Le donne di Vittoria: spezzare l’isolamento per uscire dalla violenza
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La Spezia - Cosa succede se un gruppo di donne sente l’esigenza di attivarsi e fare qualcosa di concreto per combattere la violenza domestica?L’associazione Vittoria è nata a Sarzana nell’estate del 2013 da un bisogno specifico: proprio per dare vita a qualcosa che mancava sul territorio, è stato realizzato uno spazio al femminile che rivendica i diritti delle donne e ne difende la libertà. Creato dalle donne per le donne. Ho conosciuto Nea Delucchi, la presidente e fondatrice, che mi ha raccontato com’è nato e come si sta evolvendo il progetto.
«In un primo momento ci siamo concentrate sulla sensibilizzazione sul territorio e la prima iniziativa è stata proprio una installazione di scarpe rosse in una piazza di Sarzana, in cui ogni scarpa simboleggiava i femminicidi. Ne sono seguiti convegni, presentazioni di libri, flash-mob e progetti nelle scuole che ci hanno dato la possibilità di riflettere e far riflettere molto sull’argomento».
Un lavoro, quindi, partito dalla prevenzione, che s’è poi evoluto verso l’aiuto diretto alle donne stavano subendo violenza. «Una scelta non facile – confessa Nea – perché il percorso formativo non è immediato e perché quello della violenza è un tema delicato, che non si può trattare in modo superficiale e di cui vanno curati anche gli aspetti più trasversali. Nel giro di un anno, però, l’associazione è riuscita a formarsi e, da cinque che eravamo all’inizio, siamo arrivate a venticinque socie solo il primo anno, con tre legali, avvocati che oggi sono formazione di rete sul territorio».
GLI OBIETTIVI
Oggi l’associazione lavora su più livelli, diversi ma complementari: il “telefono amico”, il sostegno psicologico e lo sportello legale. All’altro capo della cornetta due volontarie, formate e con una profonda competenza sull’accoglienza e sulle modalità di interagire con le utenti, supportano chiunque le chiami: oltre a una voce confortante e a parole di sostegno, le operatrici danno suggerimenti su come uscire dal contesto di maltrattamento, analizzandone i rischi.
C’è poi una psicologa che aiuta le donne a prendere consapevolezza sulla situazione che stanno vivendo e l’assistenza legale, utile nel caso in cui la donna desiderasse procedere contro il proprio aggressore. «Dal 2014 a oggi abbiamo ascoltato più di 400 donne e abbiamo attivato una rete con il pronto soccorso locale e con le forze dell’ordine, proprio per poter intervenire anche a caldo, quando avviene la richiesta di aiuto». Quella di Vittoria è un’assistenza H24 e 7 giorni su 7: le volontarie sono preparate anche in merito ai comportamenti da eseguire in caso di emergenza, perché ognuna di loro ha seguito una formazione dedicata.
Al momento, l’associazione è entrata in una nuova fase: da luglio 2020 cogestisce, per conto del Comune di Sarzana, il centro antiviolenza e la casa rifugio di riferimento per i comuni del distretto sociale della Val di Magra.
Grazie al supporto costante di 40 socie, l’attuale team di Vittoria è variegato e formato da operatrici, psicologhe, counselor, legali, pedagogiste, assistenti sociali e mediatrici culturali che lavorano in squadra per offrire supporto gratuitamente alle donne vittime di violenza».
In più, in sinergia con la cooperativa Lindbergh come partner di progetto, Vittoria fornisce anche servizi di orientamento all’autonomia lavorativa e abitativa, step indispensabili per l’effettiva emancipazione e fuoriuscita dalla situazione di violenza.
I TRATTI COMUNI DELLE VITTIME
Nea mi racconta, poi, che tutte le vittime di violenza non hanno autonomia del cellulare, che viene sempre tenuto sotto controllo, cosa che rende ancora più difficile riuscire a chiedere aiuto. Il controllo del telefono le isola completamente anche dalla rete amicale e familiare. La totale dipendenza economica è un ulteriore tratto in comune con tutte le donne che si rivolgono a Vittoria: l’impossibilità di avere controllo del telefono, l’incapacità di mantenere relazioni con amici e familiari e la mancanza di autonomia economica accomunano proprio tutte.
LA SENSIBILIZZAZIONE
Dal 2015 l’associazione organizza corsi di divulgazione, per diffondere informazioni su un tema delicato come quello della violenza di genere. Gli appuntamenti prevedono incontri con le operatrici esperte, che raccontano testimonianze dirette, le psicologhe, che affrontano il concetto di violenza in tutte le sue sfumature psicologiche, e le avvocatesse per gli aspetti legali.
UN FENOMENO SOMMERSO
Se della violenza sulla donne ci sono dati che ne testimoniano il triste radicamento, della violenza sia fisica che psicologica che subiscono gli uomini se ne sa poco, perché l’uomo che subisce violenza da una donna teme di venire schernito. I numeri sono drasticamente inferiori, ma Nea mi racconta che c’è un notevole sommerso in merito allo stalking e agli atti persecutori nei confronti degli uomini: al momento si tratta di un qualcosa che non è ancora stato approfondito nemmeno dal punto di vista sociologico. Le dinamiche sono senza dubbio differenti, ma a tenere nascosto questo tipo di eventi sono gli stereotipi sul contrasto sesso debole e sesso forte, così insiti nella nostra cultura. Tuttavia, anche l’atto persecutorio procura stati di profondo stress e paura che nell’uomo emergono, anche se in maniera diversa.
Anche da parte di coppie omosessuali sono arrivate richieste di aiuto: questo è un fenomeno nuovo, anche se prima ancora di chiamarlo tale andrebbe approfondito per numeri e strategie d’intervento. «Abbiamo aiutato uomini vittime di altri uomini o donne vittime di carnefici donne: in questi casi, abbiamo constatato che la violenza non fa che aumentare la vergogna e l’ulteriore isolamento delle vittime». Vittoria è un’associazione preziosa, che sostiene, che sa ascoltare e che riesce a far uscire da situazioni critiche chiunque si trovi in difficoltà.
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