24 Nov 2020

Andrea Osti: “La mia piccola fattoria sociale rischia di essere distrutta”

Scritto da: Alessandra Profilio

Nata dalla passione di Andrea Osti per la natura, gli animali e l'impegno sociale, la Piccola Fattoria Camponzin da anni è un punto di riferimento per famiglie, gruppi e moltissime persone, soprattutto per quelle più fragili, che qui trascorrono qualche ora all'aria aperta prendensosi cura degli animali. Una realtà riconosciuta e apprezzata sul territorio e ora a rischio chiusura per una questione burocratica.

Salva nei preferiti

Trentino Alto Adige - Una fattoria sociale e didattica nel bosco sul monte Bondone, nel Trentino occidentale, rischia di scomparire perché il Comune ne ha chiesto la demolizione e non ha accolto la richiesta di sanatoria. Una questione burocratica rischia così di compromettere la sopravvivenza di una realtà riconosciuta e apprezzata da tutto il territorio per il suo valore sociale. Ne abbiamo parlato con Andrea Osti, il maestro che ha fondato la Piccola Fattoria Camponzin.

FATTORIA CAMPONZIN 2
Alcuni bambini in compagnia di un pony alla Piccola Fattoria Camponzin

Puoi presentarti?
Mi chiamo Andrea Osti, ho 36 anni e all’età di 30, dopo due lauree, ho sentito il bisogno di disintossicarmi dai libri che a lungo mi avevano riempito la testa di parole per tornare a sporcarmi le mani e a toccare la vita vera. Sono maestro di scuola elementare e alla passione per l’insegnamento ho sempre affiancato l’amore per la Natura.
Credo da sempre nelle potenzialità della coppia bambini-animali e per questo ho deciso di realizzare una fattoria nella quale ospito galline, oche, anatre, conigli, pavoni, capre, pony, una maialina, gatti, cani, spesso salvati da situazioni di maltrattamento.

Come ha preso vita la Piccola Fattoria Camponzin?
Ho iniziato da zero e in autonomia con l’acquisto di un terreno abbandonato a pochi km da Trento, sul monte Bondone, animato da un grande entusiasmo e dal desiderio di imparare e creare qualcosa di bello. In sei anni la Piccola Fattoria Camponzin è diventata un luogo di aggregazione e di comunità e un punto di riferimento per moltissime persone, soprattutto per quelle più fragili quali diversamente abili, affette da autismo, difficoltà cognitive e relazionali o semplicemente “alla ricerca di se stesse”.

Accolgo scolaresche, famiglie e gruppi che desiderano trascorrere qualche ora in compagnia all’aria aperta, coinvolgendoli nella cura quotidiana degli animali (dalla pulizia delle gabbie e delle lettiere alla preparazione dei vari pasti) o in attività di pet-therapy e trekking. Il tutto in semplicità e serenità, con i tempi lenti e rilassati delle stagioni, secondo i quali l’essenziale è quel che basta.

La mia filosofia può essere sintetizzata in una frase: “Veniamo dalla Natura e in essa possiamo trovare rimedio alle nostre piccole, grandi fragilità di esseri umani.” Perché la natura cura.

Alla Fattoria Camponzin le persone sperimentano che dal rapporto con gli animali si può imparare ad essere più… umani.

FATTORIA CAMPONZIN 1
Andrea Osti

La Coldiretti del Trentino ti ha premiato con il riconoscimento Oscar Green per la categoria Noi per il Sociale. Eppure la tua fattoria sta attraversando ora un momento di difficoltà e rischia addirittura di essere rasa al suolo. Puoi parlarcene?

Quest’anno ho avuto problemi con la burocrazia in merito alla legittimità delle strutture nelle quali ospito gli animali. Il Comune di Trento non ha accolto la domanda di sanatoria per quelle che, a suo dire, sono costruzioni realizzate senza un titolo edilizio valido. Dopo sei anni che sono “operativo”. E di certo in modo non clandestino. Peraltro, in seguito ad un primo parere della Commissione Urbanistica che sembrava favorevole a salvare il salvabile. Il mio sbaglio, lo riconosco, è stato fidarmi del parere ingenuo (e incauto quanto il mio) di chi all’inizio (con ruolo istituzionale) mi aveva consigliato.

Adesso sto faticosamente cercando una soluzione con le autorità competenti, ma la strada è in salita, lunga, piena di difficoltà e la sopravvivenza della fattoria è appesa ad un filo.

