27 Nov 2020

L’aranceto di La Spezia che valorizza una tradizione dimenticata

Scritto da: Valentina D'Amora

Orti di San Giorgio è l’associazione di orticultura che ha restituito alla città di La Spezia la tradizione degli aranceti spezzini, creando un orto urbano in pieno centro cittadino.

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La Spezia - «Al parco delle Clarisse è nato, di nuovo, il primo arancio Pernambucco», con questo entusiasmo Francesco Bellacosa, dell’associazione Orti di San Giorgio, inizia a raccontarmi del neonato agrumeto di La Spezia.

In pochi sanno che, un tempo, le arance spezzine erano note tanto quanto i più celebri cugini gialli levantini, i limoni di Monterosso. Eppure, secondo il censimento comunale, nel 1827 a La Spezia si producevano ben novemila quintali di arance, che venivano inviate a Genova all’interno di grandi botti per partire poi verso il nord Europa, soprattutto Gran Bretagna e paesi nordici.

Oggi, grazie all’associazione Orti di San Giorgio, circa trenta alberi di aranci sono stati posizionati nel parco delle Clarisse, ai piedi del castello di San Giorgio, esattamente dove crescevano fino a circa un secolo fa.

aranceto spezia

IL PROGETTO

L’idea dell’aranceto nasce con un obiettivo culturale, di diffusione delle antiche tradizioni locali, e si sviluppa grazie a un crowdfunding di successo, supportato dalla Fondazione Carispezia: «La nostra associazione, che conta circa cento soci, gestisce dal 2013 l’area verde pubblica nel centro storico di La Spezia, dove abbiamo dato vita a un orto botanico, a un’area dedicata gli orti urbani e una sezione per gli orti scolastici, togliendo la zona di un’estensione di circa 5000mq, dall’incuria e dall’abbandono. Mancava ancora un ultimo tassello, così abbiamo deciso di lanciare una raccolta fondi». Restituire alla città il suo aranceto storico è stato il modo per ultimare il recupero di un territorio dove un tempo si trovavano i vivai comunali e, ancora prima, un orto, proprio all’interno delle mura della città medievale.

arancia pernambucco
L’antica arancia Pernambucco

CHI SONO GLI ORTISTI DI SAN GIORGIO?

In questi anni si è creata una vivace comunità di persone che si scambiano semi e consigli, a cui piace passare il tempo libero all’aria aperta: «Il bello di questo progetto è che ci sono soci anziani che insegnano ai più giovani nozioni che sarebbero andate perdute e poi c’è un intero spaccato trasversale della società odierna: a curare i vari cassoni si alternano diversi tipi di persone, dal disoccupato al libero professionista, con età eterogenee, dai 10 anni fino agli 80». E dopo aver zappato, annaffiato e raccolto, non mancano i momenti conviviali, per stare insieme.

Senza contare, poi, che durante e dopo il lockdown, gli orti urbani sono stati una fonte importante di sostentamento per diverse famiglie spezzine, la cui cura è sempre costellata da momenti di scambio e baratto di ortaggi, che continuano anche ora: «Un grande aiuto per tanti, soprattutto in questo momento». Ogni “cassone” rialzato, se ben curato e gestito secondo i consigli dell’agronoma che segue l’associazione e tutti gli ortisti, è in grado di dare sostentamento a una famiglia di quattro persone.

«Il nostro obiettivo più a lungo termine, poi, – conclude Bellacosa – è insegnare ai bambini che i vasetti di marmellata non crescono sugli alberi e che tutti possiamo contribuire a salvaguardare il nostro bene comune, insieme». E grazie alla stretta sinergia tra pubblico privato e l’impegno di tanti, ci stanno riuscendo.

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