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Un viaggio attraverso l’Italia a bordo di un monopattino con uno zaino pieno di libri da barattare e un messaggio da diffondere. Questa è la nuova avventura intrapresa da Emanuele Sapuppo, scrittore romano, partito dal Lazio a settembre.
La prima tappa è stata Bologna, dove ha ricevuto in dono da un’azienda il monopattino elettrico che lo accompagnerà durante il tour. Le date in calendario sono molte, da nord a sud, isole comprese. Ha già visitato Umbria, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo ed è diretto in Val d’Aosta e in Veneto.
“Il risveglio di Jacopo Canegatti”, “Il Barattatore di libri” e “108 aforismi per un viaggio” sono le tre opere dello scrittore che sono state e saranno presentate durante gli incontri pubblici e anche utilizzate come merce da barattare in cambio di alloggio. I libri sono tutti auto prodotti, e parte dei ricavati saranno devoluti in beneficenza. Ma non solo, Emanuele condivide anche la sua esperienza. «Ho attraversato un periodo di sofferenza e ho iniziato a cercare dentro di me la serenità. Facendo questo percorso interiore sono cambiato all’interno e di conseguenza anche la realtà esterna è mutata».
La sua storia comincia nel 2009 quando a seguito di una separazione e di una crescente insoddisfazione generale, decide di lasciare il suo posto di lavoro fisso, una carriera di attore e di rimettere tutto in discussione. Da quell’anno sabbatico è cominciata una nuova vita. Un percorso di trasformazione personale che mi ha raccontato durante la nostra intervista telefonica.
Emanuele, cosa non ti piaceva della vita che hai lasciato? Cosa ti stava stretto?
L’idea di fare la stessa vita anno dopo anno, conoscendo già quale sarebbe stato il mio futuro mi dava l’angoscia. In apparenza non mi mancava niente: avevo una macchina, una moto, una famiglia, un buon lavoro ma in realtà non stavo vivendo appieno, ero imprigionato in una sorta di comfort zone che mi stava soffocando. Volevo esplorare, creare qualcosa di mio. Ho rotto alcune credenze, sono andato oltre i miei limiti, ho iniziato a indagare dentro di me. Da lì sono nati i progetti, i libri e anche la possibilità di mantenermi facendo quello che sento più in linea con me stesso.
Mi basta molto meno denaro di prima per vivere bene. Ho cambiato il metro di misura: lo stipendio che oggi percepisco non è solo quantificato in soldi ma anche in libertà. E credo che la libertà sia la ricchezza più grande.
Quando hai maturato la volontà di lasciare il lavoro?
Ho modulato nel tempo la mia decisione di abbandonare il lavoro. È stato graduale, prima il part time poi l’aspettativa. E alla fine mi sono licenziato. I colleghi e gli amici pensavano che fossi matto. ‘Farai un salto nel buio’ mi dicevano. E io rispondevo ‘No, farò un salto nella luce’. Non sapevo cosa avrei fatto dopo, non avevo un piano ma ero certo da cosa mi stavo distaccando e cosa non volevo più nella mia vita. Mi sono liberato della macchina, della moto, della televisione, tutti oggetti che erano diventati ingombranti, ormai superflui.
Ero molto fiducioso e hanno cominciato a capitarmi delle cose fantastiche, tutto quello di cui avevo bisogno mi arrivava. Poteva essere qualcosa che trovavo per terra, una chiamata, addirittura i numeri vincenti del lotto. Quello che è sembrato a tutti un gesto folle si è rivelata per me la scelta giusta. Pensa che l’azienda dove lavoravo è fallita. Ad oggi, sia io che i miei ex colleghi siamo fuori da quella realtà lavorativa. Con la differenza che io ho scelto di licenziarmi e loro hanno subito una decisione che non hanno preso. Si considerano vittime. Io credo che la differenza sia tutta lì: decidere per la propria vita o farsi trascinare dagli eventi.
Da questa scelta è nato il tuo primo libro.
Per un anno e mezzo ho raccolto i miei pensieri, li annotavo mattina e sera come una meditazione. Poi hanno preso forma in una storia ed nato “Il risveglio di Jacopo Canegatti”. Il libro è piaciuto, ho deciso di auto produrlo e di farlo conoscere. Mi è arrivato a sorpresa anche un riconoscimento in Campidoglio come “Personalità Europea” nella categoria Scrittori Roma Capitale. Non ci potevo credere, è stata una grandissima soddisfazione. Ricordiamoci sempre che esiste una parte di noi nascosta e quando parla dobbiamo ascoltare e crederle.
E poi il viaggio.
Il 9 settembre del 2015 sono partito per un viaggio, per concretizzare un percorso, per testare quello che mi stava succedendo. Anche allora sono partito all’avventura con uno zaino, un sacco pelo, cinquanta copie del mio libro, senza soldi e senza una meta. Seguivo quello che mi diceva l’istinto. Da Roma a Bergamo ho dormito ovunque in spiaggia, a casa di sconosciuti, in monasteri. Ed è stata una conferma di quello che pensavo: tutto può accadere se lo pensi con il cuore. Ho avuto incontri incredibili, esperienze forti che ho voluto raccontare in un libro. Così è nato “Il Barattatore di libri”. Ha avuto un discreto successo, ho ricevuto inviti da tutta Italia. Anche gli editori si sono accorti dell’attenzione che i miei libri stavano riscuotendo e qualcuno mi ha fatto una proposta editoriale. Io ho preferito continuare con l’auto pubblicazione per garantire che una parte dei proventi andasse in beneficenza.
Ci vuole molto coraggio per cambiare vita, accettando anche i rischi legati alle proprie scelte. Cosa ti senti di dire alle persone che avvertono un disagio ma non agiscono e rimangono dove sono per paura di fare il famoso salto nel buio?
La prima cosa da fare è diventare amici di se stessi. Anzi di più, bisogna arrivare ad amarsi profondamente. Guardatevi negli occhi, allo specchio, ed emozionatevi. Andate incontro a voi stessi. Riuscire a contattarsi, a conoscersi e a connettersi con la parte più autentica di se è il primo, fondamentale passo. Quando si raggiunge questo stato di amore, non ci si inquina più, le scelte sono più semplici e si acquista coraggio. Da lì sia apre un solco che porta a tornare sulla propria strada. Aggiungo che è un percorso da fare a piccoli passi, senza fretta, rispettando i ritmi del nostro essere. La meditazione e lo yoga sono pratiche che aiutano nel processo di cambiamento.
Cito un aforisma che ho inserito nel mio terzo libro:
“La distanza tra noi e la nostra anima è quantificata dall’intensità del nostro dolore.
La sofferenza è un passaggio, è necessario accettarla, entrarci dentro per poi riuscire a liberarsi
La vita è semplice: indagare su chi siamo, riconoscere il nostro dono e metterlo a disposizione”.
Tuo figlio come ha reagito alla tua decisione di cambiare vita? Cosa ne pensa?
Mi considera un po’ fuori dalle righe ma anche un esempio di chi è riuscito a dare voce ai propri sogni. Per un figlio il padre è una figura da mettere in discussione, da sfidare. Ed è giusto così, per me è una crescita continua il rapporto che ho con mio figlio. Se segui la tua verità gli altri se ne accorgono, ci vuole pazienza, cura ma alla fine lo riconoscono, così anche mio figlio. La contentezza più grande è vedere che fa ciò che gli piace, e che in qualche modo ha capito il messaggio che volevo trasmettergli.
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