Frantoio Ghiglione: la trasformazione di un uliveto da tradizionale a biodinamico
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Imperia - Girando per le vie delle cittadine spesso mi capita di veder comparire piccoli negozi o grandi spazi commerciali che dopo pochi mesi scompaiono con la stessa velocità con cui erano comparsi. Si tratta spesso di grandi marchi in franchising, che provano a vendere i loro prodotti in cittadine diverse, in vie diverse.
E ogni qual volta li vedo scomparire, mi vien da chiedermi cosa vi è dietro a tutto ciò, quanti costi, quanto lavoro di chi c’è dietro alle vetrine, di quanta fatica è costato. E mi spaventa abituarmi a questo monta/smonta e forse proprio per questo apprezzo ancora di più chi c’è, esiste, da anni, in alcuni casi decenni, in pochissimi da generazioni. Sì, perché non credo sia solo esclusivamente una questione di tempo, ma di ciò che comporta: tutto è in cambiamento, le regole del commercio cambiano alla velocità della luce, le esigenze delle persone sono in continuo mutamento e riuscire a mantenere un‘identità imprenditoriale e allo stesso tempo adattarsi al contesto circostante è quanto in pochi riescono a fare con successo, riuscendo non solo a sopravvivere, ma anche a migliorarsi e mutare in meglio!
Succede solo in pocchissimi casi e sono ancora più rari i casi in cui non solo l’azienda riesce ad essere al passo con i tempi, ma persino ad anticiparli. Una di queste realtà che ho conosciuto è il Frantoio Ghiglione.
Breve storia
Il frantoio nasce nel 1920 dall’amore di Giuseppe Ghiglione per la sua terra e in val Prino, in provincia di Imperia, aprì il suo primo frantoio. Le generazioni della famiglia a seguire continuarono a mantenere viva l’attività implementando e modernizzando la produzione, il raccolto e la trasformazione dei prodotti. Il prodotto per eccellenza, con cui il frantoio si è fatto conoscere nei decenni, è sicuramente l’olio di oliva extravergine. Ad oggi l’azienda, condotta da Anna Maria e Gianfranco Ghiglione, conta circa quattromila piante, coltivate in diversi appezzamenti.
La trasformazione
L’azienda ha festeggiato quest’anno i cento anni dalla sua nascita, ma vi è una seconda data che segna la vita del frantoio: circa dieci anni fa, infatti, è iniziato il processo di trasformazione da agricoltura convenzionale a biologica. «Il tutto — mi raccota Gianfranco— ha avuto inizio circa 25 anni fa, quando conobbi il dottor Alesssandro Solerio durante una presentazione e rimasi molto colpito da ciò di cui parlava, anche se all’epoca non aveva ancora gli strumenti per capire fino in fondo tutto. Ma ne capii il senso: sentii parlare di vita, di connessioni tra esseri umani, animali e piante. Nei mesi e anni che seguirono iniziai così, anche grazie al suo aiuto, a fare esperimenti, a vedere come le piante rispondevano se aiutati da prodotti non chimici, ma che donavano invece loro vita.
Mi sono messo a studiare, partecipare a convegni, presentazioni e ho cercato di comprendere sempre di più. In questo decennio abbiamo così trasformato gran parte della produzione agricola in biologica e da circa tre anni utilizziamo anche il metodo biodinamico per rivitalizzare i nostri terreni, dinamizzando l’acqua che utilizziamo».
Nel raccontarmi questo importante passaggio di trasformazione della sua produzione traspare nella sua voce tutta la sua passione e l’amore che ha verso ciò di cui si occupa. Gianfranco sta andando avanti nella sua ricerca per cercare giorno dopo giorno di migliorare le condizioni di vita delle sue piante, dei suoi prodotti, ma anche della salute sua e di chi ruota intorno alla sua azienda: «Tutto ciò che diamo alle piante che coltiviamo, lo stiamo dando anche a noi, e tutte le forme di vita vicine. Per questo è fondamentale pensare sempre alle conseguenze di ciò che facciamo. Da qualche anno inoltre sto approfondendo anche il campo dell’informatizzazione dell’acqua e delle onde vibrazionali. Sono certo che sono tantissime le cose che ancora non sappiamo e c’è un mondo intero pronto a mostrarci, attraverso la natura, come possiamo prenderci cura di noi stessi, e del mondo naturale che ci circonda».
Il Frantoio
«ll Frantoio Ghiglione ha la propria sede storica in val Prino, tra le colline lambite dal vento marino. Qui la coltivazione dell’ulivo si diffuse per opera dei monaci benedettini. L’olio, infatti, ha scritto nei corso dei secoli la storia di Dolcedo. Ancora oggi, inoltrandosi tra le mulattiere, i carruggi in pietra e le campagne terrazzate si respira la cultura alimentata nei secoli da questo prodotto. Dolcedo è consapevole di questo tesoro: come uno scrigno ne custodisce gelosamente l’anima. Grazie alle mani sapienti dei mastri oleari del Frantoio Ghiglione quest’anima si svela».
Il coraggio è nel continuare ad evolvere, cambiare, migliorarsi. Ed il lavoro quotidiano di Gianfranco e del frantoio che conduce ne sono un valido esempio.
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