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Genova - «Lavoro con gli elementi naturali da sempre, autoproduco praticamente tutto, mi curo con le mie erbe e realizzo creme e unguenti, quindi l’ecoprinting era una tappa obbligata nel mio percorso di vita: il destino me l’ha fatta conoscere e da allora non ho mai smesso di sperimentarla».
Da oltre dieci anni Monica tinge in modo naturale tessuti, filati e oggetti di carta e lo fa con piante coltivate nel suo orto tintorio oppure spontanee, raccolte sul territorio, “a metro zero”, come dice lei. Noi le abbiamo cercate insieme sulle alture di Genova, lungo il sentiero che va dalla Baita del Diamante, sul valico di Trensasco, fino a Creto: erba forbicina (bidens tripartita), castagno, noce, nocciola e radice di robbia sono solo alcune di quelle che abbiamo trovato.
L’ecoprinting è un procedimento che consente di tingere e decorare filati senza sostanze chimiche artificiali: tutti gli elementi utilizzati, i supporti e i procedimenti sono completamente naturali. «E poi, grazie a questo metodo artigianale, – spiega – sui tessuti restano impressi il reale colore e la forma naturale delle foglie e dei fiori, ma anche le loro energie».
Mentre me lo racconta, dalla sua valigia blu tira fuori foulard, sciarpe, cappelli e magliette interamente ricoperti dalle sagome di foglie, radici e fiori, di cui mi mostra particolari e microscopiche sfumature di colore, invisibili al mio occhio profano.
La tecnica consiste innanzitutto nell’accurata scelta dei tessuti e degli elementi vegetali da “applicare”. Una volta individuato il supporto tessile vi si compone sopra la fantasia desiderata, combinando insieme foglie, fiori, bacche, rami e radici. Il tessuto viene preparato, avvolto e legato attorno a un rotolo di metallo o legno e messo a bollire in acqua. Dopo aver fatto raffreddare e riposare il tessuto, si rimuovono delicatamente i materiali vegetali e si sciacqua in acqua tiepida. Il procedimento è molto lungo: ogni capo necessita di circa una settimana di lavoro, dalla preparazione del filato “ad accogliere e trattenere il colore” fino al fissaggio.
Sebbene la tecnica non preveda regole, tempi o sequenze standard, basandosi molto sulla sperimentazione, lo studio della botanica e della chimica sono fondamentali per poter sfruttare al meglio le potenzialità degli elementi usati e ottimizzarne le caratteristiche naturali. In questo modo, si ottengono creazioni sempre originali, dei pezzi unici difficilmente ripetibili.
Monica organizza ciclicamente corsi e laboratori di ecoprinting, sia per adulti che per bambini, che riscuotono successo e interesse da parte di tutte le fasce d’età. «Si vedono gruppetti di piccoli sperimentatori di questa tecnica girare per i boschi alla ricerca di foglie da imprimere sui tessuti. Inutile dire che per un bambino vedere una maglietta bianca tingersi grazie alla barbabietola o a una radice appena raccolta ha un che di magico!».
Le domando se durante la quarantena ha tenuto incontri o laboratori online. «In effetti me li hanno chiesti, ma ho bisogno di vedere le persone dal vivo, perché questa metodologia richiede una mia supervisione, quantomeno in fase iniziale, su come posizionare gli elementi, sulla pressione delle mani sul tessuto e altri dettagli che attraverso uno schermo sfuggirebbero».
Indossare una maglietta realizzata in ecoprinting significa aprire un contatto intimo con la natura e riceverne la sua forza. E quando a decorare i tessuti sono i profili e le numerose nuance di colore della natura genovese, anche gli occhi si riempiono di bellezza.
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