22 Gen 2021

Il cammino che ai tempi del Covid trasforma il turismo lento in nuova economia

Scritto da: Lorena Di Maria

Alberto Conte, fondatore del Movimento Lento, ci racconta l’esperienza di successo del cammino di Oropa che ha realizzato in Piemonte e che, dall’inizio della pandemia, ha visto triplicare il numero dei camminatori sul suo percorso. La sua esperienza ci dimostra che non tutte le notizie che il Covid-19 porta con sé parlano di catastrofe e distruzione, ma alcuni progetti sono in grado di creare reazioni positive, per rimettere in piedi il nostro Paese e facendolo camminare di nuovo.

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Biella - Sognare e progettare un mondo in cui le persone possano viaggiare a piedi o in bicicletta, promuovendo la cultura dello “slow travel” come nuova filosofia. L’emergenza Covid-19 non ha fatto altro che ricordarci ciò che, a causa dei nostri stili di vita, da lungo tempo ci eravamo dimenticati: la bellezza di esplorare ed esplorarci facendo sì che il cammino diventi un vero atto di responsabilità individuale. Camminare insieme, camminare in solitudine, camminare nei luoghi che in pochi frequentano, ma sempre e comunque camminare.

Di questo ci parla Alberto Conte, vecchio amico di Italia che Cambia e fondatore del Movimento Lento, che in territorio biellese, in Piemonte, ha progettato Il Cammino di Oropa. Un nuovo itinerario di successo realizzato con un bassissimo budget, che durante questi mesi di emergenza sanitaria ha visto più che triplicare il numero dei camminatori a piedi. Si tratta di un esempio eccezionale che vi racconteremo a breve ma, per apprezzarlo in tutta la sua bellezza, dobbiamo prima fare qualche passo indietro.

Alberto Conte, come ci ha raccontato, ha lavorato come ingegnere per una multinazionale per lunghi anni ma, arrivato ai vertici di una rapida carriera, si è trovato a vivere una crisi personale, rendendosi conto che quella non era più la strada che faceva per lui. Così ha deciso di seguire la sua passione più grande: viaggiare.

Prima di pensarci troppo, Alberto ha mollato tutto e ha iniziato a realizzare questo sogno, creando “Itineraria”, un’azienda specializzata nella valorizzazione dei percorsi a piedi e in bicicletta con l’utilizzo di nuove tecnologie applicate allo slow tourism, occupandosi di consulenze per la progettazione di nuovi itinerari in giro per l’Italia.

«Ad oggi abbiamo perso il conto di quanti km tracciati, rilevati con gps, siti web e applicazioni abbiamo creato». E così, coordinando un network di professionisti e aziende che collaborano su progetti specifici, Itineraria è diventata nel tempo un punto di riferimento in questo settore in tutt’Italia. Possiamo dire, insomma, che Alberto abbia inventato un mestiere, quello dei “creatori dei cammini” e, dopo essere stato il primo tecnico a tracciare la via Francigena in Italia, si è specializzato in numerosi altri percorsi.

Per incentivare la divulgazione in ambito culturale del viaggio lento, alla fine del 2010 ha creato il marchio “Movimento Lento”, che nasce come associazione che ha l’obiettivo di diffondere il viaggio responsabile come vero e proprio stile di vita. Insieme a sua moglie Susanna ha abbandonato Milano per iniziare una nuova vita a Roppolo, in provincia di Biella. Affascinato dalle bellezze di questo territorio, ha acquistato una cascina che è diventata la Casa del Movimento Lento.

«Nel 2019 abbiamo progettato dal basso e con un budget minimo un cammino tutto nostro, che porta al Santuario di Oropa. Il primo anno ha visto il passaggio di circa 300 persone ma quest’anno, tra corsi annullati e camminate posticipate, si prospettava un’annata difficile, poiché l’emergenza sanitaria ha messo a dura prova le nostre attività».

La sorpresa straordinaria però, è avvenuta proprio nel 2020 quando da maggio, alla fine del lockdown, i pellegrini sono più che triplicati, raggiungendo 1.100 persone sul cammino e facendolo diventare il percorso italiano che è cresciuto di più. «Pensavamo questa sarebbe stata un’annata disastrosa ma così non è stato».

Di questa magica impresa ne ha parlato anche il The Guardian in un articolo, definendolo come uno dei 10 cammini consigliati in Italia. Si tratta di una bellissima sorpresa, che ha fatto intravedere uno spiraglio di luce in un momento di grande buio, ma come ci ha raccontato Alberto, non è stata poi così inaspettata.

