Il Santuario degli Erbivori e il sogno di una comunità in simbiosi con la natura
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Per decine di anni la sua famiglia ha allevato bufali sulle Alpi. Un allevamento come tanti, che garantiva eccellenze gastronomiche come il latte di bufala, che venivano servite nel ristorante che nel frattempo era stato realizzato all’interno della fattoria, diventata ormai azienda agrituristica e centro di valorizzazione dei prodotti locali.
Eppure Simone non era convinto di quella scelta e, passo dopo passo, ha cominciato a cambiare il volto di questa attività: «Abbiamo chiuso il ristorante e abbiamo persino smesso di produrre formaggio. Oggi i bufali non rischiano più di essere mangiati e le madri possono nutrire i piccoli senza che venga sottratto loro il latte. Mio fratello Walter e io abbiamo fatto una scelta etica di libertà che consideriamo come un atto necessario».
Il volto della fattoria oggi è cambiato radicalmente e la missione è salvare tutte le creature senza più rubare il loro latte e senza ucciderle. «Ora stiamo realizzando una nuova struttura che produce verdure, frutta, grano e humus per i giardini della città. Questo sogno si chiama “Fontana Buna” e ha un costo, per questo siamo raccogliendo dei fondi per nutrire i cavalli e i bufali dell’ex allevamento, mantenendo i bufalini insieme, permettendo alle madri una vita felice con i piccoli».
«Io è mio fratello siamo consapevoli di aver preso la decisione più giusta – prosegue Simone –, ma è molto dura scegliere quando si ha una mandria di bufali e un branco di cavalli, bocche e cuori da sfamare. Quando abbiamo deciso il cambio di strada, speravamo che ci sarebbe stata più solidarietà da parte del mondo vegano, anche se sinora non ce n’è stata come pensavamo. Allora abbiamo ripensato a come è cominciato tutto, abbiamo rispolverato il progetto iniziale di ripopolare le Alpi e tutti quelle terre un tempo abitate dalle famiglie contadine. Oggi ci siamo ancora noi e le due mandrie».
Nel 2018 è nato il Santuario degli Erbivori Fontana Buna, progetto di Occupy Italy Animals, onlus di Cortona (AR) impegnata per la difesa degli erbivori. La sua missione è uno sviluppo sostenibile «attraverso la consapevolezza che gli animali ci forniscono il loro aiuto restituendoci il contatto con l’ecosistema presente in un ambiente naturale. Dobbiamo recuperare la consapevolezza di essere partecipi alla liturgia ecosistemica».
All’interno della struttura è anche possibile fare attività di volontariato: «Li abbiamo chiamati “gruppi di azione” – spiega Simone –, i partecipanti elaborano un progetto d’azione sulla base delle esigenze del momento. Ai volontari chiediamo di aderire al gruppo chiediamo oltremodo responsabilità, creatività, coesione sociale, passione corresponsabile e di perseguire il benessere condiviso. Un esempio può essere il restauro del giardino oppure la raccolta dei frutti di stagione e dei rami secchi, la catalogazione delle famiglie ecosistemiche presenti, la gestione delle strutture ricettive, la cura degli animali, la realizzazione di staccionate o le missioni di sostegno alle fattorie dell’Ecovillaggio Case Sparse».
Ma non è tutto. L’ambizioso progetto finale prevede la creazione di una rete di dodici santuari. Chiediamo a Simone di raccontarci come sta procedendo: «Da circa sette anni ci siamo messi in movimento per la creazione del volano di dodici poderi Ekosistem: Fontana Buna, Alpe Baretino e altri poderi ancora da realizzare. Siamo partiti con un piccolo nucleo di tre bufali e due cavalli, ci siamo insediati in una fattoria pubblica – Alpe Baretino, appunto, che giaceva in stato di semi abbandono – pagando con un affitto modico e, con la partecipazione del Comune, abbiamo iniziato a restaurarla. I campi erano incolti e l’erba sormontava il pattume secco, incolto degli anni precedenti».
Questa iniziativa rappresenta ottimamente la storia e la filosofia del progetto: combattere il cambiamento climatico, migliorare il rapporto tra natura ed esseri umani, lavorare con la biodiversità e ripopolare le aree agricole per combattere la povertà. «Volevamo adattarci completamente alla natura», aggiunge Simone proseguendo il suo racconto. «Siamo saltati sul sentiero camminando circondati dalla vegetazione e, una volta arrivati in vetta, il paesaggio ha fatto al nostro caso. Guardando la situazione, ho pensato che il miglior alleato doveva essere la biodiversità e ho iniziato a stringere un Patto di Alleanza con le forme di vita presenti, essenziale per la vita sulla Terra). Ho creato le vie di accesso e con esse le isole della biodiversità, ho conosciuto e ammirato le creature che si sono mostrate, ho quantificato le risorse accessibili facendo in modo che il nostro impatto fosse minimo. Il lavoro consiste nell’assistere la natura, servire con la lentezza necessaria, con gentilezza e riconoscenza, nel rispetto dei tempi. Una gestione “politica” della località, delle risorse e dei terreni agricoli».
Fra gli obiettivi del progetto c’è anche la rivitalizzazione dei territori montani, oggi considerati marginali. «Sulle Alpi c’è un “problema ecologico” – sostiene Simone –, chi viveva qui ha abbandonato questi luoghi, dove le attività erano in stretto contatto con la natura e i tempi scorrevano al ritmo che essa dettava. Le condizioni di vita si sono scontrate con lo sviluppo industriale e questo ha spinto le popolazioni alpine nelle città di fondo valle, creando agglomerati di prodotti malefici, surriscaldamento, antropizzazione, inquinamento di fiumi e così via. Questo è il risultato di politiche di sviluppo poco attente alla cultura rurale Alpina e alla sua peculiarità nel mantenere un rapporto sinergico e simbiotico con il territorio montano. Oggi possiamo restaurare quel rapporto recuperando il buono che esisteva nelle antiche tradizioni e nell’eredità ancestrale delle terre coltive alte».
Minimo comune denominatore di tutte le idee che Simone mette sul piatto è ciò che lui ha definito “Ekosistem”, intendendo con questo termine la vita sul pianeta terra, il servizio ecosistemico che – in una visione ideale – ciascun essere umano svolge affinché le condizioni siano favorevoli allo sviluppo della vita stessa. «Noi non facciamo altro che integrarci nella simbiosi mutualistica, allacciandoci ai nostri amici erbivori e osservando il mondo attraverso i loro occhi. Questo per me è “Ekosistem”: biodiversità, interconnessione, consapevolezza di essere parte di un unico grande organismo».
Simone conclude citando una frase che lo ha particolarmente ispirato nel processo di concepimento e realizzazione dei molteplici progetti legati al Santuario degli Erbivori, Fontana Buna e la rete che vuole creare: «“I fiumi non bevono la propria acqua, gli alberi non mangiano i propri frutti, il sole non brilla né i fiori disperdono la propria fragranza per loro stessi. Vivere per gli altri è una regola della natura. La vita è bella quando tu sei felice, pero è molto meglio quando gli altri sono felici per merito tuo!”. La nostra natura è di essere al servizio, chi non vive per servire, non serve per vivere».
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