Seguici su:
Genova - Autore di tre libri musicali, Dario Apicella è un cantastorie amatissimo dai bambini liguri (inclusa la mia), che lo seguono nei suoi tour all’interno di biblioteche, scuole e librerie sia di Genova che di tanti paesini dell’entroterra ligure.
Alla continua ricerca di storie da raccontare e di libri da condividere, ha recentemente pubblicato “Se avessi incontrato Gianni Rodari”, edito da La Cicala editore, contenente quaranta filastrocche per “giocare, pensare e immaginare un mondo nuovo a partire dall’insegnamento di Gianni Rodari”. L’ho incontrato e ho approfondito con lui cosa l’ha spinto a portare avanti questo progetto di vita così legato ai libri e all’infanzia.
Sia nei libri che durante i laboratori sai coniugare musica e parole, entrando nel cuore dei più piccoli: dove trovi l’ispirazione?
L’ispirazione è nelle cose di tutti giorni, nelle esperienze quotidiane, negli incontri, nelle chiacchiere sentite per strada. Spostandomi molto in auto, per ragioni di distanze da percorrere e materiali ingombranti da portare (libri, amplificatori, chitarra), spesso l’ispirazione è arrivata lungo le strade e autostrade d’Italia e non sempre è stato facile fermarla. A volte registro dei vocali audio come promemoria, a volte lascio un appunto su un quaderno.
Lavorare a contatto con i bambini, tantissimi e di svariate età (principalmente da 0 a 13 anni) che ho incontrato in questi quasi vent’anni di attività, mi ha permesso di interagire con loro, di ascoltare i loro pensieri, di condividere storie, canzoni e tutto questo è stato utile per trovare spunti di riflessione. E poi ci sono i libri, letti ad alta voce, testi selezionati fra i più belli della letteratura per l’infanzia, che mi hanno illuminato, aiutandomi a focalizzare la strada che desideravo percorrere.
Da poco più di due anni sono diventato papà, prima di Gioele e poi di Nina, e sicuramente le esperienze vissute insieme, i loro sorrisi e le buffe espressioni, i momenti anche più faticosi offrono tanti spunti. Non sono un autore molto prolifico anche perché in questi anni ho puntato molto sugli incontri dal vivo: ho percorso migliaia di chilometri e incontrato migliaia di bambini, ragazzi, genitori, insegnanti, bibliotecari, librai… e di tempo per scrivere ne ho avuto poco, ma rimedierò.
La tua passione per i bambini è nata molto prima di diventare papà: com’è scattata?
Quando avevo 8/9 anni trascorrevo i sabati pomeriggio in parrocchia con altri bambini, guidato da animatori ed educatori e già allora mi impegnavo a ricordare i giochi e le canzoni che ci venivano proposti, perché appena possibile avrei fatto giocare altri bambini. Poi, da piccolo, amavo ascoltare gli audiolibri in “cassetta”, le fiabe sonore, ma soprattutto i “C’era una volta”, che oggi non esistono più: le voci di attori importanti tra cui Oreste Lionello, Ottavia Piccolo, Gabriele Lavia, Giorgio Gaber, Paolo Poli, Mariangela Melato e molti altri mi hanno incantato. Oltre a conoscere a memoria le storie, imitavo le intonazioni e le intenzioni della voce. Credo che questa esperienza sia stata decisiva per spingermi a intraprendere la strada del teatro, della narrazione, della lettura e della scrittura.
Le cose sono accadute in modo molto spontaneo. A quindici anni, dando una mano come aiutante presso colonie e centri estivi ho iniziato a formarmi: forse il desiderio di non distaccarmi troppo dalla mia infanzia, di offrire occasioni di divertimento e riflessione ai più piccoli, di trasmettere messaggi positivi, di incoraggiare e incuriosire mi hanno portato verso questo mondo e sia io che i bambini evidentemente ci siamo trovati bene insieme. Certo, non sono mancati i momenti in cui ho pensato di fare altro nella vita, ma alla fine ho sempre fatto marcia indietro. Anzi, ho incontrato bambini sempre più piccoli, fino alla primissima infanzia.
Vieni spesso coinvolto in progetti di lettura anche in piccoli paesi della riviera e dell’entroterra: la lettura e la narrazione aiutano a crescere tutti i bambini indistintamente, ma trovi differenze di approccio tra i bambini di città e i bimbi di paesi più legati alla natura?
Mi è capitato di incontrare quelli che chiamo “bambini di paese” e senza dubbio ho notato un approccio diverso. Stupore, meraviglia, gioia, allegria sono caratteristiche di tutti i bambini, ma nei piccoli centri extraurbani, sul mare ma soprattutto dell’entroterra, dove esistono piccolissimi centri e frazioni isolate, si respira un’atmosfera diversa e l’incontro è sempre una festa, sia per me che per i bambini. Sono bambini che portano addosso il profumo della stufa a legna, che hanno un contatto più stretto con la natura e vivono un rapporto più diretto e semplice con animali e insetti, boscaioli, piante e ortaggi. Forse a fare la differenza non è tanto la partecipazione dei bambini, ma l’ambiente, i profumi e i colori che alcuni paesi offrono. Certamente il vissuto dei bambini e la loro esperienza con l’ambiente, che offre molte opportunità, li porta a fare osservazioni e domande diverse.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento