La Milpa: l’orto collettivo “senza regole” dove si apprende coltivando insieme – Io Faccio Così #303
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Cuneo - Potremmo definirlo un progetto agricolo ma anche un laboratorio sociale dove sperimentare il lavoro condiviso e dove le ricchezze che la terra offre vengono divise tra tutti. Si chiama La Milpa ed è un orto collettivo che sorge a Piasco, un piccolo paese nella provincia di Cuneo. La sua peculiarità? È quella di essere senza regole! Qui si lavora assieme senza divisione di spazi, non ci sono orari prefissati e si apprende dall’esperienza collettiva. E ciò che è coltivato viene diviso non secondo il lavoro impiegato ma secondo le necessità di ognuno. Può sembrare incredibile, ma questo è il vero segreto del suo successo.
Milpa, in nāhuatl, lingua originaria della popolazione azteca, significa “il posto dove si coltiva”. Ed è proprio dalla tradizione azteca che nasce il suo senso più profondo: «sei un tutt’uno con la natura, con la Madre Terra e prendendoti cura di lei stai pensando non solo a te stesso ma a chi verrà dopo di te». Sono queste le parole di Walter Vassallo, membro del progetto, che incontriamo all’interno dell’orto, tra le piante di mais in attesa di essere raccolte e le voci allegre di chi, accanto a noi, si prende cura degli ortaggi.
«Ci sono due cose che bisogna abbandonare se vieni a far parte del nostro orto collettivo: il possesso di un pezzo di terra e l’idea che se coltivo più di te ho il diritto a raccogliere più di te». Queste non-regole rispondono a un principio di equità e condivisione, per non lasciare indietro nessuno: alla Milpa non c’è chi dà ordini e chi li riceve, non ci sono ruoli da seguire, turni e orari prestabiliti… tutto funziona secondo un equilibrio perfetto e, come ci racconta Walter, non c’è stato un singolo giorno in cui l’orto sia stato abbandonato. È chiaro infatti che tante regole non assicurano necessariamente la buona riuscita di un progetto e che anche dal caos, se c’è rispetto per il prossimo, il risultato è assicurato.
«Qui ognuno è libero di venire e lavorare quando riesce». Proprio come nel caso della raccolta dei pomodori, di cui l’associazione coltiva circa un centinaio di tipologie. «Quando abbiamo un surplus di pomodori, decidiamo di fare la passata, grazie all’aiuto delle persone che quel preciso giorno hanno tempo a disposizione. Accendiamo i fuochi, cuociamo insieme, imbottigliamo». E l’aspetto più bello è che chi non si è potuto unire alla raccolta troverà comunque delle bottiglie di salsa ad aspettarlo. Perché, come ci racconta Walter, «la passata è per tutti» e proprio per questo il risultato di un lavoro si divide, senza esclusioni.
«Per noi non esiste una vera suddivisione dei nostri prodotti, ognuno ne prende il quantitativo di cui pensa di averne bisogno e la cosa più bella è che in tutti questi anni non abbiamo mai trovato qualcuno che ne ha approfittato. C’è tra noi un grande rispetto».
Il valore aggiunto è poi dato da una “inesperienza” iniziale che si trasforma passo dopo passo in una crescita collettiva. «Penso che molti gruppi e associazioni abbiano al loro interno delle persone che si sentono leader ma alla Milpa questo non succede. Quasi nessuno di noi è contadino o agricoltore e non essendoci “esperti”, ci sentiamo tutti allo stesso livello, condividiamo risultati personali per apprendere gli uni dagli altri».
Alla Milpa il tempo scorre all’insegna delle stagioni e del movimento giornaliero del sole. Durante la giornata giungono persone che hanno piacere a condividere un momento in compagnia, c’è chi arriva per rilassarsi e trascorrere del tempo nella solitudine della natura, o ancora, chi sceglie questo posto per staccare da una lunga e stressante giornata di lavoro. «Qui zappiamo insieme e coltiviamo insieme, poi creiamo momenti di socialità, facciamo una gita, produciamo la marmellata, chiacchieriamo, raccogliamo le erbe spontanee o organizziamo una festa insieme». Alla Milpa non ci si annoia mai perché l’entusiasmo è di casa.
Agli esordi il gruppo contava sei componenti, sul suo percorso si sono poi uniti diversi compagni di avventura e attualmente raggiunge una trentina di volenterosi tra i quali maestre, psicologi, elettricisti, idraulici, fuochisti. Una varietà di diverse professionalità pronte a scambiare saperi e momenti di convivialità. «In questi anni abbiamo fondato un’associazione che è iscritta al welfare e alla fragilità sociale, che si chiama “Spazio Vitale”. Quando c’è stato il lockdown, il surplus dell’orto lo abbiamo sempre dato alle persone che non arrivavano a fine mese».
Di certo gli ampi spazi aiutano a realizzare questo sogno. «Il terreno che occupiamo è di 2500 mq. In alcuni momenti dell’anno c’è un surplus di produzione molto grande, probabilmente per trenta persone si potrebbe coltivare in molto meno spazio ma per noi più spazio significa che nel tempo possa unirsi molta più gente. E molti dei volontari attualmente presenti hanno scelto la Milpa proprio perché non c’era gusto a coltivare da soli se si può coltivare in compagnia.
Insomma, quella della Milpa è una grande famiglia dove le uniche regole sono quelle della solidarietà, del buonsenso, della condivisione. Si tratta di orto collettivo ma al suo interno c’è molto di più. Si possono trovare un bar, un palco, servizi con compost toilet, una doccia solare, un tendone per lo svolgimento di attività collettive, dove condividere momenti di socialità alternandoli al lavoro di coltivazione e raccolta.
Tra i momenti più belli dell’anno ci vengono raccontate le feste de “La Milpa Sonora”, dove si organizzano concerti o la “Festa del Mais” durante la quale, dopo la raccolta, segue un momento di ringraziamento e di buoni propositi per l’anno nuovo, per poi trovarsi tutti insieme a cantare e ballare, celebrando la natura e la condivisione. Non c’è occasione migliore per coinvolgere persone che giungono da ovunque per prendere parte a questo momento di felicità condivisa e che, da quattro anni, celebra tutta la bellezza della vita alla Milpa.
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