Restarters Milano: “Caro utente, non cambiare il tuo smartphone, riparalo!”
Seguici su:
“Caro utente, cambiare smartphone o computer ogni due anni può tradursi spesso in una grande perdita di tempo: app, dati, contatti, messaggi, foto, documenti… ti sei ricordato di fare il back up? Con la riparazione non perdi niente, risparmi denaro e non devi impegnarti per cercare un apparecchio nuovo e buttare il vecchio. Rendere la riparazione semplice potrebbe permettere anche a te di riparare i tuoi oggetti, con risparmio di tempo, denaro e tanta soddisfazione personale!”.
È questo il messaggio che Savino Curci, presidente e fondatore dei Restarters Milano, e Sergio Almerares, ideatore della mappa dei riparatori, rivolgono alle migliaia di utenti di dispositivi elettronici che ogni giorno rischiano di rimanere vittime dell’obsolescenza programmata. Con loro abbiamo parlato meglio di questo progetto e delle iniziative che mette in campo per abbattere i costi ambientali, economici e sociali generati dall’acquisto compulsivo e spesso superfluo di apparecchi nuovi.
Potete raccontarci com’è nato e quali scopi persegue il progetto Restarters Milano?
Restarters Milano è nato per caso nel 2014 quando dei giornalisti chiesero a noi di PCOfficina – una associazione dedita al recupero dei vecchi PC tramite linux – se avevamo in programma dei Restart Parties. In qualche modo Ugo Vallauri era venuto a conoscenza della nostra esistenza e ci indicò come possibili referenti milanesi del movimento dei restarters da lui fondato. Trovammo molto bella l’idea di riparare non solo PC, ma anche altri apparecchi elettrici o elettronici e incominciammo a organizzare Restart Parties. Poi, conosciuto meglio Ugo, diventammo ufficialmente Restarters Milano. Il gruppo organizza Restart Parties, generalmente all’interno di fiere o feste a Milano e dintorni. In un Restart Party cerchiamo di aggiustare, insieme ai proprietari, piccoli elettrodomestici. È un contributo alla riduzione dei consumi e alla sensibilizzazione a questo tema che crediamo possa contribuire nel piccolo a rendere il mondo un poco migliore.
Qual è il riscontro che avete presso il pubblico?
Quantitativamente non elevato, a volte nei nostri Restart Party arrivano solo sei o sette persone ma qualitativamente interessante, le persone che vengono ai nostri eventi portano oggetti a cui tengono molto dal punto di vista affettivo e riuscire a ripararli permette loro di rimettere in contatto l’oggetto con se stessi e le persone care. La cosa importante è che riusciamo a creare un rapporto sincero con persone che hanno a cuore gli oggetti, la loro storia e l’ambiente, evitando sprechi di risorse. Conosciamo persone interessanti, condividiamo ricordi, uniamo le nostre forze per un fine.
A livello locale avete creato delle sinergie con altre associazioni, imprese o istituzioni?
Con Giacimenti Urbani, il Gruppo Gallo Verde della Chiesa Valdese, Johnny Fix un riparatore della zona Paolo Sarpi. Ci manca molto il contatto con le associazioni di artigiani, crediamo che i riparatori debbano dotarsi di una organizzazione che tuteli i loro interessi e che dialoghi con la società civile, con i restarters e gli amatori della riparazione. Lo scopo principale di questa sinergia dovrebbe essere a nostro parere l’istituzione di scuole per riparatori indipendenti multimarche. Cerchiamo anche di influire sulle scelte delle istituzioni. Facciamo parte di un movimento europeo che rivendica il “diritto alla riparazione”, con il quale portiamo avanti azioni di sensibilizzazione e raccolta firme, che hanno già dato dei risultati positivi.
Troppo spesso all’opinione pubblica non è chiaro il legame fra obsolescenza programmata e crisi climatica: potete descriverlo?
È abbastanza semplice: ogni apparecchio ha comportato l’utilizzo di risorse ed energia quantificabile in chilogrammi o tonnellate di CO2 immessa nell’aria: se nel corso di dieci anni cambiamo tre computer buttando via ogni volta quello vecchio, immettiamo in atmosfera il triplo della CO2 che emetteremmo se avessimo un solo computer riparato e aggiornato con costanza, sia nel software – magari con Linux – sia nell’hardware, con un SSD al posto dell’hard disk originale. Ogni cosa nuova che compriamo, anche se migliore e più ecologica di quella che va a sostituire perché’ “obsoleta”, ha un impatto ambientale. Ogni apparecchio è prodotto utilizzando materie prime e per progettarlo, costruirlo, pubblicizzarlo, distribuirlo viene utilizzata molta energia. Se utilizziamo per più tempo i prodotti “vecchi” riduciamo il consumo di risorse ed energia, che solitamente viene generata con risorse non rinnovabili. Quindi inquiniamo di meno. Se uniamo il nostro impegno possiamo fare la differenza.
