Museo Meina, un’esperienza sul Lago Maggiore tra natura e multimedialità
Seguici su:
Novara - «Nel 2011 abbiamo partecipato ad un bando europeo per rilanciare una struttura in Val Vigezzo, nel Verbano. Era una vecchia colonia con un’ala completamente abbandonata di 2500 metri quadri e noi abbiamo deciso di rivitalizzarla creando quella che oggi è diventata un vero e proprio polo culturale: abbiamo dato luce ad un museo sulla civiltà alpina, riuscendo a ottenere tutto un piano per allestire mostre. In questo momento ne abbiamo una sulla geografia e sulla cartografia, che spiega come nascono le carte geografiche.
Si può dire che tutto è nato perché è sorta in noi la voglia di lanciare una nuova tipologia di intervento, cerchiamo di salvare dei luoghi, ridar loro lo spazio che si meritano, offrendo del lavoro ai giovani, infatti il nostro staff è prevalentemente composto da under 35. Da lì sono partiti altri progetti, ad esempio ci siamo fatti affidare dal comune di Meina, con un comodato, un’area abbandonata, lo chalet e il parco di Villa Faraggiana, che abbiamo trasformato in percorso museale. Abbiamo cercato di raggiungere un target diverso da quello del museo, più incentrato su famiglie e scolaresche. Lì abbiamo strutturato le antiche serre che sono un unicum nella realtà del Lago Maggiore».
Sono queste le parole di Gianni dal Bello, direttore della Fondazione UniversiCà, nata con lo scopo di valorizzare e recuperare beni culturali, tutelando cultura, storia e tradizioni del territorio piemontese. Nel 2015, Il Museo di Villa Faraggiana (oggi Museo Meina) nato nel 1889, è stato affidato alla Fondazione che ha portato avanti e realizzato un importante progetto di restauro conservativo: molte aree si trovavano in un forte stato di degrado, in particolare le Antiche Serre ottocentesche con torretta belvedere. L’ente è stato chiamato dal Comune di Meina (No) per dar forma a questo progetto di rivitalizzazione e nel giro di un anno questi restauri sono riusciti a restituire all’umanità un bene di grande valore, un gioiello unico che rende il Lago Maggiore ancora più particolare e apprezzata meta turistica e culturale, anche attraverso la creazione di percorsi e l’uso di tecnologie che rendono il museo adatto ai tempi che corrono, del tutto digitalizzato in fibra ottica per visite multimediali.
Punta di diamante dell’allestimento museale a Meina è lo Chalet dei Faraggiana, al cui interno ospita un museo multimediale che illustra le scoperte nel corso dei secoli. Nelle sale è presente Imago, si tratta di un percorso digitale, all’insegna delle nuove tecnologie 4D, come ad esempio l’utilizzo di ologrammi, esperienze interattive e sensoriali, effetti stereoscopici e videomapping.
«Una volta entrati, si viene condotti in un percorso ad anello e successivamente introdotti in un mondo multimediale. Ed è appunto in questo campo che ci concentriamo prevalentemente, ovvero nella creazione di contenuti che sfruttino a pieno la capacità comunicativa ed espressiva delle nuove tecnologie. Nello chalet – uno chalet liberty costruito tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 – ci sono sei stanze e in ciascuna di esse abbiamo creato una storia, un percorso, con una formula molto francese, ovvero quella dello ‘Spectacle’: entrati, ci si trova di fronte a una vicenda che si sviluppa pezzo per volta nelle varie camere, e in questo gioco, perché di divertissement si tratta, in 4D, cerchiamo di far passare dei contenuti, in modo che i ragazzini e le famiglie decidano di prendere parte alla visita sì per divertirsi ma almeno portandosi a casa anche un nuovo bagaglio culturale.
Il contenuto che in questo periodo stiamo proponendo (anche se fisicamente bloccati causa Covid), si chiama Imago ed è incentrato sul tema delle esplorazioni, essenzialmente perché la famiglia Faraggiana, che aveva costruito questo luogo, era una famiglia di esploratori, noi siamo partiti da loro e siamo andati a cercare altri personaggi che nel territorio fossero legati a questa tematica. Abbiamo ad esempio scoperto che in questa zona era nato Pietro Martire d’Anghiera, ad Arona, a due passi dal museo, colui che fu il primo storico di Cristoforo Colombo, il primo che ha raccontato al mondo cosa avesse fatto quest’ultimo, oppure, cosa che molti non sanno, in questi luoghi è stato firmato il trattato di Copernicus, dell’agenzia spaziale europea per i satelliti che sono stati mandati in orbita. In poche parole, mi sento di dire che le esplorazioni sono di casa».
A marzo il museo ha subito un forte arresto causa Coronavirus, una chiusura momentanea, che tuttora perdura. Esso però non ha fermato Gianni e i suoi collaboratori che hanno cercato nuovi modi per reinventarsi. «Siccome quella zona era frequentata da personalità di spessore come per esempio Alessandro Manzoni, abbiamo deciso di registrare, inizialmente per gioco, un numero di ben 154 puntate, il tutto da casa, con il microfono del cellulare, che finiranno a metà agosto. Si tratta di un prodotto che rimarrà e che gli studenti potranno riascoltare, per scoprire meglio questo romanzo, “I Promessi Sposi”, che ci viene fatto “odiare” a scuola, perché ci viene imposto, quando in realtà è di una bellezza smisurata e ha molto da insegnare.
Alla fine di agosto vorremmo ripartire, riaprendo le porte al pubblico, speriamo in una buona affluenza di persone, in particolare delle scolaresche, cosa che sarò sincero un po’ mi preoccupa, non essendoci chiarimenti in merito al prossimo futuro, su come e in che modalità potremo organizzare queste gite».
Limitazioni e chiusure hanno e stanno affliggendo il mondo della cultura, tra musei, cinema, teatri e altri centri di ritrovo culturali e luoghi di arricchimento; limitazioni e chiusure che purtroppo sembrano agire solo in determinate situazioni, non in maniera democratica, come se alle volte si chiudesse un occhio (anche due) e altre ci si accanisse nel limitare la libertà altrui.
Fortunatamente ci sono persone come Gianni e realtà come quella della Fondazione UniversiCà che cercano di rinnovarsi e reinventarsi, per portare un po’ di luce in un buio che ci sta affossando, per creare isole fatte di sogni e voglia di far conoscere, che mostrano quel lato umano troppo spesso celato.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento