Casa Balestra: ospitare il passato per seminare il futuro #2
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Imperia - Una giornata di mezza estate, siamo con un po’ di amici in gita tra le valli liguri. Finiamo quasi per caso a Molini di Triora e qui – passeggiando – ci imbattiamo in una casa che attrae la nostra attenzione. Ci avviciniamo per leggere il cartello che la presenta ed ecco che compare una signora che ci invita ad entrare per visitare la casa-museo fondata dai suoi genitori. È un attimo e ci troviamo proiettati in una dimensione parallela, composta di ricordi, emozioni, quadri, libri, letti, mobili, sabbie dai diversi colori, terrazze con vista, cucine e tantissimi aneddoti.
Finisce la visita – gratuita – e ci presentiamo alla signora, che abbiamo scoperto chiamarsi Daniela Lantrua. Citiamo Italia che Cambia e lei sorride incredula. Pochi giorni prima una nostra collega l’ha contattata per proporle un’intervista. Sì, il mondo è piccolo.
Rientriamo a casa densi di emozioni e con Emanuela decidiamo di tornare a visitare Casa Balestra per realizzare una video-intervista che restituisca – per quanto possibile – la ricchezza esperienziale che abbiamo potuto assaggiare.
Ed eccoci nuovamente lì, a Casa Balestra, un mese dopo. Questa volta, oltre a Daniela ci riceve anche il fratello Giacomo. Lui, però, preferisce non comparire in video e così è nuovamente Daniela a raccontarci genesi e sviluppo di questo luogo magico.
Partiamo dall’inizio. Ci troviamo in provincia di Imperia, precisamente nella Valle Argentina, non lontano da Glori (luogo che ospita un’altra nostra storia recente). «La Liguria – sottolinea con enfasi Daniela – non è solo costa, anzi! La sua storia è nell’entroterra. Ad esempio qui, a Molini di Triora, luogo che prende il nome dai suoi 23 mulini al servizio del comune di Triora, granaio di Italia del nord. Le navi di Genova venivano fatte con i legni pregiati provenienti da queste foreste, così come i mobili che si trovano in questa casa. Casa Balestra, quindi, vuole rappresentare un passato da riproporre nel presente da tanti punti di vista».
L’edificio – del ‘500 – è un bene sottoposto a vincolo dei beni e delle attività culturali e del turismo per la Liguria, ma è soprattutto un bene affettivo. Tutto ha inizio con un tris-nonno chirurgo: Giovanni Battista Balestra. Egli adibì lo spazio, fino ad allora granaio, ad abitazione privata. Questo medico, che contribuì in modo fondamentale a diffondere la conoscenza dei vaccini e dell’omeopatia, è una delle prime figure raccontate nel museo.
Legati a Casa Balestra ci sono poi numerosi personaggi, tra cui il figlio del medico, Giovanni Giuseppe e il Vescovo di Acqui Terme Pietro Vittorio Balestra, in seguito Arcivescovo di Cagliari e dunque primate di Sardegna». Fu la madre di Daniela e Giacomo a comprendere il valore storico di questa abitazione e fin da giovanissima si ribellò a qualunque intervento che ne alterasse la storia e l’identità.
Non solo persone, però. A Casa Balestra, anche le stanze hanno una memoria. Come abbiamo visto il legno racconta la storia delle foreste locali. Così la cucina trasmette una storia agroalimentare, racconta dei terrazzamenti locali, del ruolo dell’acqua, ricorda la vita, la fame e la sete, rappresenta storie di parsimonia e non spreco, permeando questo luogo anche di una dimensione educativa.
«Mia madre – ci confida Daniela – voleva che questa casa non si limitasse a raccontare una storia passata. Voleva che continuasse ad essere viva e portatrice di messaggi. Ed è questo che cerchiamo di fare. Non a caso, tra le diverse opere, abbiamo un trittico realizzato alla fine degli anni ’90 da un pittore importante, M. Green. Tra librerie, quadri, album di foto e stanze da letto, inoltre, troviamo una foto di questo nonno che indossa scarponi e una maglia a righe, ma con un violino in mano. Questa foto dovrebbe essere un manifesto politico di un equilibrio tra cultura e terra, cultura e natura. Tutti suonavano uno strumento in questa zona, c’erano due bande, mio nonno aveva messo su una compagnia teatrale di 70 persone, un paesino che ora non fa più di 200 anime.
Dobbiamo davvero ringraziare i nostri genitori che negli anni ’70 hanno avuto questa visione; mia madre amava la bellezza, la sua terra, non solo per una radice comune e personale, ma perché sapeva di appartenere davvero alla terra. Il ligure appartiene alla sua terra, alla terra più che al mare.
Io ho vissuto per un anno in questa casa, quando ero molto piccola e la casa era abitata dalle mie zie. Quando venivano i miei a prendermi mi nascondevo perché volevo rimanere qua, cosa che ho fatto da grande, rinunciando un posto fisso di lavoro in favore di una carriera nel restauro architettonico».
Non è tutto. Casa Balestra, con i genitori di Daniela e Giacomo, è diventata anche un luogo di accoglienza. Essi, infatti, aprivano le loro porte a chi lo chiedeva, intellettuali, tossicodipendenti, alcolisti, camminatori. Con la morte del padre, però, la casa rischiava di essere abbandonata. Daniela e Giacomo, allora, decidono di vincolarla per tutelare il bene da possibili scelte future. Nel 2012 a Settembre arriva il vincolo e dopo poco, la casa viene aperta al pubblico.
Oltre alle visite al museo, il luogo offre occasioni di ristorazione tese a promuovere i prodotti della valle. «È questo che mi porta a continuare: – conclude Daniela – la vita porta a parlare della vita, ci interroga su quali condizioni vivere, quali siano i nostri beni, i nostri bisogni reali e quelli indotti, ci aiuta scegliere. Io ho pochi soldi, lo so, ma chissenefrega, è troppo grande il piacere di conoscere persone nuove, dell’interscambio. Il gioco vale proprio la candela.
Mi è stato chiesto da un signore tedesco con una moglie pittrice se mi pesi tutto il giorno vivere a contatto con il passato e io dico no, perché questo passato ha tanti semi per il futuro».
Buona semina e buona visione della video-storia che accompagna questo articolo.
Casa Balestra è tra i progetti finalisti del premio “La Fabbrica nel paesaggio” la cui cerimonia di premiazione si terrà domani sabato 17 ottobre alle ore 20 presso il Palazzo Trinci di Foligno. Il premio rappresenta un “riconoscimento all’imprenditore che, nel costruire o ristrutturare la sede della propria attività, ha dimostrato una particolare sensibilità nei confronti dell’ambiente e del paesaggio”.
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