Com’è nata l’idea della “mappa dei riparatori”, come avete sviluppato questo strumento e quali obiettivi ha?
Volevamo coordinarci nell’ambito della campagna europea sul diritto alla riparazione, ma non conoscevamo tutti i Restarters italiani – che fanno Restart Party ospitati in diversi contesti – né tutti i Repair Cafe’ – che fanno Restart Party periodici sempre nello stesso luogo. Abbiamo quindi deciso di “mapparci”, condividendo i dati essenziali di contatto attraverso strumenti “liberi”, Open Source, come Linux che ci aiuta a recuperare vecchi computer. Sappiamo di essere ormai un movimento internazionale, ci piace confrontarci e conoscere i nostri “colleghi” di altri paesi, così come con i “colleghi” italiani, con cui possiamo collaborare più facilmente. Se in qualche zona si sente la mancanza di un gruppo come il nostro saremmo felici di contribuire a crearne uno e di aggiungerlo alla mappa. Abbiamo anche in progetto di mappare i riparatori professionisti, con cui non siamo in competizione. Crediamo che abbiano, proprio come noi, a cuore l’ambiente e la lotta agli sprechi e c’è bisogno di loro laddove non riusciamo ad arrivare noi, che abbiamo capacità e strumenti comuni.
Se da un lato è fondamentale l’azione di lobbying positiva per chiedere che venga creato un quadro normativo che difenda il diritto alla riparazione, dall’altro lato è altrettanto importante esercitare questo diritto in maniera consapevole. Cosa direste agli utenti “di tutti i giorni” di dispositivi elettrici ed elettronici per sensibilizzarli sul problema?
Rinunciare a riparare un oggetto vuol dire arrendersi senza provare a dare una seconda possibilità all’oggetto stesso. Spesso non è vero che a livello economico conviene comprarne uno nuovo, specie se la riparazione proviamo a farla noi. E non conviene certamente a livello ambientale. Ogni oggetto usato ha una storia che è importante mantenere. Riparare è divertente, rilassante, dà soddisfazione. Smontare un oggetto a volte può essere impegnativo, ma riuscirci lo rende più “nostro”. Riuscire a rimontarlo, magari senza avanzare alcun pezzo, è una sfida anche più complessa, se poi riusciamo a ripararlo… chi ci ferma più!? Non abbiamo niente da perdere, solo da guadagnarci. Noi e l’ambiente. Se abbiamo paura cerchiamo suggerimenti su internet, facciamoci aiutare, andiamo a un Restart Party o a un Repair Cafe’. Se non ne abbiamo uno vicino, creiamolo!
Com’è il programma-tipo di un restart party?
Si preparano i tavoli, gli attrezzi, il cartellone per registrare i partecipanti e i loro oggetti e si attendono gli invitati al party. Quando l’organizzazione che ci ospita provvede, c’è anche qualcosa da mangiare e da bere nell’attesa che un restarter sia disponibile. È un party a tutti gli effeti e quando non c’è troppo affollamento anche noi restarters amiamo fermarci a scherzare e chiacchierare con gli invitati. Mia figlia dice che un Restart Party «è come una scatola di cioccolatini, non sai mai chi incontrerai» e cosa proverete a riparare insieme. Sai che potrai conoscere persone interessanti, legate a oggetti con cui hanno un rapporto particolare, che vorrebbero continuare a utilizzare, a cui interessa non sprecare e che hanno a cuore l’ambiente.
Quali sono i prossimi appuntamenti di Restarters Milano?
Sabato 17 ottobre, in Cascina Cuccagna Milano, zona sud, il primo Restart Party post Covid in occasione del “Reparation Day”, la giornata mondiale dedicata alla riparazione. Ci saranno anche i Restarters di Milano, per trascorrere insieme un momento interessante e costruttivo. Ripartiamo insieme, ricominciamo a riparare, ad aggiustare un po’ di cose. Poi … si vedrà!
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento