Alla riscoperta del “pane d’albero”, lungo la strada del castagno
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Genova - Valle Stura, Val Polcevera, Valle Scrivia, Val Trebbia, Val Fontanabuona, Valli Aveto, Graveglia, Sturla e Val Petronio sono le otto valli coinvolte, mentre la castagna è protagonista indiscussa di questa “strada di prodotto” Circa duecento, invece, sono i soci, tra aziende agricole, agriturismi, strutture ricettive, ristoranti, parchi naturali (dell’Antola, dell’Aveto e del Beigua), diversi comuni de territorio, aziende artigiane, cooperative, consorzi, associazioni e l’Agenzia di Sviluppo Gal Genovese che, dal 2005 fanno parte dell’associazione da cui tutto è partito.
«Riscoprire le nostre radici, rivalutare la cultura contadina e ricominciare a coltivare, lavorare e cucinare la castagna è uno dei principali obiettivi di questo progetto», spiega Marisa Bacigalupo, presidente dell’Associazione Strada del Castagno.
Gli itinerari si rivolgono a differenti target di viaggiatori: un percorso che interseca itinerari naturalistici, percorsi a piedi o in bicicletta, e si snoda in 11 tappe. Le mappe dei percorsi, valle per valle, sono sulla pagina Facebook della Strada.
L’obiettivo è proporre l’esplorazione di luoghi poco noti, valorizzando il lavoro che aziende agricole, artigiane e strutture ricettive portano avanti, rendendo attrattive le aree rurali, molto apprezzate in questa estate di “turismo di prossimità”. Il percorso è identificato dalla segnaletica installata nel 2017, che rende ben visibili i due accessi: uno a ponente, salendo lungo la Val Polcevera, e l’altro a levante, percorrendo la Val Fontanabuona.
«Le figure di spicco della Strada sono le persone, che hanno scelto di non abbandonare l’entroterra, ma soprattutto i territori, i Parchi Naturali dell’Antola, dell’Aveto e del Beigua, picchi d’eccellenza dell’ambiente naturale genovese».
Il percorso, infine, ha una vetrina a Sestri Levante, presso l’ex convento dell’Abbazia della Annunziata, dove i prodotti della strada del castagno si commercializzano e si degustano. «Al ristorante Il tapullo, invece, tutti i piatti vengono preparati con gli ingredienti locali della strada», sottolinea la Bacigalupo.
«Tra i progetti futuri – conclude – c’è quello di lanciare un sito e, soprattutto, una piattaforma che metta in rete tutti i produttori, per diffondere anche online le eccellenze gastronomiche locali». E far assaggiare un po’ di genovesato anche a chi vive fuori da questo territorio da scoprire.
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