Le Brigate Verdi: “Mappiamo i negozi alla spina e piantiamo alberi”
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Roma - La vita per chi crede in un modello ecologico e sostenibile non è facile nella Capitale. Le numerose iniziative virtuose convivono quotidianamente con una città che, soprattutto rispetto alla gestione degli spazi verdi e al contenimento dell’inquinamento, ha ancora molta strada da fare.
Lo pensa Stefano Antonelli, che da molti anni risiede a Roma e non ha aspettato che le cose migliorassero da sole, ma si è attivato per innescare lui stesso un cambiamento. Nel 2010 ha fondato l’associazione Brigate Verdi, partendo da un piccolo “tesoretto” che aveva in terrazza: 130 piante. «Insieme ad Andrea Caggese ho fondato questa realtà e abbiamo cominciato a piantare i semi provenienti dal nostro piccolo vivaio personale. Ovviamente la messa a dimora viene fatta solo quando riusciamo a coinvolgere soggetti che si possono occupare della cura della pianta una volta che sarà cresciuta, come scuole, associazioni o singoli cittadini».
Ora l’attività di rinverdimento si sta ampliando: «I primi 130 alberi sono stati messi tutti a dimora, adesso vogliamo fare dei progetti più strutturati; per esempio, abbiamo ricevuto gratuitamente delle piante dall’ente parco con il compito di trapiantarle nel parco dell’Appia Antica, per cui abbiamo organizzato una raccolta fondi per finanziare un comitato di quartiere che, insieme ai volontari, curi le nuove piante, che a oggi sono una trentina».
Ma non ci sono solo alberi nell’attività delle Brigate Verdi: «Oltre che per coinvolgere i giovani nella messa a dimora di alberi, andiamo nelle scuole anche per parlare di sostenibilità, stili di vita consapevoli, di come evitare di produrre rifiuti piuttosto che riciclare, di agricoltura sostenibile e di altri temi legati al vivere responsabilmente e a basso impatto».
Sempre a proposito di diffusione delle buone pratiche, Stefano ricorda un’iniziativa che ha intrapreso nel 2016: «Quattro anni fa ho fatto un giro a piedi della Puglia, fermandomi in ogni paese e organizzando incontri per parlare di sostenibilità. Il fatto che andassi a piedi era una testimonianza di come sia possibile vivere diversamente, con un impatto più limitato e in modo più formativo. Questo è stato un progetto pilota che vorremmo replicare, magari accorciando il tragitto, ma facendo più attività. Ho infatti notato che nelle grandi città è più difficile trovare persone che partecipino in maniera costante – lo abbiamo visto anche con le iniziative di messa a dimora –, ma nei piccoli centri la gente è più ricettiva».
Un altro importante fronte su cui si muove l’associazione è quello della mappatura: «Abbiamo iniziato diversi anni fa a raccogliere dati sui negozi alla spina nell’ottica della riduzione dei rifiuti. Da questa raccolta, portata avanti da Marco Molle, uno dei nostri membri più attivi, è nata una mappa che potete trovare sul nostro sito in cui sono raccolti tutti i punti vendita che, nell’area di Roma, commercializzano prodotti sfusi. Abbiamo anche compilato una lista delle piccole librerie indipendenti e delle librerie dell’usato, sempre nell’ottica di diffusione della cultura e promozione dell’usato». In cantiere inoltre c’è una nuova lista che raccolga tutti i produttori presso cui comprare alimenti sfusi in maniera diretta, accorciando il più possibile la filiera.
E per il prossimo futuro? «Con altre associazioni – spiega Stefano – vogliamo lavorare sul parco lineare in zona Prenestina, un’area di compensazione che avrebbe dovuto essere riqualificata nell’ambito dei lavori dell’Alta Velocità, ma che versa ancora in uno stato di abbandono. Ci sono orti, zone degradate e incolte, cantieri… è piuttosto grande, dovrebbe essere un parco riforestato con percorsi ciclabili, un passante per entrare a Roma evitando il traffico carrabile, ma è ancora tutto fermo».
«Il verde pubblico nella Capitale è gestito male – conclude amaramente Stefano –, non c’è progettazione architettonica degli spazi, molti alberi vengono piantati senza programmazione e finiscono per morire. Non si consultano quasi mai le associazioni, che invece hanno tante competenze. Noi vogliamo adoperarci per cambiare questa situazione».
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