Le Immersioni Forestali e il ruolo della Natura nell’epoca contemporanea
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C’era un tempo, all’emergere della nostra coscienza come esseri senzienti su questo pianeta, in cui gli esseri umani non erano nettamente distinti dal resto del mondo, ma erano Esseri che interagivano con altri Esseri. Roberto Calasso, nel suo libro “Il Cacciatore Celeste”, definisce quest’era “il regno della metamorfosi”, una dimensione storica, antropologica e di coscienza in cui cose, animali e uomini esistevano e si relazionavano in distinzioni mai nette e sempre provvisorie.
La conoscenza metamorfica, ossia la disponibilità del conoscente di farsi trasformare dal conosciuto e, attraverso questa trasformazione, acquisire nuove consapevolezze e nuove modalità d’esistenza, è stata una delle prime forme di conoscenza, ancora oggi perpetrata dai popoli nativi animisti. Tale forma di conoscenza è rituale, estatica, sacra; è parte integrante della modalità di percepirsi e percepire ciò che ci circonda ed è sia intima che collettiva. È una forma di conoscenza che rinsalda e rinnova il legame profondo tra il conoscente e il conosciuto, fino a che il conoscente non si percepisce nella medesima entità del conosciuto, pur nella distinzione.
In questa forma di conoscenza, la Natura e i suoi fenomeni non sono meri oggetti, ma interlocutori onnipresenti da cui dipende la propria sopravvivenza fisica e culturale. Un mondo spirituale ricchissimo di entità invisibili e forze potenti pervade questa forma di conoscenza, ben consapevole che il dispiegarsi del Cosmo risponde a leggi non percepibili, ma esperibili. Il confine tra regno animale, vegetale e minerale in questa visione non è così sensato come a noi potrebbe sembrare. Le montagne hanno una loro vita, la Terra tutta (Madre!) ce l’ha. E tutto ha un ruolo, un messaggio. Tutto è un simbolo, cioè una parte (visibile) di altro (invisibile).
La Natura è quindi un principio ordinatore e un maestro. Agli esseri umani il compito di comprendere, proteggere, mantenersi nell’equilibrio e salvaguardare questa dimensione metamorfica e profonda, etica e affettiva, attraverso pratiche, cerimonie, miti, narrazioni e la trasmissione delle sapienze. “Là dove invece esiste un Io provvisto di compartimenti stagni e presunto padrone del suo recinto, né estasi né possessione sono più ammissibili. Ma al tempo stesso si restringe enormemente l’area del conoscibile, o anche solo dell’esperibile. Molti ne furono fieri, ma non è chiaro perché”. (R. Calasso, 2016)
La nostra attuale modalità di conoscenza della Natura è assai distante da questo ancestrale approccio. Oggi abbiamo libri e computer, ricerche scientifiche, un’enorme mole di discipline tassonomiche e nozionistiche. Passi enormi sono stati fatti dalla scienza in tutti i campi, a costo però di “oggettivare” la Natura, farne qualcosa di separato da noi. Tale separazione, oltre che è illusoria, è triste, impoverente. Ci priva di quell’universo profondo di evocazioni, insegnamenti ed esperienze con la Natura che ha caratterizzato la nostra storia evolutiva per milioni di anni. E da ormai svariati decenni ce ne stiamo rendendo conto.
Tornare ad abbandonarsi alla Natura, a contemplarne le infinite espressioni, a coglierne il senso profondo e l’intimità che quel senso ha con la nostra vita, è bisogno crescente. Restituire senso estatico alla relazione con la Natura significa restituire senso e vastità ai nostri gesti, restituirli alla Madre, rileggerli e riformularli anche in questa chiave.
Dove sussistono senso estatico ed esperienza di reciprocità, di corrispondenza: nella relazione con la Natura non c’è spazio per lo spreco, l’inquinamento, la violenza. Il senso estatico è dato dall’esperienza di unione, di metamorfosi; dalla capacità di calarsi sempre più profondamente in ciò che si sta vivendo con la Natura, senza perdere la propria identità, ma iniziando a viverla in modo differente, più espanso e fluido.
