme lavoro di pulizia. Abbiamo iniziato a trasformare in azienda agricola quel luogo in stato di abbandono, producendo sia olive che frutta e verdure. Abbiamo poi deciso di ristrutturare l’abitazione e, dopo anni di lotte burocratiche, nel 2017 siamo riusciti ad avviare i lavori: in parte è nostra abitazione e in parte sono luoghi per accoglienza turistica. Ora posso dire che la nostra vita non solo è migliorata, ma ci ha aperto nuovi mondi».
Dalla discarica alla biodinamica
Eleonora e Luciano decidono così di vivere all’interno dell’azienda agricola, circondati dall’uliveto e dalle piante che forniscono nutrimento a loro e ai clienti che da loro hanno iniziato a rifornirsi. Ed è proprio questo a far emergere i primi problemi, trasformati poi in un secondo grande cambiamento per la loro vita.
«Il primo anno abbiamo seguito quelle che sono le indicazioni fornite dall’agricoltura convenzionale: usavamo prodotti ritenuti di uso normale. Non avendo nessuno dei due esperienze in campo agricolo, partivamo entrambi da zero e tutto era una scoperta. Abbiamo però capito che non era la strada giusta quando, usando una sostanza che si chiama Lumachina, sui nostri alberi, abbiamo visto entrare in casa il nostro gatto sbandando. Sembrava letteralmente ubriaco».
E così Eleonora mi spiega che ogni qual volta dovevano dare questo prodotto ai loro ulivi per “proteggerli”, lei e la sua famiglia avrebbero dovuto chiudersi in casa per 48 ore e non far uscire i loro animali domestici, per evitare che qualcuno respirasse quella sostanza.
«Per noi era inaccettabile: non poteva essere possibile! Avevamo scelto di cambiare per vivere una vita più sana, goderci la campagna, e ci trovavamo ad essere costretti a non poter uscire di casa e respirare».
E cosi iniziano le ricerche per alternative, per metodi agricoli meno invasivi, meno chimici e più sani per umani, animali e piante. Tra tante informazioni trovate, e incontri fatti, uno in particolare prende la loro attenzione: l’incontro di Fabrizio Daldi (di cui vi abbiamo parlato in questo articolo). Fabrizio racconta loro del metodo biodinamico e dei possibili cambiamenti che avrebbero potuto apportare nella loro azienda agricola: «è stato lui – mi confida Eleonora – a guidarci inizialmente in questo percorso di scoperta. E ora coltiviamo da anni totalmente in maniera naturale, curando i nostri animali attraverso l’uso dell’omeopatia. Stiamo meglio noi e tutto ciò che ci circonda».
L’azienda
Oggi l’azienda conta circa 12.000 metri di terreni ad uso agricolo, in cui produce frutta e verdura, miglio, miele, farro, mais. Parallelamente vi è la possibilità anche di gustare i loro prodotti cucinati nel piccolo ristorante, con la possibilità di accompagnare i piatti ad un birra da loro prodotta, insieme ad altre aziende messe in rete per ottimizzare i costi di produzione attraverso la condivisione dell’impianto.
«Proponiamo nei nostri menù sia piatti vegetariani e vegani, che portate con la carne, accertandoci che siano animali che abbiano vissuto secondo i nostri principi e valori. Vorremmo per questo anche collaborare a creare una rete che possa garantire un trattamento sano e il rispetto che merita ogni animale».
Oltre alla parte alimentare, l’azienda propone un servizio di pernottamento e attività didattiche rivolte principalmente a bambini: «Stiamo progettando percorsi formativi per far conoscere ai più piccoli il mondo delle api e quelle delle olive. Abbiamo visto quanto interesse e bisogno di trasferire passione e conoscenze c’è! E siamo ben felici di esserne parte».
La situazione attuale ha toccato da vicino anche questa bella realtà a conduzione famigliare, ma Eleonora non ha intenzione di abbandonare il sogno: sta infatti per lanciare un nuovo servizio d’asporto e di consegna dei piatti che sino a poco fa poteva servire all’interno dell’azienda.
«Siamo fiduciosi che una nuova serenità ci aiuti. Abbiamo tante idee e speriamo che possano essere apprezzate da tante persone che sono mosse dai nostri stessi valori».
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