24 Set 2020

Lucia Cuffaro e l’autoproduzione, la ricetta quotidiana per una società più giusta e resiliente

Scritto da: Alessandra Profilio

Nell’epoca dell’usa e getta, del consumismo e delle grandi crisi ambientali, sociali ed economiche, avvertiamo sempre di più l’esigenza di un’inversione di tendenza e di una vera e propria rivoluzione degli stili di vita. Da dove partire? Dall'autoproduzione, dall'autosufficienza, dalla sobrietà. Ne abbiamo parlato con Lucia Cuffaro, divulgatrice di pratiche ecologiche e fondatrice della prima scuola online in Italia sull'Autoproduzione di cucina, cosmesi, detersivi e giardinaggio.

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Facile, conveniente e alla portata di tutti. L’autoproduzione è l’esempio più concreto di come i piccoli gesti quotidiani possano fare la differenza nella costruzione di un futuro più sostenibile e, al contempo, migliorare la qualità della nostra vita. Ne ho parlato con Lucia Cuffaro che ha condiviso alcune semplici ricette e consigli per promuovere quella “cultura dell’autosufficienza” che sempre più appare necessaria. Divulgatrice di stili di vita ecologici, Lucia ha dato vita ad una Scuola dell’Autoproduzione, un portale di formazione a distanza e percorso di vita dedicato a chi vuole acquisire maggiore consapevolezza e benessere.

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Lucia Cuffaro, esperta di buone pratiche ambientali e fondatrice della Scuola dell’Autoproduzione

Come ti sei avvicinata all’autoproduzione?
Da bambina ho avuto la fortuna di avere una nonna che mi ha insegnato ad amare le farine contadine, a fare l’impasto del pane, a creare i saponi fatti in casa. A scuola poi mi appassionava vedere crescere i germogli di lenticchia. Il percorso seguito con gli scout ha fatto inoltre nascere in me l’attenzione per il rispetto della natura. Sin da piccola quindi ho avuto l’opportunità di sperimentare quant’è bello mettere le mani in pasta. Da bambini, in particolare la preparazione del pane e della pizza, è stato qualcosa di entusiasmante!

Crescendo ho vissuto il periodo del boom dei discount dagli anni ’90 in poi con tutto quello che hanno comportato: lo spreco, gli imballaggi, la lunga conservazione. Pensiamo ad esempio ai biscotti: come è possibile che durino due anni quando quelli preparati in casa solo pochi giorni?

Poi c’è stato per me l’ingresso nel Movimento della Decrescita Felice che ha rappresentato l’occasione sia di recuperare quella passione viscerale verso il saper fare con le mani al quale mi ero approcciata da piccola sia di approfondire le dinamiche insostenibili della nostra società.

Cosa c’è di sbagliato nel modello attuale e cosa possiamo fare nella nostra quotidianità per contribuire al cambiamento?
Il mondo in cui viviamo sfrutta le risorse della terra, gli animali e gli individui. Si appoggia su sistemi intensivi, sia a livello economico, agricolo che di allevamenti. É inutile però lamentarsi e basta: possiamo fare molto, a partire da quei piccoli gesti quotidiani che poi diventano delle grandi azioni di massa.

L’autoproduzione è proprio questo: mettere in discussione il sistema e trovare il modo pratico di essere autosufficienti, circondandosi solo di prodotti utili e di qualità che rientrano nell’ambito dell’economia solidale.

Chilometro zero, filiera corta, materia prima di qualità, piccoli produttori etici, pochi imballaggi, assenza di sostanze chimiche e tossiche: sono questi i principi da seguire nell’acquisto di quei pochi prodotti che veramente ci servono e, a partire dai quali, possiamo creare in modo molto semplice tutto ciò che di cui abbiamo bisogno.

