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Che pedalare faccia bene alla salute, nostra e della Terra, non è certo una novità. Ma la bicicletta, così antica e allo stesso tempo simbolo di innovazione e di futuro, può talvolta diventare anche un preziosissimo strumento di conoscenza di sé, comunicazione di valori e, perché no, anche una terapia. Lo sa bene la giovane messinese Elena Giardina, economista ambientale, giornalista ed istruttrice di mountain bike, che circa quattro anni fa ha fondato Bike Therapy.
«Mi sono laureata in Economia del Turismo e dell’Ambiente, per poi trasferirmi a Torino e svolgere vari lavori in ambito ambientale per vari enti e aziende e poi ho lavorato molto come accompagnatrice cicloturistiche e il mio ultimo incarico è stato project manager nel campo dei rifiuti, del riciclo e della comunicazione ambientale», ha raccontato Elena.
«Bike Therapy è stato un modo per mettere insieme tutte queste esperienze e competenze e promuovere attraverso la bicicletta una filosofia del benessere individuale, mente e corpo, in empatia con l’ambiente, innescando così un cambiamenti di consapevolezza».
E se già negli anni torinesi Elena era solita abbinare ai giri ciclistici proposti delle tematiche di riflessione – dalla letteratura fino all’educazione ambientale – nel tempo l’abitudine a sperimentare abbinamenti ed esperienze provenienti da ambiti diversi si è radicata sempre di più.
Bike Therapy, infatti, si propone di costruire ed intrecciare un metodo del benessere legato a pratiche varie e multiformi – contatto con la natura, forest bathing, ecologia, ecosofia, manualità nel riparare la propria bicicletta e nel riciclo delle sue parti.
«A Messina, mia città natale, ho disegnato assieme ad un agronomo un percorso in città volto a far conoscere gli alberi monumentali e la natura presente in città, così da stimolare una maggior cura verso quella natura prossima che talvolta rischiamo di non notare e fornire delle piccole ancore di salvezza quotidiana, capaci di riportare la nostra attenzione alla bellezza.
A settembre di quest’anno, invece, mi sono accordata con Vincenzo Citto, un maestro di yoga, e insieme abbiamo proposto un giro cittadino che mettesse assieme la pedalata all’attenzione verso il respiro. Nelle varie tappe realizzate proponevo la descrizione dei luoghi e la riflessione su di sé e il contesto che ci circondava, Vincenzo nel frattempo indicava esercizi respiratori e allungamenti, che abbiamo svolto osservando il mare e la città con occhi diversi, ed il giro si è concluso con l’arrivo ad un parchetto cittadino ed una pratica di yoga con i piedi a terra.
È stata una bella esperienza. Spesso quando si tratta di pedalare scatta un po’ l’idea della performance. La bicicletta, però, non è solo sport, ma anche uno sfogo attraverso il quale ognuno di noi, con il proprio passo, con la propria lentezza, con la propria velocità, con il proprio respiro, può rigenerarsi», ha riportato Elena.
«In passato, con varie associazioni torinesi ho proposto un laboratorio che ho ideato per le scuole, “Naturalmente in Bicicletta”, che si sviluppava in varie direzioni. Facevamo conoscere la mobilità sostenibile, proponevamo piccole esperienze di ciclomeccanica e di riciclo creativo – con i copertoni e le camere d’aria delle biciclette, per esempio, si possono realizzare cinture, collane e bracciali, che assieme all’artista ICS già propongo con il marchio di e-Tires. C’è quindi un elemento di economia circolare. E ovviamente, laddove è possibile, ci sono i giri in bicicletta, nei quali educo anche alla sicurezza stradale e alla lettura dei segnali.
Con Bike Therapy, nei prossimi mesi, vorrei portare avanti questi laboratori in collaborazione con l’associazione GreenTo, continuando a proporli nelle scuole, e affinare la mia proposta anche per le comunità di recupero e per le persone in stato di fragilità, offrendo così loro uno strumento in più per riacquistare fiducia», ha spiegato Elena.
È invece già attiva la campagna #PedalaxlaTerra, che sfida i ciclisti e non solo a raccogliere i rifiuti abbandonati a terra – mozziconi di sigarette, imballaggi di plastica, mascherine e quant’altro – postando una foto sui social con l’hashtag #pedalaxlaterra e gettando poi quanto trovato negli appositi contenitori. Plastic Free Sicilia e il Parco Ciclistico dell’Etna, ad oggi hanno già sposato la campagna. E voi cosa farete? Passaparola e #pedalaxlaterra!
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