Gli Scarti: inclusione sociale e ricerca artistica salgono sul palco – Io faccio così #296
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La Spezia - «Gli scarti è un nome che ricorda coloro che sono stati rifiutati dalla società e in qualche modo anche noi lo siamo stati: nel 2007, quando abbiamo iniziato, il nostro territorio, lo spezzino, era molto periferico a livello teatrale, rispetto ai circuiti nazionali».
Andrea Cerri, direttore del Teatro degli Impavidi di Sarzana, fonda l’associazione culturale Gli scarti, quasi per gioco, con altri amici, tutti con diverse competenze e formazioni universitarie, accomunati però dalla passione per il teatro e la musica.
Insieme hanno sviluppato un percorso collettivo di fusione tra diverse vocazioni e, nel giro di una decina d’anni, la piccola associazione è diventata un’impresa di produzione teatrale, riconosciuta dal Ministero dei Beni Culturali, con una sua struttura e 13 dipendenti e una ventina di collaboratori occasionali. Ogni anno produce spettacoli di cinque compagnie teatrali e gestisce il Teatro degli Impavidi, mescolando la tradizione popolare con la ricerca artistica, in un mix che si sta dimostrando molto efficace.
«Il teatro che ci ospita è tra i più antichi della Liguria, realizzato nel 1809 grazie all’iniziativa di un gruppo di privati cittadini sarzanesi che desideravano un luogo dove ritrovarsi». Così, grazie a un’iniziativa dal basso, è stato costruito un “tempio laico” della borghesia emergente di inizio ‘800.
Durante la seconda guerra mondiale, il teatro ha subito pesanti danni a seguito dei bombardamenti, ma nel ’49 è stato riaperto, grazie alla sottoscrizione degli abitanti di Sarzana, che ne finanziarono la ristrutturazione e il restauro del tetto. A distanza di oltre un secolo, riprende forma il forte legame dei cittadini con il proprio teatro. D’altronde, la storia s’è ripetuta nel 2019, con la campagna crowdfunding lanciata proprio da Gli Scarti per finanziare la nuova stagione teatrale, che ha contribuito alla riapertura del teatro.
Lo “scarto” però è anche il movimento improvviso che il calciatore fa per dribblare l’ostacolo e superare l’avversario, inventandosi una via, proprio mentre la percorre. «La nostra vocazione – racconta Andrea – è proprio la continua ricerca di percorsi inesplorati, sia in termini artistici che organizzativi e progettuali». Coinvolgere nell’esperienza culturale il maggior numero di persone possibili, a partire proprio dagli “scartati”, significa concepire la produzione teatrale come un momento collettivo fondamentale per la crescita civile di una comunità.
«Dal punto di vista sociale, siamo molto radicati nel territorio e ci sentiamo affini con varie fasce della popolazione a rischio fragilità, come i ragazzi disabili del territorio, inseriti in diversi progetti di integrazione, e i detenuti spezzini, con cui da anni portiamo avanti il nostro progetto di teatro in carcere, affiliato all’iniziativa nazionale “Per aspera ad astra”, con laboratori di tecnica e sceno-tecnica teatrale».
Gli Scarti riscuotono successo anche con i ragazzi delle scuole superiori: ogni anno circa 40-50 studenti frequentano un laboratorio annuale e portano in scena uno spettacolo finale.
L’associazione, inoltre, oltre al Teatro Impavidi di Sarzana, cura la programmazione di alcuni spazi teatrali e culturali nella provincia della Spezia e di Massa Carrara: dal D’alma, un cantiere creativo urbano, passando per il Teatro Astoria di Lerici, fino al Teatro Quartieri di Bagnone (MS).
Come verrà gestito il cartellone della prossima stagione? Il cartellone teatrale per l’autunno è ancora incerto, ma una soluzione sarà quella di impostare la stagione ad abbonamenti, con una programmazione su due turni, per garantire il distanziamento sociale e consentire agli abbonati di poter assistere alle serate. Anche sul palco sono previste le norme anticovid, per cui gli allestimenti saranno certamente più piccoli, ma sempre di grande qualità e livello artistico.
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