Nell’epoca contemporanea la Natura ci salva dall’inaridimento spirituale ed emotivo, tornando a offrirsi quale sorgente di ispirazione e creatività, di sollievo e rigenerazione emotiva, dimora di divinità e spiriti, di scoperte inesauribili e spazio di benessere. Una Natura, questa, non passiva e oggettuale, ma soggettiva e vibrante, che viene letteralmente verso di noi, che entra dentro di noi, e in noi promuove una serie di trasformazioni.
Riscoprire questa dimensione della relazione con la Natura, e coltivarla, significa, oggi, dedicarsi ad attività progressive di Immersione Forestale, in cui la contemplazione, la lentezza, l’apertura dei sensi, la meditazione, le pratiche psicomotorie, lo yoga e altre pratiche affini svolte in Natura possano risvegliare i nostri sensi atavici sopiti e accompagnarci nella liberazione di quelle comprensioni e di quelle intuizioni che altrimenti sarebbero condannate all’oblio.
Eppure, proprio in questo periodo storico abbiamo bisogno di comprensioni e intuizioni divergenti rispetto allo status quo, se vogliamo nutrire un mondo diverso. Dal punto di vista più specificatamente legato al benessere e alle politiche sanitarie, la mole di ricerche prodotte ormai evidenzia senza ombra di dubbio quanto la sola esposizione a contesti intensamente vegetati riduca l’incidenza di un numero notevole di patologie, accelerando i processi di guarigione e recupero funzionale, ma anche diminuendo i comportamenti antisociali e l’aggressività.
Diffusione delle pratiche di Immersione Forestale (1) da un lato e incremento del verde urbano dall’altro, rappresentano oggi una straordinaria leva non solo di cura della propria salute, ma anche di crescita personale e tutela sanitaria collettiva, nonché di spontanea rigenerazione di cultura ecologica. Una cultura ecologica non nozionistica, ma esperienziale.
Personalmente, propongo nelle mie Immersioni esperienze molteplici di cerimonie, pratiche sapienziali e rituali, poiché ritengo prezioso il patrimonio lasciatoci dai nostri ancestors: un patrimonio in grado di toccare le corde profonde del nostro essere e aprirci all’esperienza del sacro e del numinoso in alleanza con la Natura. In questo modo, affianco all’esperienza di beneficio organico e psichico anche l’esplorazione di alcune pratiche ancestrali che hanno attraversato i millenni conservando le chiavi per l’espansione di coscienza, in nome di un’alleanza con la Natura che esiste dalla notte dei tempi.
Ma la bellezza e significatività, l’utilità e le potenzialità delle Immersioni Forestali sulla nostra salute, sulla qualità della vita e sulla rigenerazione del nostro rapporto con Madre Terra Gaia, non si esauriscono nel mio personale approccio, tutt’altro: in funzione delle proprie curiosità, dei propri bisogni e del percorso che si sta compiendo, la varietà delle Immersioni Forestali è a disposizione di tutti. La Natura è a disposizione di tutti. Di tutti è Madre, Sorgente, Casa.
Dall’affiancamento terapeutico per specifiche situazioni, all’educazione nel bosco; dalla documentazione scientifica alla pratica quotidiana di rigenerazione psico-fisica; dal risveglio sensoriale alla progettazione di spazi e habitat verdi; dallo studio dell’intelligenza vegetale alla pratica antistress; dalla riconciliazione con il mondo Naturale alla Coscienza Vegetale… il mondo delle Immersioni Forestali è ampio e variegato. Non resta che iniziare, da qualche parte, a guardare la Vita che freme e ci circonda, ovunque, e iniziare a sentire che tutta quella Vita anche qui, dentro di noi. Siamo organi della stessa creatura, fatti della stessa sostanza, animati dalla stessa energia, figli delle Stelle.
La Natura ci sta chiamando. Desidera ardentemente tornare ad essere viva dentro di noi, e non mutilata nei laboratori e nelle discariche. Ciò che facciamo a lei, è ciò che facciamo a noi.
- Le immersioni in foresta rappresentano il fulcro delle attività di l’A.I.Me.F., l’Associazione italiana di Medicina Forestale, nata per far conoscere la Forest Therapy in Italia.
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