Coltivare l’ascolto profondo per seminare bellezza per le future generazioni
Seguici su:
Una bella danza quella di lunedì 9 novembre insieme a Danilo Casertano e Ixchel Rux. Si è svolto con loro il secondo appuntamento di questo terzo ciclo di Danzare con la Tempesta, una serie di interventi che hanno lo scopo di porre riflessioni di consapevolezza in tempi di crisi. Più che mai in questo momento era necessario trattare il tema dell’infanzia che gioco-forza vuole è emerso soltanto in questa terza rassegna di incontri.
Seminare bellezza per le future generazioni era lo scopo di questo dialogo e sono certo che i due relatori sono riusciti nell’intento in modo mirabile. Danilo Casertano, consulente dell’Asilo nel Bosco, del Mare, di Scuole Naturali e presidente dell’associazione Manes, nonché co-autore del libro “L’Asilo nel Bosco, un nuovo paradigma educativo” pubblicato da Tlon Edizioni, ha esposto il suo ampio percorso professionale che è risultato essere fuori dagli schemi, talvolta tortuoso e ricco di scogli, allo scopo però di facilitare il suo fiorire.
La parola cardine della serata era proprio fioritura e Casertano, facendo un parallelismo con il testo di James Hillman Il codice dell’anima, in cui viene trattato il tema della vocazione, ci spiega quanto sia importante che questa si sviluppi nella vita di ognuno e la maggior parte delle volte questo avviene proprio passando attraverso gli accadimenti difficili della vita. Un percorso che facciamo insieme ai bambini, semplicemente sostenenendoli ad essere se stessi e a sviluppare i semi di chi sono, custoditi nel loro cuore.
La natura in questo è forte alleata. Viviamo infatti in una società frammentata e fortemente separata dalla natura; questo porta allo sviluppo frequente di disturbi fisici e psicologici che potrebbero emergere con maggiore difficoltà se solo la integrassimo nel nostro quotidiano e tornassimo a considerarla come una maestra, o per meglio dire se noi come umani tornassimo a essere parte di lei e non ci considerassimo al di sopra. Il seme di ogni bambino, dice l’autore, in natura ha più spazio e respiro per poter crescere e per poter fiorire nella sua più limpida autenticità.
D’accordo con tutto questo è la Ruz, nata in Messico, counselor in ecobiopsicologia, danzaterapeuta, praticante di sciamanesimo e camminante della via Maya-Tolteca, membro del direttivo dell’associazione Chakaruna e insegnante nella scuola steineriana di Novi Ligure (AL); la quale attraverso il suo libro Munay, pratiche sciamaniche per le future generazioni, pubblicato con Anima Edizioni, trasmette quelli che sono gli insegnamenti tradizionali da lei appresi nel corso degli anni attraverso lo strumento del racconto e della fiaba. Dal suo punto di vista si tratta di un elemento principe nell’educazione che aiuta i piccoli e futuri uomini a sviluppare una percezione delle cose espansa, a identificarsi con personaggi mitici, a scavare in modo immaginifico dentro di sé, a sviluppare risorse per realizzarsi e per esprimersi e soprattutto a ricordare da dove provengono, ovvero una meravigliosa Terra di cui possiamo prenderci cura, fatta di luci ed ombre, incredibili bellezze e talvolta anche di terribili grotte oscure che con coraggio possiamo esplorare.
Il cuore pulsante del dialogo si è manifestato quando entrambi si sono accordati maggiormente sulle note di cui noi abbiamo più bisogno, eseguendo una sinfonia intorno alla domanda: come possiamo noi adulti essere di sostegno alla fioritura dei bambini? La risposta è stata chiara e lapalissiana: tramite il semplice ascolto profondo, che può declinarsi in due modi. Il primo è l’ascolto attento del bambino, una necessità impellente sia per educatori, che per insegnanti, che per genitori. Il bambino infatti è un saggio maestro che ci conduce ad accompagnarlo e più siamo in grado di tendere le nostre orecchie verso il suo cuore, meglio riusciamo a farlo. Il secondo modo è quello dell’auto-educazione. L’adulto infatti non smette mai di imparare, anzi, a contatto con il bambino deve proprio fare l’atto opposto, cioè disimparare, quindi ritirare le proprie proiezioni, gli automatismi e nel migliore dei casi sanare le proprie ferite per evitare di trasmetterle, lasciando che esso possa esprimersi e fiorire, appunto, nella sua più profonda autenticità.
Argomenti per cui un’ora e mezza non è sufficiente a sviscerarli per intero, ma si tratta di semi, che ci auguriamo possano aiutare le future generazioni a sbocciare.
Danzare con la Tempesta ci attende con il prossimo appuntamento il 14 di dicembre con ospiti a sorpresa. Non mancate!
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento