Seguici su:
Torino - Se dovessi trovare tre termini chiave che definiscono la Fondazione Paideia direi: inclusione, approccio attento alla famiglia e integrazione di componenti diverse al fine di creare una dimensione unica. Questo perchè la Fondazione è da molti anni un punto di riferimento a Torino e si impegna affinchè nessuna famiglia possa sentirsi sola e nessun bambino escluso. Specialmente nel momento di emergenza sanitaria che stiamo vivendo, che porta ad aggravare ancora di più situazioni familiari difficili, il suo contributo risulta fondamentale, in quanto fornisce vicinanza e aiuto sul territorio. Ci racconta il progetto Fabrizio Serra, direttore della Fondazione.
Come nasce la Fondazione?
La Fondazione nasce nel 1993 come struttura organizzata volta a svolgere delle attività filantropiche a servizio delle persone. Nel tempo è diventata un ente erogativo e via via più operativo destinato prevalentemente a valutare proposte e progetti e a renderli sostenibili.
Cos’è l’approccio centrato alla famiglia?
E’ il modello di cui si avvale Paideia nello svolgimento di tutte le sue attività. Tra queste c’è il filone delle famiglie con disabilità ovvero con bambini disabili. Il family center approach considera ad esempio ciò che la disabilità genera in termini di impatto sulla famiglia. Qualunque tipo di intervento è indirizzato non al singolo ma al contesto in cui egli è inserito: la famiglia. La nascita di un bambino disabile determina infatti un cambiamento profondo nella famiglia che non è circoscritto solo alla persona con disabilità ma che coinvolge tutti i membri familiari. Proprio dalla gestione del tempo e della quotidianità di queste famiglie nascono tutte le attività di Paideia.
Come promuovete l’inclusione?
Questo è un importante elemento a cui la Fondazione mira. Grazie alle attività sportive che proponiamo al Centro Paideia si possono frequentare attività di carattere musicale o laboratori creativi. Nel centro Paideia le si sperimenta perché il centro stesso è una realtà accessibile indistintamente a tutte le famiglie, anche in termini di proposte offerte. Così la disabilità diventa un incontro aggiuntivo: chi viene al centro per un laboratorio creativo incontrerà altri bambini e da questo scambio può nascere la consapevolezza di quanto sia faticoso gestire la quotidianità di un bambino e di quanto lo sia ulteriormente per una famiglia che deve misurarsi coi limiti che la disabilità genera.
L’inclusione è possibile grazie a uno dei progetti a cui sono più affezionato, cioè le estati Paideia. Dal 2001 alle famiglie dei bambini con disabilità è offerta una vacanza di una settimana con lo scopo di permettere a tuta la famiglia un’esperienza di relax (in cui non ci sono educatori o psicologi) con il supporto di alcuni volontari. Questa attività ha avuto grandi ricadute nel tempo ecco perché continuiamo ad investire su di essa.
In che modo favorite l’interazione tra realtà diverse?
L’approccio adottato in Paideia è di integrare e rendere possibile insieme un percorso multi disciplinare e muti professionale attraverso una squadra composta da psicologi, assistenti sociali, educatori. Questi concorrono a garantire un’assistenza ad ampio spettro e gratuita tramite counselling, supporto alla genitorialità e realizzazione di gruppi per fratelli e per nonni di bambini affetti da disabilità e gruppi di gestione dello stress da accudimento.
Come è articolata la fondazione?
Negli anni si è strutturata sempre di più: oggi c’è la Fondazione Paideia, il centro Paideia che è un’impresa sociale e gestisce tutta la parte sanitaria (prestazionale, logopedica, neuropsicomotoria sull’autismo e la parte sportiva). Poi c’è Paideia Sport, società sportiva dilettantistica senza scopo di lucro che ha le sue finalità in area sportiva. Infine, c’è la Fattoria Sociale Paideia (altro ente di emanazione di Fondazione Paideia) che coinvolge in totale settanta persone: 20 lavorano in Fondazione, le altre nei settori sanitario, sportivo e agricolo, mentre circa 300 volontari ci aiutano a realizzare i nostri obiettivi.
Questa è in sintesi la Fondazione, una realtà per tutta la famiglia senza nessuna distinzione o eccezione e in cui sono coltivati i valori dell’inclusione e della diversità. Un luogo in cui si agevola l’incontro con realtà diverse tra loro perché, come ci dice, Fabrizio «è l’incontro tra le persone che rende possibile il cambiamento».
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento