Ambarabaciccicoccò: quando una filastrocca cambia la vita di bambini e ragazzi in difficoltà
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Torino - Quando mi metto in contatto con la persona che ha dato vita a questa associazione mi aspetto di incontrarla in un palazzo di Torino tutto colorato. Invece a mia sorpresa l’incontro si tiene in un serissimo studio di commercialisti nella provincia. È qui che Luisa Mortati, la preside di Ambarabaciccicoccò, lavora e tiene la contabilità per l’Associazione. Ci incontriamo lì perché la Onlus non ha una sede fisica.
Come nasce Ambarabacicicocò e qual è la sua missione?
Da tempo desideravo realizzare qualcosa che aiutasse concretamente tutti quei bambini che non avevano avuto la mia stessa fortuna in termini affettivi. Durante un viaggio incontro due artisti con cui inizio a confrontarmi sull’arte, sul valore delle opere artistiche. Comprendo il valore dell’arte sia come strumento per accedere alla bellezza del mondo sia come mezzo di trasformazione del reale. Dopo queste conversazioni una notte mi sveglio e penso a come concretizzare il mio sogno: la risposta è Ambarabacciccicocco.
Ambarabaciccicoccò diventa per me e per tutti i soci che ne fanno parte (sei, ognuno con un lavoro diverso nella vita) uno strumento per migliorare le cose in tutti quei contesti dove ci sono dei minori che vivono delle limitazioni: di salute, economiche, affettive, che non consentirebbero loro di cogliere quanto di bello c’è nella vita.
Chi c’è al centro delle vostre attività?
I bambini, ma i progetti sono possibili attraverso due figure realmente importanti: gli artisti (scrittori, ballerini, pittori, fumettisti) e gli psico pedagoghi o psicologi, fondamentali per la buona riuscita del progetto e il coinvolgimento e l’attenzione giusta da dedicare proprio ai bimbi. Tra le realtà di cui ci occupiamo ci sono bambini in carcere minorile o affetti da malattie gravi (oncologiche, ad esempio, neonati in terapia intensiva, bambini ricoverati nei reparti sieropositivi). Tutti i progetti a cui diamo vita mettono al centro i bambini: l’artista è il mezzo affinché la verità del bambino possa emergere. I progetti sono strutturati e ideati con approccio manageriale: esiste una scheda progetto dove ogni artista deve indicare gli obiettivi, che devono essere misurati e misurabili, e le finalità. Noi soci ci occupiamo di vagliare lo stato di avanzamento dei lavori facendo delle verifiche settimanali o in presenza, oppure attraverso un contatto diretto coi referenti presso i diversi enti con cui collaboriamo.
Con quali realtà vi interfacciate?
Con gli ospedali, come nel caso del reparto dei sieropositivi ed oncologici più coloro i quali hanno avuto dei TSO, ma anche carceri minorili e realtà che accolgono ragazzi extracomunitari profughi.
Quali pensi che siano le maggiori difficoltà nello svolgimento delle vostre attività?
Comunicare con gli artisti, far comprendere loro che sono proprio i più piccoli al centro del progetto: l’artista deve individuarne i bisogni, guadagnarsi la fiducia dei bambini e/o dei genitori, sapersi relazionare con i reparti degli ospedali che ospitano i nostri progetti e far capire agli enti che l’utilità delle nostre attività si vede nel tempo e quindi sono di difficile misurazione.
Quali sono a tuo avviso i vostri punti di forza?
Credo siano l’attenzione nella selezione degli artisti e la preparazione con la quale ci siamo approcciati nel dar vita ad Ambarabaciccicoccò: nel nostro team c’è anche un notaio affinché la nostra onlus abbia credibilità e perché nulla sia lasciato al caso. Ogni socio porta il suo contributo affinché questa realtà possa andare avanti e riusciamo a mantenere contenuti i costi dei progetti (anche per il fatto che non abbiamo una sede ma andiamo presso gli enti).
Quali sono i progetti a cui sei più affezionata?
Uno dei progetti più significativi è il fumetto, realizzato con i ragazzi dell’IPM Ferrante Aporti. I ragazzi di questo carcere maschile, con il contributo di alcuni fumettisti, hanno realizzato un fumetto il cui personaggio principale è una eroina. Incredibile, no? La bellezza è scoprire che, in realtà difficili come queste, è proprio il ragazzo più problematico a diventare il “leader” in queste attività: in questo modo scopre delle proprie passioni su cui forse un giorno potrà investire.
Altro progetto importante è nato dalla collaborazione con Civica 0 a Portapalazzo: i protagonisti sono ragazzi extracomunitari che hanno realizzato un murales in cui rappresentarsi. Non potendo disegnare i propri volti, ogni ragazzo musulmano si è rappresentato attraverso un fiore da lui scelto. L’opera, realizzata grazi ad un laboratorio di serigrafia, è diventata anche una t-shirt che i ragazzi possono indossare. E il senso di Ambarabaciccicoccò è proprio questo: realizzare qualcosa di tangibile che dimostri la trasformazione che ha attraversato la vita di questi ragazzi. Sia che si tratti di una maglietta da indossare, sia che si tratti di esperienze culturali o artistiche attraverso cui chi partecipa possa esprimere se stesso e la propria verità.
Lascio lo studio di Luisa sorpresa da quanta bellezza possa celarsi dietro ad una realtà di così ampio respiro che realizza trasformazioni concrete nelle vite di tanti ragazzi.
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