Sappiamo riconoscere la vitalità di un terreno? L’agroecologia e la Scuola della Terra
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Finché guardando il paesaggio di un terreno appena arato, magari collinare, ordinatamente ondulato, continueremo a non vedere che molto probabilmente quel terreno è ormai privo di materia organica, sarà l’ennesima conferma della nostra abissale distanza dai fondamentali concetti di fertilità e agricoltura sostenibile.
La gestione dei terreni, la produzione di cibo, le condizioni idrogeologiche di un territorio e della sua economia e la salute delle persone sono elementi strettamente collegati tra loro.
Ognuno dovrebbe avere delle conoscenze di base per capire se un terreno è fertile o meno, se quel terreno è stato predato dall’agrobusiness della chimica e della biotecnologia o se sarà la risorsa con cui continuare a vivere su questo Pianeta.
Anche di questo si è occupata la seconda edizione del Respiro della Terra, organizzato alla Mausolea, la sede dell’associazione fondata dal dott. Franco Berrino, La Grande Via.
Seminari, workshop e conferenze per formare e informare sulla terra, l’humus e le pratiche virtuose di chi coltiva migliorando man mano le condizioni di vitalità del terreno.
Tecniche agricole rigenerative, tra cui la biodinamica è la più rappresentata, vengono spiegate anche a chi non ne sa nulla ma vuole capire meglio il proprio territorio e le connessioni con la propria quotidianità.
L’evento è l’occasione per mostrare ciò che si sta sperimentando proprio nei terreni attorno alla Mausolea, quelli che anticamente sfamavano tutta la popolazione del territorio.
Si è attivata infatti una collaborazione con l’Università di Bologna: il prof. Giovanni Dinelli del dipartimento di Scienze Agrarie e direttore del Corso di Formazione in Agricoltura Biologica ed esperto di Agricoltura a basso impatto ambientale e per la salute dell’uomo, coopera con altri professionisti per ripristinare in breve tempo la fertilità di questi terreni.
Attraverso delle campionature Dinelli spiega come il terreno circostante La Mausolea fosse inizialmente molto compattato, asfittico, omogeneo, quindi con poca sostanza organica e polverulento, che significa che con la pioggia formerà una crosta che non farà filtrare l’acqua.
Imparando ad interpretare la cromatografia, un esame alla portata di tutti, e con la semplice osservazione è molto facile capire che tipo di trattamenti anche in passato sono stati fatti.
Un terreno arato, senza verde, senza piante, dove le zolle di terra sono nude e rivoltate è un terreno che perde la propria fertilità. Microrganismi, micorrize, lombrichi, se esposti al sole muoiono. Per questo poi è necessario aggiungere nitrati, fosforo e tanta altra chimica perché il terreno è ormai inerte, sterile e l’azoto aggiunto darà solo una brevissima spinta produttiva, una falsa fertilità.
Al contrario tutto ciò che aumenterà lo strato vitale, le simbiosi tra batteri e radici e le altre forme di vita, aumenterà la materia organica. E tutto il verde, lo sfalcio che riuscirà ad essere restituito nel terreno, invece di ucciderlo con erbicidi, contribuirà a creare l’humus, la vita.
L’attività microbiologica del terreno è l’indice di fertilità. Solo tecniche agricole rigenerative possono frenare il consumo di suolo fertile che ricordiamo essere il problema ambientale più grave sul nostro pianeta.
Emanuele Tellini della Fattoria Cuore Verde ed esperto in biodinamica, mostra come in un solo anno di lavoro nei terreni de La Mausolea, grazie ai sovesci, all’uso del ripuntatore al posto dell’aratura, al compostaggio di superficie, all’utilizzo dei famosi preparati biodinamici e alla grande passione contadina, il terreno possa vistosamente recuperare vitalità.
Dal 2020 Emanuele coordina i corsi legati alla cura della Terra promossi dalla “Scuola della Terra” dell’Associazione La Grande Via.
Dove si lavora per generare salute, cibo e spiritualità, la cura della terra diventa agro-ecologia, conoscenza della natura e trasformazione dei paesaggi dell’anima.
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