Puoi farci un esempio pratico e alla portata di tutti?
Comprando 600 grammi di fiocchi di avena, possibilmente in un negozio di prodotti sfusi, è possibile autoprodurre ben 10 litri latte vegetale sufficiente per almeno due mesi (a soli 50 centesimi al litro!). È evidente che il risparmio è altissimo, sia in termini economici (dell’80%) che ambientali. Inoltre questi stessi fiocchi di avena pestati finemente diventano una farina ideale per lavare, detergere e idratare il viso in modo naturale e per lenire le irritazioni della pelle anche dei bebè. Basta miscelare un cucchiaio di farina d’avena con un po’ d’acqua e massaggiare il composto sul viso, risciacquando poi con acqua fredda, per avere una pelle splendente.

Quindi la stessa materia prima che utilizziamo a fini alimentari può essere usata anche per una detersione senza tensioattivi schiumogeni, che generalmente non sono biodegradabili e spesso contengono sostanze derivanti dal petrolio e ftalati, interferenti endocrini che comportano disturbi ormonali e problemi alla fauna marina.

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Il prodotto più facile ed economico da autoprodurre?
Il deodorante. Servono due cucchiai di bicarbonato di sodio, un cucchiaio di amido di mais o fecola di patate e 15 gocce di tea tree oil (un olio essenziale da reperire in erboristeria). Si mescola tutto in un barattolino e il deodorante è pronto. Basta applicarne mezzo cucchiaino ad ascella per un’efficace deodorazione tutta al naturale.

Può autoprodurre anche chi ha poco tempo libero?
Assolutamente sì. Serve solo cognizione di causa e organizzazione degli acquisti partendo da una domanda: cosa mi serve davvero e come posso ottenerlo con poche materie prime etiche e a basso impatto ambientale? Ad esempio con l’autoproduzione casalinga di un sapone di Marsiglia riusciamo ad avere in un solo prodotto shampoo, bagnoschiuma, sapone per il corpo, detergente per le mani e un sapone delicato per il bucato. Abbiamo così eliminato cinque imballaggi diversi risparmiando soldi e tempo e ottenendo un’alta qualità.

Essere autosufficienti quindi ci porta a vivere senza eccessi e senza accumuli in casa, risparmiando tempo. Hai presente le file al supermercato durante il lockdown? Ecco, facendo acquisti consapevoli e organizzati io non ho avuto l’esigenza di andare al supermercato per almeno due mesi. Proprio per questo in quel periodo le lezioni aggiuntive proposte dalla Scuola dell’Autoproduzione erano incentrate in particolare su come organizzare la dispensa per mangiare bene e sano, senza andare al supermercato.

A proposito di quarantena e coronavirus. Credi che quello che abbiamo vissuto abbia aumentato la consapevolezza verso l’importanza di stili di vita più consapevoli?
In quel periodo c’è stato un boom di acquisti biologici e solidali. Oltre al mio orto faccio parte anche della C.S.A. Semi di Comunità di Roma: una delle realtà a cui le persone si sono avvicinate in quel periodo, assieme ai GAS e ai produttori diretti con servizio di consegna a domicilio. In generale il cibo è stato il trend del lockdown: pensiamo alla preparazione di pizza, dolci, panini. C’è stato però anche un aumento di consapevolezza nei confronti degli orti, lo dimostra la mobilitazione contro la loro chiusura durante i mesi dell’emergenza. Il giardinaggio e la coltivazione di ortaggi sono stati molto praticati in casa durante quel periodo.

La Scuola propone molte lezioni su questi temi: come coltivare in giardino e in balcone, come realizzare antiparassitari e fertilizzanti naturali, come ottimizzare gli spazi ristretti. C’è forse meno consapevolezza per quanto riguarda la cosmesi ed i detersivi anche se dovremmo farci molta attenzione: per questo mi piace insegnare come autoprodurli in casa.

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Come fare per promuovere le pratiche ecologiche anche tra i bambini?
Considerato che probabilmente in molte scuole quest’anno non sarà dato spazio all’educazione ambientale, è fondamentale che questa venga promossa prima di tutto all’interno delle case. È importante che gli stessi genitori quindi imparino per primi le pratiche ecologiche per poi trasmetterle ai figli. I bambini sono molto ricettivi, ad esempio sui temi della raccolta differenziata e gli imballaggi. A proposito, sai che oggi l’imballaggio di una sola Barbie comprende 59 pezzi di materiali diversi e non riciclabili e quando era uscita nel 1959 solo 1?

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