La scuola italiana è in crisi, ma un aiuto può arrivare dall’homeschooling
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L’anno scolastico 2020/21 appena iniziato è certamente particolare e segnerà con molta probabilità una tappa nel processo di metamorfosi del sistema dell’istruzione e dell’educazione italiano. I servizi scolastici stanno soffrendo problematiche organizzative e di impostazione già presenti in precedenza e che nella bufera covid si sono infiammate al limite e anche oltre.
Le famiglie hanno dovuto e devono prendere atto che le dinamiche del rapporto scuola/famiglia richiedono una ristrutturazione. Quest’ultima si prefigura di natura sostanziale; ruoli, carichi, deleghe, responsabilità dovranno essere redistribuiti. La famiglia, come ente cui compete la responsabilità civica dell’istruzione e delle educazioni (art.30 Costituzione) è chiamata a prendere in carico aspetti progettuali, gestionali ed attuativi dei processi di apprendimento/istruzione.
I servizi scolastici, non più nella condizione di poter onorare la loro missione, per l’impostazione attuale, per le difficoltà operative e per le insufficienti risorse che lo Stato può o vuole destinare a essi, si vedono ridelineare lo status culturale e funzionale. La scuola da anni oramai non ha la centralità in questi ambiti e il MIUR stesso, già nel lontano 2012, lo evidenziava schiettamente in un documento rifondativo e forse per questo ancora largamente disatteso nella sostanza: le indicazioni nazionali per il curricolo. Il comitato scientifico impegnato nella loro elaborazione, che annovera tra gli altri Eraldo Affinati, Tullio De Mauro, Francesco Sabatini, Mario Ceruti, con lucidità che ancora è tale, rappresenta la realtà qual è e ipotizza delle prospettive di innovazione che evidentemente in questi anni sono scivolate in disparte.
È fuor di dubbio che questi due principali protagonisti della scena dell’istruzione debbano ristabilire rapporti sostanziali e sussidiari (art.118 Costituzione) sulla base di progettualità aperte. Appare necessario che ci si scrolli di dosso quella crosta di autoreferenzialità che ha portato nel contemporaneo i due protagonisti a scontrarsi non di rado violentemente. Con insana frequenza i rapporti scuola-famiglia diventano questioni legali, come se il campo di confronto fosse quello della tecnica giuridica e non della natura sostanziale, pre-legislativa, culturale, di senso del rapporto tra generazioni e tra singoli e comunità.
Quello a cui stiamo assistendo è proprio il cantiere di ristrutturazione del sistema. Stiamo vedendo il primo trambusto e la tensione di una grande opera che nell’urgenza delle necessità, in qualche modo, inevitabilmente parte. È crollato un ponte e bisogna ricostruirlo, la città si ferma, la città muore.
Tra le esperienze possibili quella dell’istruzione parentale può essere portatrice di innovazione e modernità. In questo periodo, la sensazione provata da tanti che la praticano, è quella di essere percepiti, anche dalle autorità amministrative e scolastiche, come dei fuggiaschi o dei presuntosi che pretendono di essere all’altezza di compiti che non sono in grado di affrontare.
Uno sguardo sufficientemente attento – scevro da pregiudizi, da conformismi e da una certa atrofia culturale – potrà cogliere gli aspetti di potente virtuosità insiti nelle esperienze maturate nell’ambito dell’istruzione parentale/homeschooling. Alcuni settori del sistema scolastico vedono come fumo negli occhi, questa realtà, temendo il peggio per posti di lavoro ai vari livelli.
Anche in questo caso un esercizio progettuale di immaginazione fa intravedere opportunità professionali di qualità che verrebbero a rendersi necessarie. Quando nei documenti MIUR si invocano concetti come personalizzazione e trasmissione non standardizzata delle conoscenze, dovrebbero aprirsi degli scenari nuovi per strutture concettuali organizzative adeguate a questi nobili scopi, senza paure per il nuovo e con il raziocinio del buon senso.
L’istruzione parentale, lungi dall’essere un fenomeno che persegue l’uscita dal sistema dell’istruzione pubblico, intravede invece forti potenzialità in un rapporto collaborativo e sussidiario tra i soggetti principali di questo sistema. Non sono invenzioni estemporanee da homeschooler, sono prospettive chiaramente tracciate nella Costituzione e declinate con lucidità in documenti fondativi del Ministero, oltre che trovare le premesse nelle Carte internazionali.
“La scuola non ha più il monopolio delle informazioni e dei modi apprendere […]”, “Le trasmissioni standardizzate e normative delle conoscenze, che comunicano contenuti invariati pensati per individui medi, non sono più adeguate. Al contrario, la scuola è chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti, nella prospettiva di valorizzare gli aspetti peculiari della personalità di ognuno […]”. Estratti da “Indicazioni nazionali per il curricolo”, MIUR, 2012. Solo per citare una relazione essenziale con la nostra Costituzione, si vedano gli articoli 3 e 4.
Prendere atto di questi fattori è solo vivere la realtà, non è ideologismo o fuga dalle mascherine, dai distanziamenti o altro, ma è un moto di responsabilità e, in quanto tale, anche di libertà. In questo difficile periodo si è molto sottolineato, giustamente, lo slancio e la passione di insegnati, dirigenti, ministre e vice ministre ecc., per la miracolosa tenuta del sistema. Non va però passato in second’ordine il ruolo delle famiglie, senza la cui attenzione e operosità il sistema stesso sarebbe imploso/esploso.
Alcune di esse hanno scoperto che la modernità, non solo la contemporaneità, richiede un approccio all’istruzione e alle educazioni, che non può non vederle protagoniste in termini e misure accresciute rispetto al passato. Si è colto che non è in gioco solo la trasmissione del sapere alle nuove generazioni, ma che vanno curati tutti quegli altri aspetti che portano allo sviluppo globale della persona.
Perciò questi genitori hanno scelto di attuare la Costituzione dando vita alle parole con cui l’articolo 30 è scritto “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti”.
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