Cifa: “Costruiamo comunità sostenibili a partire dai diritti dei bambini” – Io Faccio Così #297
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Torino - A Torino, nella sede principale di Cifa Onlus incontriamo Marco Pastori, responsabile ufficio progetti e fundraising, che ci racconta la storia e le attività di questa organizzazione. Entrando nella sala principale cattura subito la nostra attenzione una grande parete sulla quale sono affisse foto di bambini e bambine provenienti da tutto il mondo. Un puzzle di volti e di sorrisi che appartengono ai tanti giovani che il gruppo di Cifa ha avuto modo di incontrare in questi anni: dall’America Latina all’Africa, dall’Europa Orientale all’Asia. Paesi e mondi diversi dal nostro, dove la situazione dell’infanzia è spesso critica e dove milioni di bambini vivono in estrema povertà o senza una famiglia che si possa prendere cura di loro.
Da più di quarant’anni Cifa si occupa di adozione internazionale, promuovendo il diritto di ogni bambino e di ogni bambina ad avere una famiglia. Grazie al suo impegno, dal 1980 ad oggi più di 5.000 bambini hanno trovato una casa, dando vita a oltre 4.500 nuove famiglie. Proprio nell’ambito dell’adozione internazionale è una delle organizzazioni pioniere, nata come associazione di genitori che, dopo aver sperimentato l’adozione in prima persona, hanno deciso di mettere questa esperienza a disposizione di altre coppie e di potenziali genitori adottivi in modo tale da facilitarne il percorso.
Per capire meglio di cosa si occupa Cifa è necessario fare qualche passo a ritroso nella storia. Come ci spiega Marco, l’adozione è stata definita dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’infanzia di New York del 1989 e «rappresenta una pietra miliare nella storia perché, per la prima volta, il bambino diventa un soggetto che gode di propri diritti e ciò fa sì che non sia più una pertinenza dei propri genitori».
Se è vero che la convenzione afferma che prima di tutto bisognerebbe trovare una risposta locale all’adozione del bambino, è anche vero che in molti paesi del mondo lo stato sociale è talmente debole che l’adozione internazionale è spesso l’unica risposta possibile. «Possiamo dire che i nostri bambini siano stati i primi “immigrati”, giunti ancor prima delle grandi migrazioni degli anni 90. Con Cifa, in questi quarant’anni, abbiamo portato la diversità culturale e costruito intorno ai progetti di vita di queste famiglie una comunità accogliente».
Cifa nel mondo
Dopo un percorso durato una decina di anni sviluppando progetti di cooperazione internazionale, Cifa ha iniziato ad occuparsi non solo dell’adozione dei bambini ma anche dello sviluppo delle famiglie più bisognose e della comunità che gli ruota intorno. Questo perché, andando a lavorare sul contesto nel quale i più piccoli vivono, si rafforzano nel tempo le relazioni di tutto il nucleo famigliare, incidendo positivamente sulla loro crescita e la qualità della vita.
«I nostri progetti, che spesso coinvolgono le famiglie, sostengono in particolare le donne attraverso iniziative di imprenditoria e microimprenditoria femminile. Ciò è avvenuto soprattutto in Etiopia e in Cambogia, dove abbiamo creato nuove opportunità lavorative». Si tratta per la maggior parte dei casi di progetti legati alle tipicità del territorio: trattandosi di zone principalmente rurali, le attività sono legate al piccolo commercio, all’allevamento di animali, alle attività di vendita di artigianato, alla creazione di nuove filiere economiche che possono avere un impatto positivo fortissimo dal punto di vista sociale.
Nei progetti di educazione ambientale come nel caso del progetto “100% Plastica” illustrato nel nostro video, Cifa ha accompagnato i giovani nelle scuole, coinvolgendo alberghi, resort, ristoranti per creare una nuova sensibilità ambientale sui temi del riuso e del riciclo, lavorando inoltre con gli uffici locali del Ministero della Sanità.
Cifa in Italia
Da circa cinque anni Cifa coinvolge le scuole all’interno di progetti educativi destinati non solo ai bambini e ai ragazzi ma anche agli insegnanti e a tutta la comunità educante. Attraverso lezioni, laboratori e attività pratiche affronta i temi della non discriminazione, delle migrazioni e dell’odio in tutte le sue forme, così come la tutela dell’ambiente. «Ci piace l’idea di affrontare queste tematiche in sinergia con altri soggetti e organizzazioni, ONG, università, istituzioni pubbliche in modo che ognuna con la propria esperienza possa creare un valore aggiunto».
Tra questi progetti vi abbiamo già parlato di SOStenibilmente, una delle iniziative che ci ha visto collaborare accanto a Cifa. Il progetto si è articolato in un percorso di educazione ambientale proposto a tutte le scuole italiane che include anche la realizzazione di corsi di formazione per insegnanti, per attivisti ed educatori, per rappresentanti delle amministrazioni locali.
Attraverso un percorso nelle scuole medie e superiori abbiamo incontrato giovani ragazzi e ragazze che, con tante incertezze ma grandi sogni, cercano di dare un loro contributo per un mondo migliore. Abbiamo approfondito con loro il tema del giornalismo ambientale e ragionato sull’importanza di uscire dalle mura scolastiche e osservare, comprendere e raccontare il proprio territorio… e soprattutto di farne parte attivamente. E grazie agli incontri con gli studenti, alla loro insaziabile curiosità, alla loro capacità di vedere i problemi da nuove prospettive e dalla voglia di essere parte del cambiamento, ci rendiamo conto dell’enorme portata di progetti come SOStenibilmente.
«Pensiamo che il ruolo della società civile oggi sia quello di non far sentire soli e isolati i ragazzi e le ragazze», ci ha confidato Marco al termine del nostro incontro. «Ad esempio, proprio nell’ambito dell’attenzione all’ambiente, per la prima volta vediamo milioni di giovani che scendono in piazza non più per rivendicare uno specifico diritto ma per rivendicare la possibilità di continuare ad esistere.
Credo che per le nostre organizzazioni e quelle della società civile oggi sia un momento in cui riscoprirsi attivisti: dobbiamo stare al loro fianco e rivendicarne i diritti fondamentali. Oggi il nostro ruolo come organizzazioni, insegnanti, associazionismo è proprio questo: accompagnare i ragazzi in queste rivendicazioni e aiutarli a capire qual è il ruolo che possono giocare all’interno del cambiamento».
A questo link trovate l’intervista integrale.
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