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Biella - Biella unita, ancora, per un obiettivo comune. Dopo l’articolato percorso che ha portato la città laniera ad entrare a far parte del Network UNESCO Creative Cities per l’ambito ‘Crafts and Folk Art’, al Teatro Sociale Villani si è tenuto un meeting che ha visto la presenza di tutti i partner della candidatura. L’incontro ha segnato una tappa importante del progetto, con una serie di annunci di grande impatto per il futuro di Biella nell’ambito del riconoscimento dell’agenzia specializzata delle Nazioni Unite.
Ripercorriamo ora i momenti chiave dell’incontro, proponendo alcuni estratti degli interventi dei relatori. Il sindaco Claudio Corradino, ha esordito ringraziando il suo predecessore Marco Cavicchioli (“lui ha inizio il percorso che io ho concluso”) per poi svelare alcuni aneddoti del percorso di candidatura a Città Creativa e riflettere sull’importanza del riconoscimento: “Dobbiamo concretizzare il risultato che abbiamo avuto con azioni importanti a favore del territorio. Bisogna fare in modo che Biella diventi protagonista all’interno del brand Unesco, facendoci conoscere potrà arrivare sempre più gente nella nostra città. Le attività imprenditoriali, ad esempio, sono un grande orgoglio del nostro territorio e devono essere aiutate non solo dai locali, ma anche dai turisti. Vogliamo tornare a far ripopolare il biellese e tornare ai fasti di un tempo”. Il primo cittadino ha poi presentato il logo ufficiale della candidatura, che “mette insieme i marchi dell’Unesco e del Terzo Paradiso”.
Dopo il primo cittadino è intervenuto Franco Ferraris: “Mi è capitato spesso di raccontare a molte persone del fatto che Biella sia diventata patrimonio dell’umanità per la sua creatività. Questo ha un grande significato: innanzitutto siamo credibili ed è un bel messaggio per tutta la comunità. Quando facciamo squadra non dobbiamo mai porci dei limiti, possiamo sognare raggiungendo gli obiettivi che ci poniamo. Abbiamo realtà di grande rilevanza e di ogni ambito nel nostro territorio: sotto il marchio dell’Unesco non potranno che continuare a essere eccellenti”.
La parola è poi passata Paolo Naldini, che ha messo in luce la storia che unisce Biella Città Creativa a Cittadellarte, illustrando il ruolo di quest’ultima: “Cittadellarte opera nel biellese e a Biella dagli anni ’90 con un’azione di recupero urbanistico importante. Non è solo un museo, ma un centro culturale e di comunità, ed è sede di imprese nei suoi spazi. È soprattutto una scuola – così è nata, è e si svilupperà – in cui si impara a mettere la propria creatività in sinergia con la comunità. In questi vent’anni abbiamo avuto quasi 5mila allievi con cui abbiamo lavorato in sinergia con centinaia di soggetti del territorio”. Naldini si è poi focalizzato su una parola chiave del riconoscimento Unesco: “La creatività unisce e avvince persone, istituzioni e imprese. Biella saprà rappresentare degnamente se stessa e il piemonte nel consesso della rete delle Città Creative Unesco. L’augurio è che questa creatività irrori nel territorio e sia un ponte per l’internazionalità del territorio”.
Ai nostri microfoni il direttore di Cittadellarte è entrato nel dettaglio: “Quando i simboli diventano realtà: è così che oggi si celebra il fatto che Biella è una Città Creativa. Lo dice l’Unesco, il riconoscimento vale veramente. Ma nello stesso tempo essere una Città Creativa non basta per continuare ad esserlo e per diventarlo in maniera ancora più condivisa e significativa. Oggi incomincia una nuova strada, il traguardo l’abbiamo conquistato, ma era un’altra corsa, oggi inizia quella per realizzare i progetti che sono stati imposti nella candidatura e tutti gli altri che verranno ad arricchire il palmarès che speriamo di mettere insieme come città. Parliamo di città perché Unesco riconosce il comune, ma mai come per il biellese si tratta dell’intero territorio. Tutti insieme, con uno sforzo corale rimbocchiamoci le maniche”.
Naldini ha poi argomentato l’importanza che ricopre la cultura in una città: “Abbiamo avuto bisogno del Covid-19 per renderci conto che la sanità non deve essere tagliata, ma al contrario bisogna investire nella sanità. Perché altrimenti si spende molto di più quando arrivano i brutti momenti. Ecco, facciamo tesoro di questa brutta esperienza del Coronavirus e di quella positiva che Unesco con il riconoscimento ci ha dato. Non aspettiamo di avere davanti a noi i risultati di una città che non investe in cultura. Sappiamo quali sono le conseguenze: una peggiore qualità della vita, più depressioni, più marginalità. Sono costi per la nostra comunità. Anche solo per questo investiamo oggi per non spendere il doppio domani. Questo riconoscimento Unesco vuol dire che la cultura è un motore di sviluppo, non dimentichiamocelo”.
Alle parole di Naldini sono seguite quelle di Michelangelo Pistoletto, che si è soffermato sul suo segno-simbolo presente nel logo ufficiale mostrato ieri al Teatro Sociale: “Il Terzo Paradiso proviene da una formula che io ho creato, quella della trinamica, in cui abbiamo una linea che si incrocia due volte formando 3 cerchi: in quelli alle estremità sono rappresentati tutti gli elementi opposti che si incontrano al centro per creare un nuovo elemento che non esisteva prima. Quest’ultimo è il simbolo della creazione. Io come artista ho lavorato fin dal principio per cercare la mia identità e questo simbolo universale fa sì che tutti gli elementi che esistono si accoppino e si connettano nel cerchio centrale e producano ciò che non esisteva. Se non ci fosse questo cerchio vuoto al centro non ci sarebbe la possibilità per tutti gli elementi esistenti di incontrarsi e produrre sempre il nuovo.
L’universo funziona così: per esempio c’è l’ossigeno in un cerchio, nel cerchio opposto c’è l’idrogeno e al centro nasce l’acqua; c’è il maschile e il femminile e al centro una persona che non esisteva; c’è il positivo e il negativo, al centro c’è l’energia elettrica. Ma con il sistema della creazione che io ho messo a punto si fa nascere anche un ipotetico mostro che va in un cerchio. In quello opposto, però, troviamo la virtù. Ecco che l’unione di questi due opposti dà la morale: il mostro è la negatività, la virtù è la positività, e al centro abbiamo l’equilibrio, che è il rapporto che si stabilisce tra gli opposti. Il Terzo Paradiso è dunque un simbolo che ci permette di cominciare a pensare che tutti, non solo gli artisti, sono abilitati a creare in quanto esseri umani. La possibilità di sviluppare tutto ciò qui a Biella intorno a questo simbolo – ha concluso – per me è meraviglioso”.
Articolo completo visitabile su: Journal Cittadellarte
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