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Genova - La mobilità alternativa non genera solo un minore impatto ambientale, ma rende le città più vivibili. Una città con una mobilità sostenibile, però, si realizza con un progetto ad ampio respiro, che riguarda non solo la costruzione di piste ciclabili capillari, ma anche la “cultura della mobilità” a tutto tondo. Genova, in questo momento, è in fermento su un tema caldo che sta toccando tutti i cittadini. Ne ho parlato con Alessandra Repetto, fondatrice del movimento #genovaciclabile, nato come un semplice gruppo Facebook durante la quarantena e trasformatosi ben presto in un gruppo di persone che comunicano e realizzano la mobilità verde, soprattutto offline.
Cos’è #genovaciclabile e quando è nata?
#genovaciclabile è prima di tutto un sogno. Il sogno ad occhi aperti di cittadini che vogliono usare la bici e/o mezzi assimilabili come mezzo di trasporto, in alternativa ad auto, moto e scooter. Crediamo nella mobilità sostenibile, realizzabile con la ciclabilità, la pedonalità e i mezzi pubblici. Nasciamo il 22 aprile, in una mattina in cui il sole sorge con una luce diversa da quella delle altre mattine di un lungo lockdown. Sento nel cuore una forza immensa e il desiderio di cambiare la mia città. Il rientro alla normalità era alle porte ed era esattamente ciò che non volevamo né io né altre migliaia di persone. Il giorno dopo nasce il gruppo su Facebook #genovaciclabile, un gruppo che oggi conta 8100 persone, piene di idee e di passione. Non è un gruppo Facebook come tutti gli altri. Produciamo conoscenza, grazie ai preziosi contributi di tutti, e contenuti originali, come le nostre interviste. Tra tutte menziono, oltre quella al sindaco Marco Bucci, la serata con Marco Scarponi, della fondazione Michele Scarponi, sul tema della sicurezza, e quella ad Eleonora Mele, atleta della nazionale paralimpica, sul tema della resilienza per le nostre vittime della strada.
Dalla fondazione del gruppo fino all’incontro con il sindaco quante cose sono successe?
Hai presente quanto può essere travolgente un’onda, un’onda di quelle belle alte? Il giorno dopo la fondazione del gruppo abbiamo scritto una petizione change.org/genovaciclabile. Era il 28 aprile. In cinque giorni abbiamo raggiunto l’obiettivo che avevamo annunciato: cinquemila, cioè mille firme al giorno! Ma le firme sono andate avanti anche senza più spingere, raggiungendo per ora le novemila. Solo oggi chiediamo di riprendere a firmare perché quella petizione è per noi il manifesto del cambiamento. Scrivo all’assessore dell’ambiente e dei trasporti Matteo Campora dopo quei magici cinque giorni e da lì nasce un confronto costruttivo continuo. Il 15 maggio viene tracciata la pista ciclabile di corso Italia. Il 19 maggio viene pubblicato il decreto rilancio che inserisce le bike lanes. #genovaciclabile sostiene la proposta di una rete ciclabile di 130 km con stalli diurni e notturni presentata al comune da Fiab sempre nel mese di Maggio. E poi nasce la rete di Genova sostenibile, con più di cinquanta associazioni e realtà genovesi, a cui anche #genovaciclabile aderisce attivamente per il comune sogno di una mobilità sostenibile. Risale invece al 3 Luglio la mia chiacchierata spontanea con Marco Bucci, in un video che è stato visto da migliaia di persone, che dimostra quanto sia entrata anche nell’orizzonte del sindaco la visione di una Genova sostenibile.
Quanto sono importanti le azioni dal basso per influenzare la politica? Pensi che il vostro progetto sia replicabile in altre città italiane? L’azione dal basso è stato il vero motore di tutto. Il lockdown è stato, per chi ha testa e cuore, un’occasione di profonda riflessione, che ha messo in atto una rivoluzione interiore. Perché le vere rivoluzioni partono dal profondo del cuore delle persone, dal desiderio di un cambiamento. La natura ci ha mostrato quanto respirasse, in nostra assenza, mentre noi soffocavamo per un virus. Perché non tornare permettendo a tutti di respirare, noi e lei? Perché non tornare in città più sicure, più vivibili e a misura d’uomo?
Perché non restituire alla persona le nostre strade e le piazze, invece di creare dappertutto strade e posteggi?
Perché voler continuare ad essere la città con più incidenti in Italia? Perché non vedere realizzato nella nostra città ciò che abbiamo vissuto nei nostri viaggi e nelle nostre esperienze in tutto il mondo? Cambiare si può se a spingere ci sono persone illuminate, con una visione più ampia del piccolo tornaconto ed interesse, e non assuefatte ad una realtà inaccettabile e insostenibile. Questa è la spinta che ha permesso a #genovaciclabile di aprire un dialogo con la politica. Perché anche la politica è fatta di persone e, se come interlocutori hai persone con la stessa rivoluzione interiore in atto, si creano altre onde di cambiamento. Quello che sta succedendo a Genova sta succedendo in forme diverse anche in altre città italiane, come Roma, Torino e Milano ad esempio.
Si stanno creando altre onde in un mare che rinnova le nostre coste con un orizzonte più lontano, per il benessere del pianeta e dei nostri figli.
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