In pochi mesi tutto andrà ripristinato (dicono loro). Raso al suolo e distrutto (dico io): serre, cucce, casetta (quella in cui i bambini “speciali” si cambiano la maglietta sudata o il pannolino), così come fatiche e sogni, progetti e investimenti, tempo e denaro, impegno e sacrifici.

Non si fanno i soldi, con una fattoria, perché le bocche da sfamare ogni giorno sono 300: buona parte del mio stipendio viene speso per gli animali, ma sono convinto che la forza di Camponzin non risieda tanto nel profitto economico, bensì nel valore sociale e umano che è riuscita e riesce a creare. La soddisfazione e la gioia di aver regalato a tante persone momenti indimenticabili nella natura mi hanno sempre ripagato della fatica e della stanchezza.

FATTORIA CAMPONZIN 3

Come stai vivendo questo momento e che previsioni per il futuro?
Sono un positivo per natura ma l’amarezza e la delusione in questi giorni sembrano prevalere. E mi preoccupa il futuro dei miei animali.
Chiunque (o quasi) ha riconosciuto e riconosce il valore sociale e umano di quel che si realizza quotidianamente a Camponzin. Quel che mi fa più male è che chi avrebbe potuto (se avesse voluto) salvare la fattoria non lo abbia tenuto in considerazione. È più facile applicare ciecamente le leggi e non compromettersi. È più semplice azzerare una realtà costruita nel tempo e mettere in croce le persone che mettono impegno e passione per offrire qualcosa agli altri. In particolare ai piccoli e alle persone più fragili.

Però è bello fare proclami sulla necessità di disintossicare i bambini dall’abbuffata di tecnologia o di proporre ai giovani alternative alla droga, al fumo, all’alcol. È politically-correct parlare di rilancio della città e della sua montagna e poi applicare criteri di giudizio diversi agli abusi realizzati sotto gli occhi di tutti. Camponzin ha un altro peso rispetto agli alberghi o agli impianti sciistici.

Avrei pagato volentieri una multa (salata finché volevano, tanto più se destinata a finanziare qualcosa di buono) ma ancora una volta è stata applicata la sanzione della distruzione, dello spreco, dell’annientamento. Alla faccia del rispetto di Madre Terra, dell’economia-ecologia verde, dei (falsi) propositi e di quanto “migliori” saremmo usciti dalla pandemia.

Come è possibile sostenerti?
Nelle prossime settimane ci sarà molto da fare (da disfare) e moltissimo da sborsare per tentare di far rinascere la Piccola Fattoria. Da solo non ce la posso fare. La spesa è impegnativa perché comprende l’abbattimento delle strutture esistenti, la realizzazione di un nuovo recinto, la costruzione della struttura in cui ospitare gli animali, il pagamento delle pratiche burocratiche e della sanzione – oltre al quotidiano mantenimento degli animali (che, sia chiaro, non ho intenzione di abbandonare o macellare). Ogni aiuto, piccolo o grande, è prezioso per sopravvivere in questi mesi di transizione e ripartire la prossima primavera.

Chiunque voglia contribuire può fare una donazione a questo link.
È possibile anche adottare a distanza una gallina, un’oca, un coniglio o una capra, versando un contributo per le loro cure. O semplicemente condividere la nostra richiesta. “È l’umanità che fa la differenza”. Insieme il sogno può rinascere, in mezzo alla natura e agli animali per tornare più… sociali. Grazie!

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
La Capra Selvatica, il progetto di cucina con piante spontanee di un giovane botanico
La Capra Selvatica, il progetto di cucina con piante spontanee di un giovane botanico

GoodByeByBicycle: dall’India all’Italia in bicicletta per costruire case sugli alberi
GoodByeByBicycle: dall’India all’Italia in bicicletta per costruire case sugli alberi

La Saponaria e la cosmetica naturale, biologica e plastic free
La Saponaria e la cosmetica naturale, biologica e plastic free

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Il boom dei fast food e la fine dell’identità – INMR Sardegna #58

|

I rifiuti elettronici sono un grosso problema. La soluzione? Riparare invece che ricomprare

|

Perché dire basta ai botti di Capodanno: petizioni e proposte sostenibili

|

Smartphone, pc, elettrodomestici: ripararli è possibile con “The Restart Project” – Soluscions #4

|

Terapie psichedeliche: una soluzione ancestrale ai disturbi mentali?

|

Il futuro del vino tra crisi climatica e innovazione

|

Dalla crisi ecologica alla disumanizzazione delle guerre, l’amore è la risposta

|

Lo storyteller dell’acqua Zach Weiss e il nuovo paradigma per mitigare clima, siccità e alluvioni

string(9) "nazionale"