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Torino - Una vecchia edicola che non dimentica il suo passato, ma torna a essere il punto di riferimento in una delle piazze più importanti della Città, a cavallo fra due quartieri molto diversi, ma adiacenti.
Lo spaccio di cultura – Portineria di comunità si trova nell’edicola di Piazza della Repubblica 1/F e con la regia della Rete Italiana di Cultura Popolare dà vita a una rete di soggetti pubblici e privati, del mondo del commercio, dell’artigianato, del terzo settore e della cittadinanza attiva che rimette al centro l’idea di prossimità.
Una Portineria di comunità
«Quando iniziammo a pensare alla Portineria di comunità – riportiamo dal comunicato stampa di Rete Italiana di Cultura Popolare – sognavamo uno spazio che fosse un luogo un po’ magico, dove poter trovare ciò che si cerca: persone, servizi, consigli, cultura. Ma anche un posto bello, una piazza dove potersi incontrare senza avere l’obbligo di consumare.
Poi è arrivata la pandemia, che ha cambiato le nostre vite: ci ha costretti a chiuderci nelle case, per chi ha la fortuna di avere una casa, ha coperto i sorrisi con le mascherine, isolato i corpi, ci ha separato dagli affetti, ha portato via amici, parenti, uomini e donne di ogni età. A molti ha portato via reddito e lavoro. Alcuni hanno imparato a comunicare, persino a costruire legami di comunità, senza la mediazione dell’incontro fisico: dai balconi, sui social networks, utilizzando le nuove piazze virtuali. C’è chi ha mobilitato le proprie risorse di solidarietà per aiutare chi aveva bisogno di una mano. Tutti hanno sperimentato ciò che la natura comunica da sempre agli esseri viventi: l’interconnessione e l’interdipendenza, al di là delle porte chiuse, dei confini visibili e invisibili. Ma l’isolamento e la chiusura di molte attività, inclusa la scuola, hanno anche fatto esplodere disuguaglianze e vulnerabilità, creato incertezze e paure».
La Portineria di comunità, che ha avuto un primo battesimo virtuale durante l’emergenza, si propone allora come luogo insieme fisico e relazionale dove cominciare a ricostruire una comunità di prossimità, dove potersi fidare gli uni degli altri, dare e ricevere aiuto, scambiare informazioni, suggerimenti e idee.
La portineria è il luogo dove trovare un aiuto per le piccole commissioni in posta, per fare la spesa al mercato, o un supporto informatico, piccole traduzioni, e dove ritessere relazioni fondate sulla solidarietà e sulla fiducia. Vuole essere un punto di riferimento per la comunità che rende possibile l’incontro e lo scambio tra competenze e bisogni.
Un’azione di welfare di comunità che genera attività sociali, culturali ed economiche capace di connettere e far conoscere i vicini di casa e condividere bisogni e soluzioni ai problemi quotidiani.
La portineria vuole mettere in rete le risorse commerciali, professionali, artigianali e del terzo settore, del territorio affinché diventino fornitori primari di beni e sentano la partecipazione alla costruzione di un progetto di comunità.
I portinai
E allora, non sarebbe bello se ricevere l’aiuto di cui hai bisogno fosse allo stesso tempo un modo per aiutare gli altri e il territorio in cui vivi? I Portinai sono persone di fiducia che possono aiutarci a risolvere alcuni problemi della nostra vita quotidiana: una consulenza informatica, piccole traduzioni, aiuto compiti, fare la spesa a Porta Palazzo, lasciare chiavi e ritirare pacchi, ma anche portare scatole in cantina, fissare il bastone delle tende, montare un mobile, dog sitting, baby sitting, piccoli lavori di sartoria, curare le piante durante le vacanze e altre cose, tante quante sono le risorse della comunità. La Portineria tuttavia non va intesa solo come un servizio, tramite gli scambi che attiva, si pone come uno strumento di costruzione di comunità.
Tutti insieme, un patto per (ri)costruire fiducia
Convinti del ruolo di attivazione di comunità della Portineria, i firmatari di questo patto si impegnano, ciascuno con le proprie competenze, risorse, sogni e punti di vista a rinnovare il tessuto delle relazioni, provando a coltivare insieme idee e capacità e riconoscere bisogni, per fare crescere atti di reciproco aiuto. Se avremo compreso che “una catena è forte quanto il suo anello debole”, allora potremo dire di avere imparato qualcosa da questo periodo.
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