Infatti, il Covid ha accelerato un processo che era già in atto da tempo. Un fenomeno che sta avvicinando pian piano le persone a dei valori fondamentali: prendersi il proprio tempo, dedicarsi a se stessi e al rapporto con gli altri, oltre che vivere un senso di comunità condividendo esperienze. «La sensazione di compressione che abbiamo vissuto durante il primo lockdown e la dilatazione dei tempi hanno creato un effetto a molla: appena le persone sono uscite “dalla gabbie” hanno voluto riavvicinarsi alla natura, alla libertà, a se stesse. È stato spontaneo, per queste persone, mettersi in cammino».

Mai come nel periodo del primo lockdown si è compresa l’importanza di camminare. E le riflessioni di Alberto ci danno grande speranza: «Abbiamo visto tantissime nuove persone mettersi in cammino. Delle 1.100 che sono passate di qua, circa la metà erano al loro primo itinerario e questa è stata per noi una grande emozione e una grande soddisfazione perchè significa che abbiamo centrato perfettamente il nostro obiettivo, ovvero avvicinare al cammino persone che non lo avrebbero mai fatto».

Del totale di pellegrini che hanno intrapreso il cammino di Oropa, circa un 60% sono state donne. Donne in cammino, che testimoniano, proprio come ci spiega Alberto, che si sta diffondendo una nuova modalità di camminare, non più basata sulla prestazione e sul mettersi alla prova fisicamente, quanto piuttosto sulla necessità di lavorare su se stessi.

La maggior parte di viaggiatori sono giunti sul Cammino di Oropa da regioni quali Lombardia, Emilia Romagna, Friuli, Toscana e Liguria. Un dato molto interessante è che proprio dalle aree più colpite dal Covid come Bergamo o Brescia è giunto il grosso degli arrivi.

In collaborazione con l’associazione locale degli Amici della Via Francigena e con una minima spesa, il cammino ideato da Alberto parte da Santhia e conduce alle bellezze naturalistiche, storiche e architettoniche del biellese. Attraversando un pezzo della via Francigena permette di ammirare la serra morenica di Ivrea per giungere al castello di Roppolo, immerso nel paesaggio del lago di Viverone. Proseguendo per il Monastero di Bose, aiuta a ricaricarsi dall’energia del bosco e, attraversando punti panoramici e saliscendi, porta, infine, al Santuario di Oropa, meta ambita da pellegrini, viaggiatori e turisti.

La manutenzione del sentiero è gestita da gruppi di pensionati che nel tempo libero hanno deciso di prendersene cura dedicandosi alla sua pulizia e testimoniando il forte impatto sociale che ha il cammino nel coinvolgimento della comunità. Il territorio biellese diviene così una sorta di laboratorio dove Alberto sperimenta e progetta nuove esperienze per esportarle in altri luoghi in Italia.

«In questi anni stiamo creando un’utilissima rete per la valorizzazione locale che ora conta una cinquantina di organizzazioni: operatori dell’accoglienza come piccoli bed & breakfast, locande e affittacamere, ma anche associazioni e amministrazioni. Insieme stiamo costruendo una rete territoriale, tracciando dei percorsi che intersecano il cammino di Oropa con le realtà uniche che si trovano sul territorio».

Uno degli aspetti più interessanti è che Alberto, con il suo Movimento Lento, sta puntando sulla tecnologia per dare al singolo la possibilità di utilizzare un efficiente sistema di servizi a supporto del viaggio individuale, utile soprattutto nell’era Covid, che impone limiti ai viaggi in gruppo. Ad esempio, sta creando un ufficio prenotazioni tramite il quale le persone, anche le più inesperte, possono prenotare l’intero cammino, proprio come farebbe un tour operator. Offrono vacanze slow stanziali mettendo a disposizione le ebike e una applicazione  che porta gli esploratori a scoprire i produttori locali, avvicinando le realtà legate a Slow Food (come nel caso di Slow Food Travel) allo Slow tourism e mettendo in rete tutta la filiera.

«Noi cerchiamo di mettere a disposizione gratuitamente le nostre tecnologie e ciò sta consentendo ad altre realtà, che hanno avuto difficoltà, di svilupparsi meglio. In questo modo dimostriamo che una realtà come la nostra, quando si apre veramente al territorio, può dare forza ai progetti che già esistono. Quello che vivo è un forte radicamento al territorio biellese ma soprattutto sento un grande debito di gratitudine perché, oltre a essere il luogo dove ho realizzato il mio progetto, è anche uno dei primi luoghi che ha creduto in me».

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